Nigerian Independence Day: breve storia della libertà di stampa nel paese
In occasione della Giornata dell’Indipendenza della Nigeria, celebrata ogni primo ottobre, pubblichiamo la traduzione di un articolo dedicato alla libertà di stampa sotto attacco nel paese. Pubblicato su HumAngle, una piattaforma impegnata a fornire letture critiche sui conflitti, sulle questioni umanitarie e sui problemi di sviluppo in Africa, l’articolo ricostruisce la storia della stampa nigeriana, dal suo ruolo cruciale nella lotta per l’indipendenza all’attuale situazione di difficoltà a svolgere liberamente il proprio lavoro. Dopo la conquista dell’indipendenza nel 1960, la stampa ha dovuto affrontare un crescente controllo da parte del governo, che ha introdotto leggi sempre più restrittive. Negli anni dei governi militari, dal 1966 fino agli anni Novanta, non sono mancati attacchi diretti alla vita dei giornalisti. La transizione alla democrazia, compiuta nel 1999, ha visto l’emersione del giornalismo online ma, quasi subito, anche un aumento delle restrizioni da parte del governo, compresa la controversa legge sulla “criminalità informatica”. Esperti e attivisti, intervistati sull’argomento, esprimono preoccupazione per la persistente minaccia alla libertà di stampa in Nigeria, sottolineando la necessità di una formazione adeguata per i giornalisti e le giornaliste, il coinvolgimento dei proprietari dei media nella verifica della correttezza delle informazioni e l’adozione di leggi che garantiscano la sicurezza e l’indipendenza dei giornalisti. Non ci può essere un autentico sviluppo civile e sociale, in Nigeria, in Africa e in tutto il mondo, se la libertà di stampa è compromessa e se il sistema mediatico non è indipendente dai governi e dai grandi poteri economici.
di Adejumo Kabir
Sebbene la storia della stampa nigeriana inizi nel 1859, con l’apparizione di Iwe Iroyin nel Sud-Ovest del paese, è stata l’ascesa di giornali popolari come il West African Pilot a individuare come obiettivo politico l’indipendenza della Nigeria.
I giornali dell’epoca sono stati pionieri nelle proteste emergenti contro il dominio coloniale britannico: la stampa, infatti, ha incoraggiato un senso di consapevolezza nazionale e sostenuto le mobilitazioni che, nel 1960, hanno portato all’indipendenza della Nigeria.
Dopo che il paese è diventato uno stato sovrano e indipendente, le autorità hanno però adottato un atteggiamento sempre più autoritario e la stampa ha iniziato a criticarle.
Per questo motivo, a meno di tre anni dall’indipendenza, il governo ha iniziato a varare leggi allo scopo di sottoporre la stampa alle sue “catene di controllo”. Nel 1962, ad esempio, è stato introdotto l’Official Secrets Act e due anni dopo è stato promulgato il Newspaper Act, con lo scopo di proteggere le attività governative dai media e di punire giornali e giornalisti che denunciavano le irregolarità degli ufficiali governativi.
L’epoca dei governi militari
La fase dei governi militari [iniziata il 15 gennaio 1966, quando un piccolo gruppo di ufficiali dell’esercito rovesciò il governo eletto, uccidendo l primo ministro del governo federale e i governatori delle regioni settentrionale ed occidentale, ndr] è stata accompagnata, come prevedibile, da tentativi ancora più pesanti di soffocare la stampa.
L’introduzione nel 1966 dell’Emergency Decree, che autorizzava l’Ispettore Generale di Polizia e altri ufficiali di pari grado a perquisire qualsiasi ufficio di un giornale senza mandato o preavviso, ha portato nel 1968 all’incursione nell’ufficio del Daily Times.
Prima dell’attacco al Daily Times un altro decreto emanato nel 1967, il Newspaper Prohibition of Circulation Decree, aveva autorizzato il capo del Governo Militare Federale a limitare la circolazione di qualsiasi giornale in Nigeria, qualora ritenesse che fosse dannoso per gli interessi della Federazione o di uno Stato. La legge prevedeva anche che il rifiuto dei giornalisti di rispettare il decreto comportasse una pena detentiva di sei mesi.
Nel 1984, il governo militare si è basato sul Decree 4 per chiudere i media ritenuti ostili. Inoltre, il decreto vietava la circolazione di qualsiasi giornale che potesse essere dannoso per gli interessi della Federazione e autorizzava il governo militare federale a revocare la licenza alle case editrici ritenute colpevoli. Il Guardian Newspaper ne è stato vittima e due dei suoi giornalisti dell’epoca, Nduka Irabor e Tunde Thompson, sono stati incarcerati.
In seguito, il governo militare avrebbe istituito il Servizio di Sicurezza dello Stato della Nigeria (SSS), che si è occupato in modo estremamente duro della stampa. Oltre alla proscrizione della rivista Newswatch, una delle riviste di informazione del paese che più si opponeva ai leader militari, i giornalisti che collaboravano alla testata hanno dovuto affrontare ripetuti attacchi da parte degli agenti di sicurezza dello Stato.
Tra gli operatori dei media arrestati dall’SSS, prima del ritorno del paese al regime democratico nel corso degli anni ’90, figurano Adetokunbo Fakeye, Jenkins Alumona, Onome Osifo-Whiskey, Babafemi Ojudu, Rafiu Salau, Olatunji Dare e Moshood Fayemiwo.
Negli anni dei governi militari, non va dimenticato il caso di Dele Giwa, uno dei più importanti giornalisti investigativi nigeriani assassinato con un pacco bomba il 19 ottobre 1986. Sebbene il governo allora in carica sia stato accusato di essere a conoscenza della operazioni che hanno condotto alla sua morte, nessuno è stato arrestato o perseguito per l’omicidio. Questo caso rientra, purtroppo, in una lunga storia di uccisioni irrisolte di giornalisti in Nigeria.
Tra democrazia e post-democrazia
Col ritorno della democrazia, nel 1999, e con lo sviluppo della rete, il giornalismo online è diventato sempre più popolare. La Costituzione nigeriana ha riaffermato che la stampa deve controllare l’operato delle autorità in ogni momento. Tuttavia, con la crescita dei media online, gli attacchi alla stampa continuano ad aumentare di giorno in giorno, rendendo la Nigeria uno dei paesi dell’Africa Occidentale più pericolosi e difficili per i giornalisti. Negli ultimi anni, infatti, il governo ha cercato di acquistare strumenti di sorveglianza per il personale di sicurezza allo scopo di “spiare” i giornalisti.
Nel 2015, il Governo Federale ha anche introdotto una controversa legge sulla criminalità informatica, che contiene molte disposizioni che violano la disposizione costituzionale del diritto alla libertà di espressione. Tra i giornalisti più famosi che sono stati detenuti illegalmente a causa di questa legge ci sono Luka Binniyat, Jones Abiri e Agba Jalingo.
Oltre alle leggi controverse e agli agenti di sicurezza che cercano di limitare la libertà di stampa, il giornalismo indipendente e critico subisce anche attacchi informatici. HumAngle, ad esempio, ha subito un attacco massiccio poche ore dopo aver pubblicato un rapporto che dimostrava l’autenticità delle analisi forensi dei video che mostravano l’uccisione di manifestanti presso il casello autostradale di Lekki da parte dell’esercito nigeriano, il 20 ottobre 2020.
Prima della pubblicazione di questo rapporto, i vertici dell’esercito nigeriano e il Quartier Generale della Difesa avevano affermato che i rapporti e i video provenienti dalla scena dell’incidente erano stati “falsificati”. Il responsabile informatico di HumAngle, Muhammad Jibrin, ha dichiarato che il sito web ha riscontrato un livello straordinario di traffico che hanno “intasato” il flusso dati, impedendo la corretta visualizzazione delle pagine.
Nel gennaio 2021, anche la Peoples Gazette ha lanciato un allarme sul fatto che, alla maggior parte dei suoi lettori web era stato negato l’accesso ai suoi contenuti a causa di un’interruzione influenzata dal governo.
Nonostante tutti questi attacchi, molte redazioni hanno continuato a vegliare sulle azioni delle autorità senza perdere il loro ruolo di avanguardia della Nigeria indipendente.
Le preoccupazioni di esperti e attivisti
Contattato da HumAngle, Busola Ajibola, vicedirettrice del Programma di giornalismo presso il Centro per l’innovazione e lo sviluppo del giornalismo (CJID), ha affermato che il ruolo dei media in una democrazia, e anche in contesti non democratici, è fondamentale.
“I giornalisti non servono solo come “cani da guardia” del potere, per garantire la responsabilità delle istituzioni, ma raccolgono e diffondono anche notizie e informazioni, consentendo ai cittadini e alle cittadine di prendere decisioni ben informate in ambito sociale, economico e politico. Tuttavia, la funzione di responsabilità che i giornalisti svolgono li espone a violenze mirate”.
“Questa situazione è esacerbata in paesi come la Nigeria, dove varie istituzioni di controllo, come le agenzie anticorruzione e le forze di polizia, sono indebolite. In questi casi, i funzionari di queste istituzioni possono privilegiare gli interessi di singoli individui dotati di potere e ufficiali di governo rispetto agli interessi della popolazione. È un’ironia angosciante, poiché queste istituzioni collaborano con individui o governi che sono stati coinvolti in rapporti investigativi per attacchi e intimidazione verso i giornalisti e le redazioni”.
Ajibola ha sostenuto che questa tendenza preoccupante accresce le sfide che i giornalisti devono affrontare quando svolgono il loro ruolo, essenziale, di mantenere la trasparenza e il senso di responsabilità delle istituzioni all’interno di una democrazia.
Alla domanda su come i giornalisti e le redazioni possano preservare la propria indipendenza in un paese con leggi controverse come la Nigeria, l’esperta ha osservato che i professionisti dei media devono essere pronti a collaborare e a richiedere con forza urgenti indagini pubbliche, nel tentativo di ridurre la probabilità di attacchi individuali, sempre rispettando il principio di veridicità e verifica.
“Dobbiamo anche acquisire familiarità con tutte quelle leggi che possono essere usate come trappole per attaccare i giornalisti, e dobbiamo acquisire le conoscenze necessarie per meglio orientarci rispetto a tali leggi”.
Ayo Ademiluyi, avvocato e attivista per i diritti umani, ha affermato che i giornalisti devono essere adeguatamente formati sulla professionalità, in modo da non essere accusati di scarsa etica professionale da coloro che cercano di ostacolare strumentalmente il loro operato.
“Ci sono volute molte lotte e sforzi – ha affermato ancora Ademiluyi – da parte della stampa per ottenere l’indipendenza, quindi il governo deve creare un ambiente favorevole a una stampa libera e indipendente. La stampa ha la responsabilità sociale di portare alla luce le illegalità di coloro che stanno al potere”.
Il ruolo dei proprietari dei media
Ajibola ha ulteriormente spiegato che i proprietari dei media hanno un ruolo importante da svolgere per ottenere una stampa libera e indipendente.
“In primo luogo – ha affermato – dovrebbero stabilire un solido processo di gatekeeping che dia priorità alla verifica dei fatti in tutte le informazioni riportate. In secondo luogo, i proprietari dei media possono collaborare con le organizzazioni della società civile per chiedere l’emanazione di leggi che affrontino specificamente la sicurezza dei giornalisti, in particolare nei casi in cui i loro diritti vengono violati.
“Attualmente, la Costituzione, nella sezione 22, impone ai giornalisti l’obbligo di rendere conto del proprio operato. L’introduzione di una legge corrispondente che delinei i meccanismi per la loro sicurezza e protezione sarebbe un’aggiunta preziosa”, ha spiegato [Ajibola].
Anche Evelyn Okakwu, giornalista nigeriana con una notevole conoscenza del settore e dei problemi della libertà di stampa nel paese, ha dichiarato a HumAngle che i proprietari dei media devono assicurarsi che le leggi nazionali e soprattutto internazionali che proteggono la libertà di stampa siano ben applicate.
“Molte leggi criminalizzano i giornalisti in Nigeria, quindi c’è un’evidente tendenza a creare un ambiente ostile alla libertà di stampa. Le redazioni devono avere ben chiare tutte le sezioni di legge che possono essere usate per imbavagliare i loro giornalisti: per prevenire tali sanzioni, ad esempio, le informazioni devono essere sempre verificate in modo che i reporter non siano vittime di informazioni inaccurate, poi pubblicate dalle loro redazioni”.
“Ho visto società di media in cui gli editori si sono presi la responsabilità di rivolgersi a degli avvocati, per difendere i propri giornalisti, e hanno messo in campo varie azioni di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul problema della censura. Tuttavia, ho anche visto casi in cui le redazioni hanno disconosciuto il lavoro dei propri giornalisti quando questi sono sotto attacco e devono affrontare sfide anche in sede legale. Questo non dovrebbe mai accadere”.
Fonte: HumAngle, 1 ottobre 2023.