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Le proteste contro il ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul

L’articolo de Il Post invita a riflettere sulla recente scelta del presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, di revocare la partecipazione del paese alla Convenzione di Istanbul, a partire dalle numerose manifestazioni e proteste che questa decisione ha provocato, in Turchia e nel mondo. La Convenzione di Istanbul è un trattato internazionale promosso dal Consiglio d’Europa, sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, approvata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa il 7 aprile 2011 ed entrato in vigore nel 2014. La sua struttura segue quella usata nelle più recenti convenzioni del Consiglio d’Europa basato sulle “quattro P”: prevenzione, protezione e sostegno delle vittime, perseguimento dei colpevoli e politiche integrate. Il ritiro da parte della Turchia costituisce un allarmante passo indietro rispetto alla lotta contro la violenza di genere e aggiunge un ulteriore elemento di preoccupazione per l’arretramento del paese nella tutela dei diritti umani.

 

a cura della redazione de Il Post

Nelle principali città turche ci sono state proteste contro la decisione del presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan di ritirare il paese dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, nota come Convenzione di Istanbul.

Le maggiori manifestazioni di protesta sono avvenute a Istanbul, Ankara e Smirne, sulla costa occidentale della Turchia, e sono state partecipate soprattutto da donne, con le bandiere viola della piattaforma turca “Noi fermeremo il femminicidio”, secondo cui nell’ultimo anno in Turchia ci sono stati almeno 300 femminicidi, e 171 donne sono state uccise in circostanze sospette.

La decisione del ritiro è stata commentata anche dalla segretaria generale del Consiglio d’Europa, Marija Pejčinović Burić, che ha definito la decisione della Turchia «una notizia devastante». Diversi leader europei inoltre hanno criticato il governo turco: «Non possiamo che rammaricarci fortemente ed esprimere la nostra incomprensione davanti alla decisione del governo turco», ha detto l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea Josep Borrell.

Anche i portavoce dei governi di Francia e Germania hanno criticato la decisione. La prossima settimana è previsto un summit tra la Turchia e i rappresentanti dell’Unione Europea per discutere di vari temi, tra cui l’immigrazione e i rapporti tesi nel Mediterraneo orientale, e il ritiro dalla Convenzione di Istanbul rischia di diventare un altro argomento di scontro.

La Convenzione di Istanbul è un accordo internazionale che fu promosso dal Consiglio d’Europa nel 2011 ed entrò in vigore nel 2014 per prevenire e combattere la violenza contro le donne, lo stupro coniugale e le mutilazioni genitali femminili. L’accordo è noto come Convenzione di Istanbul perché fu ratificato nella città turca e perché la Turchia fu il primo paese a firmarlo, quando già Erdogan era presidente.

Negli anni successivi alla ratifica, Erdogan aveva citato spesso la Convenzione come dimostrazione dei presunti avanzamenti della Turchia nell’ambito della parità di genere, ma poi quando lo stile di governo di Erdogan è diventato più autoritario le cose sono cambiate. Il governo turco non ha spiegato ufficialmente i motivi del ritiro dalla Convenzione, ma secondo alcuni analisti c’entra la volontà del partito di ingraziarsi la base più conservatrice del suo elettorato.

La Convenzione è stata firmata da 45 paesi in tutto il mondo più l’Unione Europea. L’anno scorso il parlamento ungherese aveva votato contro la ratifica della Convenzione, mentre il governo della Polonia aveva annunciato l’intenzione di uscirne. I governi di Polonia e Ungheria sono entrambi semi-autoritari, populisti e di orientamento molto conservatore.

 

Fonte: Il Post, 21 marzo 2021.