The Global State of Democracy: l’ultimo rapporto dell’International IDEA

di Simone Frosi
La crisi della democrazia nella pluricrisi contemporanea
La società mondiale sta attraversando una fase di profonda e strutturale trasformazione, caratterizzata da crisi molteplici, diseguaglianze crescenti e incertezze, che sembrano colpire indistintamente sia le democrazie costituzionali ritenute stabili che le cosiddette democrazie emergenti.
In particolare, i pilastri che per decenni hanno garantito i sistemi istituzionali che qualifichiamo come democratici – la regolarità e la libertà del voto, la certezza dello Stato di diritto, l’indipendenza dei poteri e la tutela dei diritti fondamentali – sono oggi sotto attacco in varie parti del mondo.
Assistiamo a un’erosione costante degli spazi di espressione del dissenso, in cui la libertà di stampa e di manifestazione, o la stessa libertà di insegnamento e di ricerca, sono minacciate da nuove forme di controllo e repressione, mentre la magistratura vede spesso compromessa la propria autonomia a favore del potere esecutivo.
La questione di chi abbia il diritto di partecipare alle decisioni collettive, o di cosa significhi “appartenere” a una comunità in termini di pari libertà e pari dignità sociale, è diventata terreno di scontro ideologico permanente.
A questo indebolimento interno delle istituzioni democratiche si sommano sfide transnazionali di enorme portata. I conflitti armati e le violazioni del diritto internazionale proliferano, in uno scenario di normalizzazione guerra come strumento della politica di potenza, mentre la criminalizzazione delle migrazioni e la riduzione delle garanzie per i richiedenti asilo mostrano il cedimento dell’uguaglianza dei diritti alle logiche nazionaliste populiste.
Un Centro di ricerca che monitora la qualità delle democrazie
L’Istituto Internazionale per la Democrazia e l’Assistenza Elettorale (in inglese: International Institute for Democracy and Electoral Assistance, abbreviato in International IDEA) si occupa da molti anni di monitorare queste tendenze, valutando la qualità della democrazia nei vari paesi del mondo e fornendo raccomandazioni su come migliorare le performance democratiche.
L’international IDEA è un’organizzazione intergovernativa con sede a Stoccolma, che si occupa di supportare e rafforzare le istituzioni e i processi democratici in tutto il mondo, attraverso partnership strategiche con le Nazioni Unite, la Commissione Europea e altri enti sovranazionali.
In particolare, l’istituto compara la situazione sociopolitica dei vari Stati al fine di redigere un report annuale, assiste i paesi nelle riforme istituzionali, svolge attività di ricerca e monitoraggio su sei grandi temi: i processi elettorali, la redazione e l’applicazione delle costituzioni, la valutazione della qualità di una democrazia, la partecipazione politica e la rappresentanza, il cambiamento climatico e la democrazia, la digitalizzazione e la democrazia. L’international IDEA mira, nell’affrontare questi temi, a quattro obiettivi: la produzione di conoscenza, lo sviluppo delle capacità, l’advocacy e la convocazione di momenti di dialogo e confronto.
Un ruolo chiave nelle attività dell’istituto spetta al rapporto annuale The Global State of Democracy, che viene pubblicato da 50 anni e prende in considerazione oggi 174 paesi, offrendo una descrizione dello stato della democrazia nel mondo. A garanzia scientifica della propria ricerca, l’organizzazione sviluppa e utilizza molteplici indicatori relativi a quattro elementi ritenuti fondamentali per la democrazia: la rappresentanza, i diritti, lo Stato di diritto e la partecipazione.
All’interno di questi quattro elementi vengono distinti vari fattori e sotto-fattori, che vengono presi in considerazione nel loro andamento dinamico. Nella categoria “Diritti”, ad esempio, alcuni fattori e sotto-fattori sono la libertà di stampa, la libertà di espressione, l’uguaglianza economica e l’accesso alla giustizia.
Sulla base di questi indicatori, viene redatto, a partire da novembre 2022, il Democracy Tracker: un set di dati qualitativo che fornisce le informazioni aggiornate sullo sviluppo della democrazia nei vari paesi.
Struttura e temi dell’ultimo rapporto sullo stato della democrazia
L’attuale stato di salute delle democrazie a livello mondiale è oggetto dell’ultimo report pubblicato dall’istituto: The Global State of Democracy 2025. I risultati della ricerca evidenziano un clima globale di “incertezza radicale”, esemplificato dagli sviluppi politici negli Stati Uniti, che scuotono assunti consolidati sulla resilienza democratica e sul multilateralismo. Tale scenario non è isolato: i dati sulle tendenze globali mostrano un indebolimento significativo della democrazia a livello mondiale.
Nella prima parte, il rapporto 2025 offre una visione generale delle tendenze a livello globale riguardanti gli aspetti della democrazia che hanno subito più cambiamenti, sia positivi che negativi, dal 2019 al 2024. In particolare, il lavoro si focalizza sui cambiamenti che hanno riguardato le quattro categorie fondamentali per la democrazia sopra ricordate.
Nella seconda parte, il rapporto 2025 affronta il nesso tra i flussi migratori globali e la democrazia. In risposta alla crescente migrazione globale e al risorgere di politiche isolazioniste, nazionaliste e repressive, il rapporto riflette su come le democrazie possano gestire un “mondo in movimento” senza tradire i propri principi di uguaglianza e rispetto dei diritti fondamentali. Il focus è posto sull’inclusione attraverso la partecipazione politica dei cittadini non residenti.
Questa sezione include anche una serie di domande guida per i decisori politici intenzionati a elaborare politiche di voto all’estero che siano coerenti con i valori democratici. Kevin Casas-Zamora, il Segretario generale dell’organizzazione, vi afferma che “migliorare i diritti degli elettori che vivono all’estero può raccogliere dividendi democratici sia nei paesi d’origine che in quelli ospitanti”.
Lo stato della democrazia, dagli Stati Uniti al resto del mondo
Il rapporto 2025 parte dalla situazione negli Stati Uniti dopo la seconda elezione di Donald Trump, segnalando come questa abbia contribuito a rafforzare un clima d’incertezza, di sfiducia e di aspra polarizzazione, incidendo negativamente sulla qualità della democrazia interna ma anche sulla stabilità dell’ordine internazionale.
Fin dai suoi primi provvedimenti, la nuova amministrazione statunitense ha messo in crisi alcune certezze consolidate della comunità globale: dalle politiche commerciali orientate al contenimento dei dazi al rispetto per le istituzioni sovranazionali responsabili del mantenimento della pace, della sicurezza e della legalità internazionali.
Ma anche sul piano interno l’amministrazione Trump ha adottato decisioni problematiche, in materia di equilibrio dei poteri e rispetto dei diritti fondamentali: tra gennaio e aprile 2025, l’International IDEA ha emesso ben 20 richiami, documentando tutti i casi in cui il governo degli Stati Uniti ha eroso regole, istituzioni e norme tradizionalmente costitutive della democrazia.
Ma non si tratta di un caso isolato: il report 2025 mostra come la democrazia tenda a indebolirsi in gran parte del mondo. Nel 2024 94 paesi, ossia il 54% di tutti quelli valutati, hanno subito un calo in almeno un fattore di performance democratica, rispetto alla propria performance di cinque anni prima. Al contrario, solo 55 paesi, ossia il 32% del totale, hanno fatto progressi in almeno un fattore in quel periodo.
L’Africa possiede il numero maggiore di paesi (il 33% del totale) con una performance democratica in calo, seguita dall’Europa con il 25%. L’Asia, il Pacifico e le Americhe hanno rappresentato una quota minore del deterioramento complessivo, rispettivamente 20% e 16%, insieme all’Asia occidentale, che era già la regione con le prestazioni più basse a livello globale, che ne comprende la porzione più piccola (6% del totale).
Se guardiamo alla performance globale democratica dei paesi dal 2019 al 2024, concentrandoci sulle dimensioni più importanti per la democrazia, i maggiori deterioramenti sono avvenuti nelle categorie della rappresentanza, dei diritti e dello Stato di diritto. Per quanto riguarda la rappresentanza, sono peggiorati gli indicatori relativi a elezioni credibili e all’efficacia del Parlamento. Per quanto riguardala i diritti, sono state colpite soprattutto le libertà civili e in particolar modo la libertà di espressione e quella di stampa.
La libertà di stampa sotto attacco
Secondo il rapporto, la libertà di stampa ha subito un grave peggioramento in 43 paesi, circa un quarto di quelli analizzati. Si tratta del peggior deterioramento della libertà di stampa avvenuto dal 1975, quando sono stati sviluppati per la prima volta gli indici del Global State of Democracy. Sono state colpite tutte le regioni nel mondo, ma i paesi più colpiti sono quelli che hanno già scarse istituzioni democratiche, segnati da episodi di violenza e di cambi autoritari di regime. Tra questi figurano l’Afghanistan, il Burkina Faso e il Myanmar.
Il rapporto descrive contesti molto diversi tra loro. In Nuova Zelanda, ad esempio, la crisi è stata segnata dalla contrazione del panorama mediatico, con quattro giornalisti su cinque che lavorano per uno dei soli cinque datori di lavoro. In Palestina, invece, il report ricorda come dall’ottobre 2023 siano stati uccisi dall’esercito israeliano 200 giornalisti a Gaza [attualmente, il numero dei giornalisti e delle giornaliste uccise a Gaza è superiore a 260, ndr] e che Israele ha imposto un blocco all’ingresso della stampa internazionale indipendente nella Striscia.
La gravità del calo nella garanzia globale della libertà di stampa è confermata anche nei risultati del World Press Freedom Index del 2025, che ha rilevato, per la prima volta nella sua storia, che lo stato globale della libertà di stampa è stato classificato in una ‘situazione difficile’. Tuttavia, colpisce che uno dei deterioramenti più significativi si sia registrato in Europa, dove ben 15 paesi hanno peggiorato la loro performance in materia.
Nel capitolo 3 del report, intitolato “Regional Trends”, troviamo un approfondimento riguardo all’andamento della performance democratica dei vari Paesi del mondo, con un approfondimento sull’Europa. Il nostro continente ha registrato 63 cali e 23 progressi in alcuni fattori della democrazia nel periodo compreso tra il 2019 e il 2024: il calo maggiore riguarda le libertà civili e le elezioni credibili, ed ha coinvolto soprattutto i Paesi dell’Est Europa, come la Russia, la Bielorussia e l’Ucraina, nei quali si sono registrati i casi peggiori di repressione della società civile e dell’opposizione politica.
Sempre all’interno del terzo capitolo, che analizza le tendenze democratiche in modo più specifico, guardando alle singole regioni nel mondo, è stata analizzata la libertà di stampa, limitata soprattutto in Russia, Bielorussia e Ucraina a causa dello scoppio della guerra, ma anche in Paesi membri dell’Unione Europea: tra questi troviamo l’Italia, nella quale le agenzie d’intelligence hanno usato degli spyware contro attivisti per i diritti dei migranti e giornalisti.
Tuttavia, nonostante ci siano stati questi cali nella performance democratica, che hanno colpito la categoria dei Diritti e alcuni fattori come le libertà civili e la libertà di stampa ed espressione, l’Europa rimane la regione con la miglior e più alta performance secondo gli indici del Global State of Democracy.
Conclusioni
Il rapporto annuale dell’International IDEA sullo stato globale della democrazia è un importante strumento di lavoro per chi opera nella costruzione nonviolenta della pace. Come ricordano gli autori e le autrici del rapporto, per perdurare la democrazia richiede pazienza, manutenzione e, talvolta, creatività e reinvenzione: il lavoro non può mai dirsi concluso, così come quello per la costruzione della pace.
Occorre tuttavia essere consapevoli che non esiste un’unica risposta corretta, valida per sempre e ovunque: i migliori approcci alla democrazia reale riflettono necessariamente le storie e i contesti locali. Anche ciò che si intende per “democrazia”, d’alta parte, non ha un’unica risposta possibile: da questo punto di vista, occorre utilizzare gli indicatori dell’International IDEA con la consapevolezza che questi rispecchiano un modello liberale (e sociale) di democrazia rappresentativa, emerso negli Stati Uniti e in Europa Occidentale nel corso dell’ultimo secolo e mezzo.
Tuttavia, al netto delle diversità storiche e contestuali, è possibile affermare che lo sviluppo e la resilienza a lungo termine delle istituzioni democratiche dipenderanno dall’esistenza di una società civile autonoma, organizzata e conflittuale, capace di alimentare una sfera pubblica critica verso ogni forma di violenza e di prospettare forme di vita emancipate, calibrate sui problemi e sulle priorità specifiche di ogni comunità.
Simone Frosi studia “Scienze per la pace: trasformazione dei conflitti e cooperazione allo sviluppo” all’Università di Pisa.



