lunedì, Novembre 4, 2024
AmbienteEconomia

Combustibili fossili: i dieci anni persi del Regno Unito

Dopo 10 anni di governo conservatore, nel pieno dell’aumento dei prezzi del gas, il Regno Unito si trova a pagare le conseguenze della forte dipendenza del paese dai combustibili fossili. In questo articolo tradotto da The Guardian vengono ricostruite in prospettiva critica le politiche pubbliche in materia di energia degli ultimi dieci anni. Il bilancio è negativo: invece di investire su energie pulite come il solare e l’eolico, potenzialmente inesauribili e disponibili a costi sempre più bassi, i governi conservatori hanno deliberatamente deciso di cedere alle lobby dell’energia fossile e di garantire i loro profitti. Le responsabilità dell’attuale crisi energetica vengono così scaricate interamente sulla guerra in Ucraina e sulla riduzione delle forniture di gas russo. La tesi dell’articolo è che la diminuzione del costo dell’energia green consente di riconvertire la produzione industriale nel senso di una maggiore sostenibilità e può rendere il paese sempre meno dipendente dal fossile, contribuendo in maniera significativa all’abbassamento del prezzo delle bollette. Il problema è che c’è un ritardo di almeno dieci anni da colmare, in fretta.

 

di Max Wakefield 

Mentre si materializza l’orrore della crescente crisi energetica e il “partito dell’austerità” [il partito conservatore inglese, ndt] si prepara a prendere in prestito 150 miliardi di sterline solo per pagare le bollette, i ministri del governo cercano disperatamente di ricordare una cosa: è tutta colpa di Vladimir Putin. Tuttavia, sebbene il terrificante picco dei prezzi del gas sia collegato alla guerra economica che Putin sta conducendo in Europa, l’emergenza che affronteremo questo inverno non sarà semplicemente il prodotto della guerra. Sarà anche il risultato delle politiche dei vari governi conservatori, che hanno intenzionalmente mantenuto la dipendenza del Regno Unito dal gas. 

Consideriamo le case e gli edifici termoisolati. L’ultimo decennio è stato un periodo di forte negligenza sul fronte di una delle più ovvie politiche di risparmio. Rapporto dopo rapporto, campagna dopo campagna, anno dopo anno, ai governi è stata ricordata la necessità di investire risorse per rendere i nostri edifici riscaldabili in modo più efficiente. Sovvenzioni dirette per coloro che hanno un reddito basso, sostegno finanziario per le famiglie e le imprese private e piani di efficientamento adeguatamente finanziati per il settore pubblico, avrebbero potuto porre fine al primato del Regno Unito come paese meno termoisolato dell’Europa occidentale. Adottare queste politiche sarebbe costato meno di 5 miliardi di sterline e avrebbe restituito, nel tempo, denaro al Tesoro attraverso una miriade di benefici economici, anche prima che i prezzi del gas andassero alle stelle.  

Ciononostante, sembrava non ci fosse nessun ministro ad ascoltare. Hanno ignorato le raccomandazioni del Comitato sul cambiamento climatico (consiglieri ufficiali del governo), delle ONG, della Commissione nazionale per le infrastrutture e dell’opposizione. Il risultato è stato un incredibile calo dell’85% negli interventi di isolamento domestico tra il 2012 e il 2019. Secondo i piani attuali, agli attuali ritmi, ci vorranno 700 anni per convertire le case della Gran Bretagna a un riscaldamento con basse emissioni di carbonio. Dopo un decennio di inattività, stiamo pagando ora il prezzo di essere stati così dipendenti dal gas.

I governi che si sono succeduti hanno anche ignorato i benefici delle energie rinnovabili a basso costo. Non è una novità che l’energia eolica onshore e quella solare siano a buon mercato. Questo accadeva già nel 2015, quando il governo di David Cameron ha vietato la creazione di nuovi parchi eolici onshore e ha tolto terreno all’industria del solare. In termini assoluti, il costo del solare è sceso dell’88% dal 2010 e quello dell’eolico onshore del 57%, nonostante entrambi siano stati intenzionalmente bloccati dallo schieramento conservatore. In termini relativi, i numeri sono sconcertanti: la costruzione di un nuovo impianto solare o eolico è ora nove volte più economico rispetto alla gestione di una centrale a gas. 

Al governo va dato atto di aver supportare lo straordinario successo dell’eolico offshore negli ultimi anni ma, allo stesso tempo, va riconosciuto che la possibile rapida diffusione dell’eolico onshore e del solare è stata fermata. Se una tale diffusione fosse avvenuta con successo, avremmo oggi molta più energia pulita a basso costo disponibile in casa, necessaria per superare l’imminente crisi energetica. Se i conservatori non avessero tagliato negli ultimi dieci anni i fondi per quelle che hanno chiamato “sciocchezze green”, le famiglie ora risparmierebbero in media 220 sterline all’anno sulle loro bollette energetiche, cifra che probabilmente aumenterà ulteriormente in seguito all’incremento dei prezzi del gas. Immaginate che risultati avrebbe potuto ottenere un vero impegno del governo per la transizione energetica. 

Le false soluzioni hanno, invece, avuto la meglio. La principale delle quali è stata il fracking [tecnologia per estrarre il petrolio, nota anche come fratturazione idraulica, molto controversa per i suoi elevati costi ambientali]. Nonostante il crollo delle sovvenzioni pubbliche e i ripetuti avvertimenti da parte di esperti che un’industria del fracking nel Regno Unito non farebbe nulla per abbassare le bollette, le amministrazioni conservatrici hanno mantenuto la loro preferenza per questa tecnologia estrattiva. L’ostinata promozione di un’industria che non è arrivata a nessun esito ha fatto perdere tempo prezioso e messo in ombra le vere soluzioni a portata di mano.

L’ossessione di ottenere fino all’ultima goccia di petrolio e di gas dal Mare del Nord ha spinto i ministri conservatori a perseverare con una logica disastrosa. I giacimenti del Mare del Nord sono in declino per una ragione molto semplice: abbiamo estratto, venduto e bruciato la maggior parte di ciò che esisteva. Aggrapparsi a ciò che resta non farà nulla per abbassare le bollette del gas perché le nostre riserve sono solo una goccia nell’oceano del gas mondiale e dei suoi prezzi. Portare avanti l’industria del fracking a prescindere, come intende fare il nuovo Primo Ministro Liz Truss, non ridurrà le bollette energetiche: minerà semplicemente la capacità del Regno Unito di guidare l’azione sul clima. 

Arriviamo, quindi, all’energia nucleare che produce elettricità senza carbone, ma è molto lenta e relativamente costosa da realizzare [senza considerare, per il nucleare tradizionale, il problema annoso delle scorie radioattive, ndt]. Hinkley Point C, il primo di una presunta nuova generazione di centrali nucleari del Regno Unito, non aprirà prima altri quattro anni (nel migliore dei casi). Costerà almeno £5 miliardi in più rispetto al budget. Se i prezzi del gas non dovessero più tornare ai livelli precedenti al 2021, Hinkley non sembrerà così male per i consumatori. Ma dobbiamo ancora confrontarci con la situazione attuale: se l’entusiasmo politico per Hinkley fosse stato diretto alle rinnovabili a basso costo e all’efficientamento energetico degli immobili, ne sentiremmo già i benefici. 

C’è una storia tristemente nota dietro questi fallimenti: il potere degli interessi economici consolidati. L’accesso che le società dei frackers e delle trivelle hanno avuto ai massimi livelli del partito conservatore, dal 2010 a oggi, ci ha lasciato con una politica energetica irrazionale. Invece di ridurre il nostro consumo di energia attraverso il termoisolamento e di soddisfare le nostre esigenze in modo razionale, con energie rinnovabili domestiche alimentate dal sole e dal vento, le politiche energetiche britanniche hanno cercato soltanto di garantire i profitti delle aziende del fossile. Queste società energetiche non hanno alcun interesse a realizzare un sistema energetico veramente moderno, pulito e sicuro, su cui tutti potremmo fare affidamento.  

Prendere in prestito 150 miliardi di sterline per coprire le bollette energetiche gonfiate da prezzi ai massimi storici – sapendo che la maggior parte di queste risorse economiche finirà nelle tasche delle società del petrolio e del gas – è solo l’inizio delle nostre sofferenze. Siamo governati da un partito secondo cui la risposta a una crisi ambientale e climatica, generata dai combustibili fossili, sia quella di usare più combustibili fossili. Un governo guidato da questa visione è, evidentemente, incapace di gestire la base di qualsiasi sistema economico, ovvero l’approvvigionamento energetico.

 

Fonte: The Guardian, 9 settembre 2022.