Non ci sono abbastanza donne nella scienza? Perché non assumerne di più?
a cura del Pisa Pod of 500 Women Scientists
Siamo un gruppo di scienziate (dottorande, Post-docs, ricercatrici e docenti universitarie) afferenti alla Scuola Normale Superiore, alla Scuola Superiore Sant’Anna, all’Università di Pisa e all’Università di Firenze. Il nostro obiettivo è servire la comunità, rendendo la scienza inclusiva, aperta e accessibile a tutti e a tutte. Le nostre attività mirano ad accrescere la consapevolezza della disparità di genere – che continua ad esistere nel mondo nella scienza – e del conseguente sessismo che le scienziate devono ancora affrontare ogni giorno. Forniamo uno ”spazio sicuro” alle scienziate stesse dove poter condividere le proprie esperienze personali e sforzarsi di trasformare l’ambiente tossico e competitivo della scienza in uno capace di compassione e autoriflessione.
Perché abbiamo bisogno di più donne nella scienza?
Facciamo un esperimento. Imposta un timer di un minuto sul tuo telefono e prova a elencare tre scienziate famose. Ora imposta un timer di dieci secondi e cerca di elencare più scienziati maschi che puoi. Se elenchi più scienziati in dieci secondi che scienziate in un minuto, non c’è da stupirsi!
Per gran parte della storia della scienza, infatti, le donne sono state tenute lontane da questo ambito, private della possibilità di acquisire conoscenze e di contribuire alla ricerca scientifica. Le donne sono state in grado di intraprendere professioni legate al mondo della scienza solo negli ultimi anni. Inoltre, molti dei contributi scientifici delle donne non sono stati riconosciuti, se non per poche eccezioni. Non è quindi una sorpresa che l’immagine ideale di scienziato corrisponda ancora prevalentemente a un uomo euro-americano bianco, di fatto la scienza continua ad essere dominata da uomini euro-americani bianchi. In tutto il mondo, solo un terzo dei ricercatori sono donne e questa cifra diminuisce in tutte le discipline salendo nei gradi di carriera, infatti, occupano solo il 15% delle posizioni di rilievo nella ricerca in Europa. Queste cifre sono così preoccupanti che, nel 2015, le Nazioni Unite hanno proclamato l’11 febbraio la Giornata Internazionale delle Ragazze e delle Donne nella Scienza per aumentare la consapevolezza della disparità di genere e valorizzando i contributi e i risultati delle scienziate. Chiaramente la misura non è stata sufficiente: la percentuale di donne nella scienza è cambiata molto poco dal 2015.
Le ragioni di questo persistente squilibrio di genere vanno ricercate in primo luogo nella nostra società i cui stereotipi e pregiudizi continuano a impedire alle ragazze di immaginarsi come scienziate. Il primo consiglio che viene dato ai genitori e agli insegnanti è quello di incoraggiare le ragazze a studiare matematica e scienze, come se questo potesse effettivamente risolvere il problema. Naturalmente, in questo modo diventa più facile incolpare le ragazze stesse, i genitori e gli insegnanti – in altre parole, gli individui – quando questa futile strategia non funziona.
Invece di chiederci perché le ragazze non intraprendono professioni legate alla scienza, dovremmo piuttosto chiederci: perché la società non rende più agevole per le donne entrare e rimanere nell’ambito scientifico? Perché i politici (che sono per lo più uomini) si sottraggono dalla responsabilità di mettere in atto politiche specifiche per le donne se vogliono davvero aumentare il numero di donne scienziate? Invece, negli ultimi anni la politica non ha fatto altro che aumentare la concorrenza per i fondi di ricerca e le posizioni accademiche rendendo sempre più difficile per le madri, che devono prendersi una pausa dalla loro ricerca, stare al passo con i loro colleghi maschi e, paradossalmente, la società continua a punire le donne che scelgono la carriera piuttosto che la famiglia. Cosa sta succedendo?
Viviamo in un mondo governato dalla scienza e dalla tecnologia. Avere accesso alla conoscenza scientifica e alle capacità tecnologiche significa, di fatto, esercitare il potere. Il predominio degli uomini nella scienza, come ovunque, significa proprio questo: potere. E come in ogni società iniqua, chi ha il potere sarà sempre tentato di abusare della propria posizione per opprimere e trarre vantaggio dalla condizione di debolezza. Pertanto, promuovere la presenza di più donne e membri di minoranze nella scienza è fondamentale per rendere la nostra società uguale e giusta.
Le donne scienziate sono “eroine solitarie”?
L’altro giorno, ho rivisto il film “Contact” (1997) con Jodie Foster e sono rimasta colpita dal modo in cui il suo personaggio, Ellie Arroway, è stato interpretato per tutto il film come l’unica donna scienziata tra ricercatori maschi. Non ci avevo proprio fatto caso quando ho visto il film per la prima volta da adolescente. Purtroppo, questa situazione non è poi così lontana dalla realtà. Un numero non trascurabile di mie colleghe sono o sono state, a un certo punto della loro carriera, le uniche donne nei loro gruppi di ricerca. Ma quello che ho trovato incredibile (oltre al contatto con gli extraterrestri) è che Ellie non aveva nemmeno una singola amica scienziata con cui potersi confidare e non credo che il personaggio se la sia cavata meglio nel romanzo di Carl Sagan su cui si basa il film.
La rappresentazione delle donne scienziate come “eroine solitarie” è forse più preoccupante di altri stereotipi rappresentati nei film, come l’”esperto ingenuo” o il “genio del male”, che immediatamente liquidiamo come caricature. Con l’”eroina solitaria”, al contrario, possiamo identificarci. Chi non si è mai sentito un’eroina solitaria almeno una volta nella sua vita? Ma film come ‘Contact’, per quanto divertenti, mandano un messaggio preoccupante alle ragazze che vogliono diventare scienziate (come me), ossia che, come scienziate, dobbiamo combattere il sessismo e lottare per il riconoscimento scientifico da sole, come se meritassimo il rispetto di tutti solo se raggiungiamo la vetta senza l’aiuto di nessuno. È vero che dobbiamo continuare a combattere queste battaglie, ma farlo da soli non è molto intelligente: non ci saranno molte donne nella scienza, ma ce ne sono abbastanza per unire le forze. Insieme saremo più forti. Insieme possiamo fare davvero la differenza.
Questo è il motivo per cui noi, scienziate italiane e internazionali a Pisa e Firenze, abbiamo creato il Pisa Pod, uno spin-off della grande organizzazione internazionale 500 Women Scientists. (Abbiamo descritto dettagliatamente i nostri obiettivi, le nostre visioni e attività qui). Dalla sua istituzione nel 2016, oltre 10.000 donne in più di 100 Paesi si sono unite a 500 Women Scientists, perché le scienziate si sono rese conto che dobbiamo organizzarci, sostenerci a vicenda e lottare insieme per l’uguaglianza nella scienza e nella società, in generale. Partendo ciascuno dalla propria realtà locale per apportare cambiamenti su scala globale.
Che tipo di donne scienziate vogliamo (essere)?
In occasione della Giornata Internazionale della Donna, l’8 marzo, il Pisa Pod ha lanciato un canale YouTube chiamato ‘’TWIST – Top Women in Science Talk” dove verranno pubblicate ogni mese interviste a scienziate italiane affermate e altamente riconosciute, come Francesca Meneghini e Monica Bini. Le interviste sono semplici, quindi facilmente seguibili anche da un pubblico giovane. In un’atmosfera rilassata e amichevole, chiediamo alle ricercatrici di parlare a noi e al pubblico del loro lavoro, delle loro esperienze nel campo della scienza e della motivazione che le ha spinte e sorrette nel corso degli anni. Il pubblico scoprirà che nessuna delle donne intervistate rientra negli stereotipi delle scienziate nei film o in TV: ognuna, pur nella propria unicità appare reale, riconoscibile, umana.
Guardando queste interviste, speriamo che le ragazze, i genitori e gli insegnanti capiscano che per essere una scienziata non è necessario conformarsi a uno stereotipo. Puoi trovare il percorso che più ti si addice per arrivare in cima rimanendo quella che sei. In quanto donne e scienziate, siamo consapevoli che questo non è sempre facile, perché il predominio degli uomini nella scienza significa che il modo in cui la scienza è praticata e organizzata ha un carattere prevalentemente maschile. Discutere la differenza tra “scienza maschile e femminile” non rientra nell’obiettivo di questo articolo, ma basti dire che non sappiamo davvero come potrebbe essere la “scienza femminile”, perché sin dall’inizio le donne scienziate hanno dovuto conformarsi alla cultura scientifica prevalente plasmata dagli uomini.
Per questi motivi, vogliamo invitare non solo le donne ma anche gli uomini a pensare a che tipo di scienziati vogliono (essere). Vogliamo davvero continuare questa spietata ed egocentrica cultura del “pubblicare o morire” nella scienza che domina la nostra vita, lasciando così poco tempo per la nostra famiglia e i nostri amici? O vogliamo lottare per una condizione di lavoro veramente umana che ci permetta di essere tutto ciò che vogliamo essere: scienziati, genitori, partner, amici, musicisti per hobby, attivisti ambientali e qualsiasi altra cosa? Queste domande non sono rilevanti solo per i singoli scienziati, ma anche per la comunità in cui vivono e lavorano, perché i ricercatori non lavorano solo per curiosità personale e conseguire obiettivi di carriera, ma pensando anche al progresso dell’intera società. In parole povere, noi scienziati e scienziate non possiamo contribuire a una società equa, compassionevole e giusta, se la nostra comunità scientifica non ha nessuna di queste caratteristiche.
Pisa Pod of 500 Women Scientists
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