lunedì, Dicembre 23, 2024
Conflitti

Cosa sappiamo del colpo di Stato in Burkina Faso

Lo scorso 30 settembre un nuovo colpo di stato militare ha interessato il Burkina Faso, uno dei paesi chiave nella regione africana del Sahel che vive, da anni, una crescente instabilità per la presenza di milizie jihadiste e le tensioni con la Francia. Il nuovo presidente, il capitano Ibrahim Traoré, sale al potere con l’impegno di fermare l’avanzata di gruppi legati ad al Qaeda e al cosiddetto Stato Islamico, gruppi che il precedente governo (a sua volta insediatosi con un golpe militare) era accusato di non contrastare con efficacia. Le prime reazioni internazionali sono state critiche: il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres ha fermamente condannato la presa del potere con la forza delle armi; l’Unione africana ha sostenuto la stessa linea, giudicando anticostituzionale il cambio di governo; l’Unione europea vi ha visto un pericolo per il percorso di stabilizzazione del paese. Il colpo di Stato in Burkina Faso si inserisce nella più ampia lotta in corso tra Francia e Federazione Russa per l’influenza nell’area, dove varie ex colonie francesi si stanno rivolgendo a Mosca per ricevere sostegno militare e protezione internazionale. Da questo punto di vista, l’ascesa al potere di Traorè sembra essere un elemento in più nella messa in discussione dell’influenza francese nell’Africa Occidentale.

di Le Point Afrique

Solo otto mesi dopo il colpo di stato del tenente colonnello Paul-Henri Sandaogo Damiba, l’esercito ha nuovamente rovesciato il potere in Burkina Faso. Venerdì 30 settembre, dopo 48 ore di confusione, il tenente colonnello Damiba, a capo della transizione, è stato destituito dal capitano Ibrahim Traoré. Nonostante l’iniziale rifiuto di abdicare, domenica 2 ottobre Damiba ha finalmente accettato di dimettersi. 

L’ex presidente del Movimento patriottico per la salvaguardia e il restauro (MPSR), formazione che gli aveva permesso di cacciare dal potere l’ex presidente Roch Marc Christian Kaboré il 24 gennaio scorso, non è riuscito a invertire la situazione del paese a suo favore.

Damiba si troverebbe ormai a Lomé, in Togo, dopo aver trattato a lungo con il suo rivale e con vari capi religiosi e comunitari molto rispettati nel paese. Queste informazioni sono confermate dal ministro della comunicazione togolese e dal portavoce del governo, Akodah Ayewouadan: “Il Togo, come la CEDEAO (Comunità Economica degli Stati dell’Africa dell’Ovest), apprezza il fatto che lo spirito di pace abbia prevalso. L’accoglienza del Sig. Damiba fa parte di questo spirito”. 

 

Il presidente Damiba con le spalle al muro

Lo stesso presidente Paul-Henri Sandaogo Damiba ha proposto le sue dimissioni per evitare scontri con gravi conseguenze umane e materiali. Damiba ha posto sette condizioni per accettare di dimettersi, tra cui la garanzia della sicurezza e dei militari impegnati al suo fianco, la garanzia della sua sicurezza e dei suoi diritti, nonché quelli dei suoi collaboratori, e il rispetto degli impegni assunti con la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale per un ritorno del potere ai civili entro due anni. Il capitano Traoré, ora nuovo presidente del MPSR, ha accettato queste condizioni e ha invitato la popolazione alla calma, alla moderazione e alla preghiera.

Un comunicato stampa pubblicato domenica, questa volta dai militari pro-Traoré, indica che il capitano “è incaricato della spedizione degli affari correnti fino alla prestazione del giuramento del presidente del Burkina Faso designato dalle forze vive della nazione”, il quale si terrà in una data non specificata. Nello stesso comunicato è stata annunciata la chiusura dei confini, la sospensione della Costituzione e lo scioglimento del governo e dell’Assemblea legislativa di transizione. Un coprifuoco è stato istituito dalle 21 alle 5 che, però, è stato revocato sabato nonostante le tensioni e le incertezze su ciò che accadrà nel futuro prossimo.

 

Disaccordi all’interno dell’esercito

Traoré, nuovo capo della giunta militare, ha 34 anni ed è stato finora il capo del reggimento di artiglieria di Kaya, nel nord del Paese, particolarmente colpito dagli attacchi jihadisti. Un fatto degno di nota è il sostegno ricevuto dal Capo di Stato Maggiore dell’esercito, in una dichiarazione diffusa sulla pagina Facebook della Radiodiffusione-Televisione del Burkina domenica sera: “La catena del comando militare delle forze armate nazionali sostiene la visione del nuovo MPSR sulla difesa e la sicurezza delle popolazioni”.

Secondo diverse fonti di sicurezza, questo nuovo colpo di stato rivela profondi disaccordi in seno all’esercito, l’unità d’élite dei «Cobra» dispiegata nella lotta anti-jihadista, rimprovera al tenente colonnello Damiba di non aver mobilitato tutte le forze sul terreno. Secondo le autorità, i gruppi armati terroristi sono responsabili della morte di almeno 10.000 civili e militari dal 2015 a oggi.

 

La ferma reazione della comunità internazionale

La comunità internazionale ha reagito con fermezza a questo secondo colpo di Stato in meno di un anno, undicesimo nella storia del paese. Sabato, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Gutteres ha «fermamente» condannato «ogni tentativo di presa di potere con la forza delle armi». L’Unione africana ha sostenuto la stessa linea e ha denunciato un «cambiamento anticostituzionale di governo» , mentre l’Unione europea ha ritenuto che il colpo di forza mettesse «in pericolo gli sforzi avviati da diversi mesi» per la transizione.

La Francia segue con particolare attenzione gli eventi nel paese. Il governo di Parigi era stato bersaglio di critiche nei nei giorni scorsi, in particolare da parte centinaia di manifestanti riunitisi davanti l’ambasciata francese a Ouagadougou, capitale del Burkina, dando fuoco a barriere di protezione e lanciando pietre all’interno dell’edificio sul cui tetto erano posizionati soldati francesi. Secondo le immagini diffuse da diversi media locali e internazionali, altri manifestanti hanno strappato il filo spinato per tentare di scalare il muro di cinta dell’edificio diplomatico. «La Francia non partecipa agli eventi che si svolgono in Burkina Faso da qualche giorno. Si tratta di una crisi interna in evoluzione, un tema interno a questo paese in cui la Francia non deve prendere e non prende posizione», ha dichiarato domenica sera il ministro francese dell’Europa e degli Affari esteri, Catherine Colonna. La diplomazia statunitense ha «esortato i responsabili a disinnescare la situazione», dicendo di «seguire la situazione da vicino».

Nell’area, già venerdì sera, la Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale aveva «condannato con la massima fermezza» un colpo di forza «inopportuno dal momento che sono stati compiuti progressi per un ritorno all’ordine costituzionale entro il 1º luglio 2024». Per il momento, i nuovi golpisti non hanno indicato se intendono rispettare questo calendario di transizione. Ma domenica sera il presidente in carica della Comunità, il Bissau-Guineano Umaro Sissoco Embalo, ha «salutato le diverse parti del Burkina Faso per aver accettato una soluzione pacifica delle loro divergenze». Apprezzata in particolare «la decisione del tenente colonnello Damiba di rinunciare alle sue funzioni di presidente del governo di transizione (…) per evitare un confronto violento e un eventuale bagno di sangue». Secondo fonti del ministero degli affari esteri e della presidenza del Burkina, una delegazione dell’organizzazione occidentale africana che doveva inizialmente recarsi a Ouagadougou lunedì dopo il colpo di stato, è stata rinviata di un giorno per «ragioni logistiche». La delegazione sarà guidata dal ministro degli Esteri della Guinea-Bissau, Suzi Carla Barbosa, il cui paese presiede l’organizzazione, e comprenderà in particolare l’ex presidente nigeriano Mahamadou Issoufou, mediatore per il Burkina Faso.

 

Fonte: Le Point Afrique, 3 ottobre 2022.