L’escalation in Yemen mette a rischio una popolazione molto vulnerabile
Dal 19 novembre 2023 il movimento yemenita degli Houthi ha lanciato ripetuti attacchi contro navi commerciali in transito nel Golfo di Aden e nel Mar Rosso come forma di pressione su Israele e i suoi alleati per fermare la guerra a Gaza. Questi attacchi (a oggi almeno 50) hanno provocato la sospensione dei transiti nel Mar Rosso e nello Stretto di Suez da parte di numerose società di navigazione. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato mercoledì 10 gennaio 2024 una risoluzione che condanna gli attacchi con 11 voti a favore e 4 astenuti (Cina, Russia, Algeria e Mozambico). Il documento ha chiesto il rispetto delle libertà di navigazione per le navi commerciali, in linea col diritto internazionale, ma ha anche preso atto del diritto degli Stati di difendere le proprie navi, sottolineando al contempo la necessità di “affrontare le cause profonde” delle incursioni. Il giorno successivo, l’11 gennaio, Stati Uniti e Regno Unito hanno bombardato postazioni degli Houthi in Yemen. Nelle settimane successive si sono contati altri attacchi anglo-statunitensi sul territorio yemenita. In questo contesto, l’Unione Europea ha deciso di lanciare una missione navale chiamata Aspides (cui ha aderito anche l’Italia), che autorizza l’abbattimento di droni, missili e qualsiasi altra arma diretta contro navi mercantili nel Mar Rosso, ma non prevede formlmente attacchi in territorio yemenita. A seguito dei primi bombardamenti anglo-statunitensi sul territorio dello Yemen 26 organizzazioni umanitarie internazionali hanno diffuso un comunicato congiunto, in cui esprimono “grave preoccupazione per l’impatto umanitario della recente escalation militare nello Yemen e nel Mar Rosso”. Traduciamo qui un articolo, pubblicato su The Guardian International, che ricostruisce il conflitto in corso e dà spazio alle preoccupazioni delle organizzazioni per i diritti umani: la crisi umanitaria nello Yemen, prodotta dalla lunga guerra interna, rimane una delle più gravi al mondo e l’escalation non farà altro che peggiorare la situazione dei civili vulnerabili e ostacolare la capacità delle ONG di fornire servizi essenziali.
di Mark Townsend
Gli Houthi sono un gruppo politico armato di ispirazione religiosa che difende la minoranza musulmana sciita dello Yemen di confessione zaidita. Si proclamano parte dell’asse di resistenza guidato dall’Iran contro Israele, gli Stati Uniti e l’Occidente in generale, insieme ad altri gruppi armati come Hamas e il movimento libanese Hezbollah.
Conosciuto formalmente come Ansar Allah (letteralmente “aiutanti di Dio”), il movimento è emerso negli anni ’90 del secolo scorso. Prende il suo nome da Hussein al-Houthi, un leader religioso zaidita che ha guidato la ribellione contro il governo centrale yemenita prima di essere ucciso nel 2004. Il loro attuale leader è suo fratello, Abdul Malik al-Houthi. La loro confessione sciita li avvicina all’Iran, di cui sono considerati stretti alleati.
All’inizio degli anni 2000 gli Houthi hanno portato avanti una serie di ribellioni contro il presidente yemenita di lunga data, Ali Abdullah Saleh, nel tentativo di ottenere una maggiore autonomia nel Nord del paese.
Durante le Rivoluzioni arabe del 2011 una nuova ondata di rivolte popolari ha costretto il presidente Saleh a cedere il potere al suo vice, Abdrabbuh Mansour Hadi. Gli Houthi, favoriti dai numerosi problemi che affliggevano il nuovo governo, hanno preso il controllo della provincia settentrionale di Saada prima di conquistare la stessa capitale, Sana’a, dopo aver stretto un’improbabile alleanza con Saleh e con le forze di sicurezza a lui ancora fedeli.
Nel 2015 gli Houthi hanno conquistato gran parte dello Yemen occidentale e hanno costretto Hadi a fuggire all’estero. L’Arabia Saudita, temendo che il movimento potessero prendere il controllo dello Yemen e farne un satellite dell’Iran, ha dato vita a una coalizione di paesi arabi sunniti, in cui hanno svolto un ruolo chiave gli Emirati Arabi Uniti. Eppure, anni di attacchi aerei e di combattimenti a terra non hanno allontanato gli Houthi dalla maggior parte del territorio che avevano conquistato in precedenza.
L’Arabia Saudita sta attualmente negoziando un accordo di pace con gli Houthi e, dall’aprile 2022, è in vigore una tregua promossa dalle Nazioni Unite.
Dopo l’inizio della guerra nella Striscia di Gaza, gli Houthi hanno iniziato a lanciare droni e missili verso Israele, armi che secondo gli Stati Uniti vengono fornite direttamente dall’Iran.
Il 19 novembre, gli Houthi hanno dirottato per la prima volta una nave commerciale nel Mar Rosso diretta verso Israele e, da allora, ne hanno attaccate più di due dozzine con droni, missili e motoscafi. Le forze navali guidate dagli Stati Uniti hanno impedito vari altri attacchi.
Gli Houthi affermano di prendere di mira navi di proprietà, bandiera o gestione israeliana o dirette a porti israeliani. Tuttavia, molte sembrtano non avere alcun legame diretto ed evidente con Israele.
Dopo i recenti attacchi degli Stati Uniti e del Regno Unito contro gli Houthi sul territorio dello Yemen, le agenzie umanitarie hanno iniziato a sospendere le loro operazioni in Yemen. Un ulteriore intervento militare rischia così di aggravare una delle peggiori crisi umanitarie del mondo.
La coalizione delle 23 organizzazioni umanitarie ha rilasciato una dichiarazione congiunta, avvertendo che l’escalation militare comprometterà ulteriormente la loro capacità di fornire servizi essenziali, peggiorando le condizioni di vita di milioni di persone nello Yemen: “in seguito agli attacchi di Stati Uniti e Regno Unito – affermano – alcune organizzazioni umanitarie sono state costrette a sospendere le operazioni per problemi di sicurezza, mentre altre valutano la loro capacità di operare”.
L’intervento delle associazioni è arrivato giorni dopo gli attacchi aerei su obiettivi all’interno dello Yemen da parte degli Stati Uniti e del Regno Unito in seguito agli attacchi degli Houthi a navi che transitavano nel Mar Rosso. Gli Houthi hanno affermato che questi attacchi erano un tentativo di fare pressione su Israele affinché permettesse l’ingresso di maggiori aiuti umanitari a Gaza e che un cessate il fuoco israeliano avrebbe portato immediatamente al libero flusso delle navi.
Gli attacchi anglo-statunitensi hanno suscitato un allarme diffuso in un paese estremamente impoverito e già provato da quella che le Nazioni Unite descrivono come una delle peggiori catastrofi umanitarie del mondo. Circa 21 milioni di yemeniti – due terzi della popolazione – dipendono da aiuti internazionali per sopravvivere.
Save the Children, uno dei maggiori gruppi umanitari presenti in Yemen con 700 operatori, ha dichiarato di essere tra quelli che stanno valutando di interrompere le proprie operazioni. Shannon Orcutt, portavoce dell’organizzazione per lo Yemen, ha dichiarato: “Molti dei nostri principali partner hanno già messo in pausa le loro attività perché sono preoccupati per la sicurezza del personale”.
La dichiarazione congiunta, firmata da Save the Children insieme a Norwegian Refugee Council, Saferworld e Relief International, esorta i governi di Regno Unito e Stati Uniti, insieme agli Houthi, a dare priorità alla diplomazia piuttosto che alle “opzioni militari”.
E aggiungono: “I civili e le infrastrutture civili devono essere protetti e deve essere garantito lo svolgimento sicuro e senza ostacoli dell’assistenza umanitaria. Nel più ampio contesto regionale, ribadiamo anche l’appello per un cessate il fuoco immediato e duraturo a Gaza per salvare vite umane e scongiurare ulteriore instabilità in tutta la regione”.
La situazione umanitaria nel paese è già drammatica e gli attacchi degli Stati Uniti e del Regno Unito rischiano di peggiorarla: milioni di persone stanno affrontando sfollamenti interni, insicurezza alimentare e accesso limitato ai servizi di base. Nel loro intervento le ONG hanno aggiunto che l’impatto dell’escalation, in connessione alle minacce per la sicurezza dei commerci nel Mar Rosso, è “già avvertito dagli operatori umanitari, poiché l’interruzione del commercio sta facendo aumentare i prezzi e causando ritardi nelle spedizioni di beni salvavita”.
Jared Rowell, membro dell’International Rescue Committee, ha avvertito che se i ritardi nelle forniture mediche urgenti continueranno per altri uno o due mesi, molti yemeniti rimarranno senza “aiuti salvavita”.
Si legge ancora nella dichiarazione che “un’ulteriore escalation potrebbe costringere altre organizzazioni a interrompere le loro operazioni nelle aree in cui sono in corso le ostilità”. “L’impatto sulle infrastrutture vitali, compresi i porti strategici, avrebbe importanti implicazioni per l’ingresso di beni essenziali in un paese fortemente dipendente dalle importazioni”. Inoltre, “la scarsità e l’aumento dei costi dei prodotti di base, come cibo e carburante, non faranno altro che aggravare la già terribile crisi economica, aumentare la dipendenza dagli aiuti e aumentare i rischi di protezione”.
Le 23 agenzie umanitarie, che comprendono anche il Danish Refugee Council, MedGlobal e Adra Yemen, chiedono al primo ministro britannico, Rishi Sunak, e al presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, di mostrare moderazione. “I leader politici devono considerare le terribili implicazioni umanitarie di un’escalation militare e astenersi da azioni che potrebbero portare a un nuovo conflitto armato su larga scala in Yemen”, si legge nel documento.
Baraa Shaiban, analista politico dello Yemen e membro associato al Royal United Services Institute di Londra, ha avvertito che gli attacchi alle infrastrutture militari Houthi da parte di Stati Uniti e Regno Unito hanno effettivamente “ritraumatizzato” milioni di yemeniti. Shaiban sostiene che gli attacchi hanno risvegliato l’allarme che molti avevano provato otto anni fa, quando l’Arabia Saudita e altri otto stati arabi, per lo più sunniti, sostenuti da Stati Uniti, Regno Unito e Francia, avevano iniziato a lanciare attacchi aerei contro gli Houthi.
I nuovi bombardamenti “hanno ricordato loro come tutto è iniziato nel 2015, alimentando la paura di ciò che questi attacchi potrebbero portare”. La preoccupazione diffusa è che questo sia il preludio di un nuovo conflitto armato.
Un rapporto parlamentare del Regno Unito, pubblicato pochi giorni prima dell’attacco di Hamas del 7 ottobre ha scatenato l’offensiva israeliana a Gaza, sfociata negli attacchi degli Houthi alle navi mercantili e nei bombardamenti anglo-statunitensi sul suolo dello Yemen, ha fornito un quadro della grave crisi umanitaria nel paese. Il documento concludeva che l’insicurezza alimentare era “elevata” e che circa il 60% delle persone in stato di bisogno umanitario – 12,9 milioni in totale – erano bambini.
Fonte: The Guardian, 16 gennaio 2024.