Mettere al bando le armi nucleari: la lettera dei Nobel per la Pace
a cura di Chiara Salonia
A quasi ottant’anni dalle bombe sganciate su Hiroshima e Nagasaki, le armi nucleari continuano a rappresentare una delle minacce più gravi alla pace e alla sicurezza internazionale. Oggi sono nove i paesi che possiedono testate nucleari, ma circa l’88% di esse è concentrato nelle mani di due sole potenze: Stati Uniti e Russia. Nonostante i trattati di disarmo e gli incontri diplomatici del passato – come quello storico tra Reagan e Gorbaciov nel 1986, che portò alla firma dell’Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty (INF) – negli ultimi anni il quadro globale è divenuto sempre più teso: si assiste infatti a un rinnovato investimento negli arsenali atomici e al progressivo indebolimento degli accordi internazionali esistenti.
Alla base di questa situazione resta la logica della deterrenza nucleare, sviluppatasi durante la Guerra Fredda e tuttora dominante. Questa strategia si basa sull’idea di scoraggiare un potenziale avversario dall’attaccare, minacciando una reazione talmente distruttiva da rendere l’aggressione mutualmente svantaggiosa. Questo principio è divenuto il fondamento della corsa agli armamenti avviata dopo la Seconda guerra mondiale, offrendo alle grandi potenze la principale giustificazione per lo sviluppo e l’accumulazione di armi sempre più potenti.
Tuttavia, oggi come in passato la minaccia nucleare non si limita a un attacco intenzionale: crescono i timori legati a errori di calcolo, incidenti tecnici o escalation non volute. La fine di trattati fondamentali come l’INF (che vietava i cosiddetti “Euromissili”) e l’incertezza sul futuro del New Strategic Arms Reduction Treaty (New START), insieme all’aumento delle tensioni tra NATO, Russia e Cina, soprattutto dopo lo scoppio della guerra in Ucraina e le esercitazioni militari congiunte tra Russia e Cina, hanno contribuito a creare un clima internazionale più instabile.
Nel 2024 il Bulletin of the Atomic Scientists ha mantenuto l’”Orologio dell’Apocalisse” – che consiste in un orologio metaforico che misura il pericolo di un’ipotetica fine del mondo a cui l’umanità è esposta – a soli 90 secondi dalla mezzanotte: il livello più vicino alla catastrofe mai registrato, proprio a causa dei rischi legati all’uso delle armi nucleari.
Di fronte a questo scenario, numerose voci della società civile, scienziati e associazioni internazionali chiedono da anni con urgenza una ripresa del dialogo sul disarmo e l’eliminazione definitiva delle armi nucleari, vista ormai come una necessità per la sopravvivenza dell’umanità.
È in questo contesto che, il 28 aprile 2025, i rappresentanti della Confederazione dei sopravvissuti ai bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki (Nihon Hidankyo), della Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (ICAN) e della Rete internazionale dei fisici per la prevenzione della guerra nucleare (IPPNW), hanno indirizzato una lettera aperta ai presidenti Donald Trump e Vladimir Putin, esortandoli a riaprire un canale di confronto e a negoziare una riduzione concreta dei rispettivi arsenali, per scongiurare il rischio di una catastrofe globale.
Nella lettera i firmatari delle tre organizzazioni, vincitrici in vari anni del Premio Nobel per la Pace, sottolineano che l’attuale situazione internazionale rispetto all’utilizzo delle armi nucleari è la più instabile da decenni, e avvertono del rischio di conseguenze catastrofiche per tutta l’umanità. A loro avviso, l’unica via per evitare una nuova era di tensioni atomiche è riaprire un dialogo tra le grandi potenze, fondato non sulla minaccia reciproca ma su una cooperazione responsabile e lungimirante.
Cari Presidenti Donald J. Trump e Vladimir V. Putin.
Vi scriviamo in qualità di vincitori del Premio Nobel per la Pace impegnati nell’eliminazione delle armi nucleari. In questo momento di estremo pericolo nucleare, vi chiediamo di intraprendere con urgenza passi concreti per ridurre le tensioni e avviare negoziati significativi per il disarmo nucleare. Il clima attuale attorno alle armi nucleari è il più instabile da decenni.
È allarmante osservare un ritorno di idee pericolose che sembravano confinate nei libri di storia della Guerra Fredda: nuovi e radicali appelli alla proliferazione nucleare e all’estensione delle pratiche di deterrenza nucleare.
L’espansione delle capacità nucleari non rappresenta una via per la sicurezza: aumenta soltanto il rischio che queste armi vengano usate, per errore o deliberatamente. L’unica strategia di sicurezza realmente percorribile è quella che allontana il mondo dal baratro della catastrofe nucleare e dà priorità al disarmo.
Come hanno dichiarato gli Stati parte del Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW) durante il loro recente incontro a New York:
“L’architettura del disarmo e della non proliferazione, costruita nel corso di decenni, si sta sgretolando, gli accordi di controllo degli armamenti vengono abbandonati e le posture militari si irrigidiscono, indebolendo ulteriormente la già fragile struttura della sicurezza globale. Un contesto internazionale teso e sempre più polarizzato, unito alla mancanza di fiducia e comunicazione, accentua i pericoli già esistenti legati all’uso delle armi nucleari. È necessaria un’azione urgente per ricostruire il dialogo, ristabilire la fiducia, riaffermare l’impegno per il disarmo nucleare e prevenire un ritorno alla politica del confronto nucleare, che comporterebbe conseguenze catastrofiche per tutta l’umanità”.
Recenti dichiarazioni delle vostre amministrazioni hanno parlato del desiderio di un mondo senza armi nucleari e dell’enorme costo che esse comportano – fondi che potrebbero essere destinati a scopi molto più utili. Ma alle parole sulla denuclearizzazione devono seguire i fatti.
Il mondo non può continuare a camminare sull’orlo della catastrofe. Gli hibakusha, i sopravvissuti ai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, così come i sopravvissuti ai test nucleari in tutto il mondo, portano con sé il ricordo doloroso degli orrori che queste armi infliggono agli esseri umani. Essi sanno, per esperienza diretta, che nessuno dovrebbe mai subire le sofferenze che queste armi causano.
Il prossimo 21 giugno, un gruppo di hibakusha arriverà a Reykjavík a bordo della Peace Boat per visitare la Höfði House, luogo di uno dei momenti più promettenti nella storia del disarmo nucleare. Il vertice del 1986 tra i presidenti Reagan e Gorbaciov a Reykjavík aprì la strada a significative riduzioni degli arsenali.
Si arrivò quasi a una svolta storica per l’eliminazione di tutte le armi nucleari. Quel momento ha dimostrato che la volontà politica può superare divisioni apparentemente insormontabili.
Oggi voi avete l’opportunità di recuperare quello spirito, e di andare oltre, realizzando ciò che Reagan e Gorbaciov non riuscirono a concludere: l’eliminazione totale delle armi nucleari. In quanto vincitori del Premio Nobel per la Pace, vi esortiamo a incontrarvi per raggiungere un accordo sul disarmo nucleare totale.
Come ha dichiarato Jørgen Watne Frydnes, alla cerimonia di consegna del Premio Nobel per la Pace nel dicembre 2024:
“Il disarmo richiede leader politici coraggiosi e visionari. Nessuno dei nove Paesi in possesso di armi nucleari — Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Regno Unito, India, Pakistan, Israele e Corea del Nord — sembra al momento interessato al disarmo nucleare o al controllo degli armamenti”.
Questo è il momento per mostrare al mondo la leadership coraggiosa e visionaria di cui c’è bisogno. Le armi nucleari non sono una forza inevitabile della natura da cui dobbiamo farci dominare. Sono state costruite da mani umane, e possono essere smantellate da mani umane.
Tutto ciò che serve è la volontà politica. È in vostro potere, in quanto presidenti delle due potenze nucleari più grandi del mondo, porre fine alle armi nucleari prima che siano esse a porre fine a noi. Ma, come mostra l’Orologio dell’Apocalisse, il tempo sta per scadere. Incontratevi. Parlate. Eliminate per sempre le armi nucleari.
Con la massima urgenza e speranza,
Terumi Tanaka, Shigemitsu Tanaka e Toshiyuki Mimaki
a nome di Nihon Hidankyo, Premio Nobel per la Pace 2024
Melissa Parke e Akira Kawasaki
a nome di ICAN (Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari), Premio Nobel per la Pace 2017
Michael Christ
a nome di International Physicians for the Prevention of Nuclear War (IPPNW), Premio Nobel per la Pace 1985
Chiara Salonia è studentessa del corso di laurea in “Scienze per la Pace” dell’Università di Pisa. Attualmente collabora con il Centro Interdisciplinare “Scienze per la Pace” e con “Scienza&Pace Magazine”, svolgendovi il proprio tirocinio.