giovedì, Aprile 25, 2024
Conflitti

Camp Darby, il convitato di pietra che nessuno vede

di Mario D’Acunto

Introduzione. L’accordo Italia – USA del 1951

La base militare di Camp Darby (CD) nasce nel 1951 a seguito di un accordo segreto fra governo statunitense e Pentagono, da una parte, e il ministero degli esteri italiano dall’altra (Ronzitti 2007). Con tale accordo si stabilì che gli Stati Uniti potessero attivare delle linee di comunicazione sul suolo italiano e occupare dei territori nelle vicinanze di Livorno che divennero poi l’attuale CD, chiamata così in onore del Brig. Gen. William O. Darby, rimasto ucciso il 30 Aprile 1945, di fatto a guerra finita, durante un’azione nel nord Italia.

Quando venne divulgata la notizia che nella malfamata pineta di Tombolo, tra Pisa e Livorno, fino ad allora nota per la presenza di disertori americani, prostitute e traffici illeciti di ogni tipo, si sarebbe insediata la base, le autorità italiane sottolinearono la temporaneità della concessione. In effetti l’accordo iniziale prevedeva una durata di 40 anni, poi divenuti 45 e, malgrado la caduta dell’URSS nel 1991 e quindi con la fine della Guerra Fredda, che aveva giustificato la presenza militare USA in Europa, nel 1996 si è deciso di protrarre la presenza USA a CD di fatto sine die. L’accordo continua infatti a rimanere rigorosamente segreto (Ronzitti 2007).

Caratteristiche generali della base

La base, che è, a tutti gli effetti, una base militare USA anche se ospita un comando NATO, occupa circa 2mila ettari, oggi parte integrante del Parco di Migliarino-S. Rossore, in provincia di Pisa anche se si trova a poche centinaia di metri dall’abitato di Stagno, cioè dall’estrema periferia di Livorno. Infatti nei documenti ufficiali CD viene solitamente definita come la base di Livorno. La base viene gestita dall’U.S. Army che l’ha fatta diventare il deposito di materiale bellico più grande al di fuori del territorio statunitense, come confermato recentemente dall’attuale comandante, il col. Erik Berdy, che durante una intervista al direttore de La Nazione, ha riferito che CD è il più grande arsenale USA al di fuori della madrepatria e che dal 1990 è quasi sempre movimentato in occasione dei diversi conflitti in atto.

L’USAREUR (struttura militare statunitense con base in Europa) ha progettato la costruzione e il rimodernamento di tutte le strutture necessarie a due centri strategici di spiegamento, uno situato presso i Rhine Ordnance Barracks, adiacenti alla base aerea di Ramstein (Germania), che supporta la regione centrale, il secondo nel Nord e Centro Italia, che supporta la regione meridionale e coinvolge in modo diretto la base di Camp Ederle a Vicenza e CD. Inoltre è stato sviluppato un programma di stazionamento che assicura ad ogni unità dispiegabile la presenza di un punto di smistamento dei rifornimenti, di un’adeguata rete stradale e di aeroporti regionali di imbarco e sbarco.

Per inquadrare la base di CD nel contesto internazionale e nazionale, riportiamo la distribuzione delle basi USA nel mondo, figura 1; delle basi militari dello stesso tipo di CD nel mondo, figura 2, e la specifica presenza in Italia, figura 3, rispettivamente.

Figura 1. Distribuzione delle Basi USA nel mondo aggiornata al 2007 (Paragano 2008).

Figura 2. Distribuzione delle singole basi militari (fanteria e logistica) USA, aggiornate al 2008 (Paragano 2008).

Figura 3. Distribuzione dei principali siti militati USA in Italia (Paragano 2008).

Nel 1951 i militari USA impiegati nella base di CD sono circa 8mila unità, numero che varierà negli anni a seconda delle esigenze strategiche del momento, e che, contestualmente, utilizzano alcune migliaia di civili italiani e statunitensi ma anche ex-prigionieri tedeschi. La consistenza dei lavoranti civili italiani è molto diminuita negli ultimi trent’anni, come diminuita è la presenza dei civili statunitensi. Prima di essere assunti i civili italiani devono prestare solenne giuramento di non favorire alcun partito politico che comporti la sovversione degli Stati Uniti d’America o che sostenga il diritto di sciopero contro il governo italiano o contro il governo USA (Dinucci 2017b). La base diviene ben presto la principale struttura logistica dell’U.S. Army nel Mediterraneo (le altre grandi basi USA sono della Marina o dell’Aviazione). Vi vengono stoccate armi convenzionali di tutti i tipi, dai carri armati ai cannoni e ai corazzati che per anni hanno fatto bella mostra di sé nei piazzali antistanti la statale Aurelia, fino agli anni ’70 la principale arteria di scorrimento litoraneo. Scelta questa non casuale, in questo modo, ogni giorno, migliaia di persone potevano constatare l’inquietante presenza del potente alleato statunitense.

CD è la sede di 26 strutture di appoggio dell’esercito, dell’aviazione e del Dipartimento della Difesa. Fra le organizzazioni dell’esercito figurano il Combat Equipment Battallion-Livorno (battaglione per le attrezzature da combattimento), o CEB-L, il cui compito è quello di immagazzinare e mantenere efficienti le attrezzature e i veicoli preposti, e il 839th Transportation Bn. (893° battaglione trasportatori), incaricato dal Comando per la Gestione del Traffico Militare di gestire tutti i porti marittimi che offrono appoggio alle operazioni militari statunitensi in tutto il Mediterraneo.

La funzione della base nel quadro dell’imperialismo USA

Grazie alla sua posizione al centro del Mediterraneo la base ha svolto una funzione fondamentale nelle operazioni belliche dell’imperialismo statunitense in Medio Oriente, specie negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso. A CD si rifornirono le portaerei che colpirono la Libia nei raid contro Gheddafi nel 1986, da CD partirono le munizioni che bombardarono Beirut ad inizio anni ‘80, da CD partirono buona parte delle munizioni impiegate nella guerra contro l’Iraq, sia nella prima Guerra del Golfo, operazione Desert Storm anno 1991, che nella seconda Guerra del Golfo, 2003 e successiva occupazione irachena, ma da CD partirono anche grandi quantitativi di armi destinate ai gruppi paramilitari centroamericani impegnati a spegnere nel sangue le lotte popolari (Grimaldi e Scalettari 2014). Nel 1988, infatti, si scoprì che dal porto di Livorno erano partite diverse centinaia di tonnellate di armi dirette ai fascisti honduregni e nicaraguensi. Mentre già nel 1986 si era scoperto anche che la base di Livorno era stata al centro di un traffico segreto di armi verso l’Iran, ne seguì uno scandalo noto come Irangate dove fu dimostrato il coinvolgimento della CIA con la connivenza dei servizi segreti e del governo italiano (Desiderio 1999).

Con lo scoppio della guerra in Yemen nel 2015, che vede contrapposte le forze degli Huthi, sostenute tra l’altro dall’Iran, che controllano la capitale Sana’a, contro le forze leali al governo di Abd Rabbuh Mansur Hadi, con sede ad Aden, sostenute dall’Arabia Saudita, nel porto di Livorno si assiste a un crescente traffico di navi cargo militari, fra CD e il fronte di guerra Yemenita lungo la via marittima di Livorno-Aqaba-Gedda, di navi appartenenti alla flotta PSM, Programma di Sicurezza Marittima. Programma grazie al quale, tramite una partnership pubblico-privato, il Dipartimento della Difesa USA rifornisce con  una potente flotta di proprietà privata, con bandiera ed equipaggio statunitensi, le linee del fronte di mezzi militari ed equipaggiamento per le unità militari trasportabile su container, veicoli per il trasporto truppe, carri armati, elicotteri (Dinucci 2017a).

Attuale organizzazione logistica interna

CD è l’unico sito dell’esercito statunitense in cui il materiale preposto venga custodito insieme alle munizioni, così da permettere il trasferimento simultaneo di attrezzature, veicoli e munizioni alle unità in attesa. Ad esempio, questo è l’unico luogo in tutta la regione dell’Europa meridionale da cui si possano trasportare munizioni via mare: queste raggiungono il porto di Livorno passando per un canale che lo collega direttamente a CD, da lì vengono caricate su piccole imbarcazioni transoceaniche e portate, dopo un viaggio di due ore verso sud, in un altro porto dove possono essere caricate su navi da munizioni. Inoltre il campo è molto vicino allo spazio aereo di Pisa, in grado di permettere le manovre di aerei Lockeed C-5 Galaxy, così da rendere possibile il trasferimento aereo di munizioni o attrezzature da combattimento fondamentali (Dinucci 2017b).

Figura 4. Organizzazione logistica interna della base di CD al 2015, comprese le strutture ricreative.

La popolazione permanente di CD, contando i dipendenti e i loro familiari supera le 2.000 unità. Il personale militare conta circa 350 addetti equamente divisi fra appartenenti all’esercito e all’aviazione. Gli impiegati italiani sono circa 580 suddivisi fra lo staff del Team di Sostegno dell’Area e il CEB-L.

Un enorme e pericoloso magazzino di armi e attrezzature belliche

Nel corso dell’estate del 2000, il 31st Munitions Squadron (MUNS) di CD ha trasferito, in un’operazione durata 12 giorni, più di 100.000 articoli per un peso netto di materiale esplosivo maggiore di 28 tonnellate, spostandoli da otto strutture per l’immagazzinamento di munizioni (depositi sotterranei o igloo) ad un’altra zona di custodia. Motivo di questo trasferimento sono stati gli errori nella costruzione del soffitto di quegli igloo che contenevano missili altamente esplosivi, testate, proiettili e detonatori. I problemi strutturali di questi elementi, costruiti almeno un paio di decenni prima, sono andati peggiorando di anno in anno. Nel 1981 e nel 1995 sono state eseguite delle valutazioni tecniche; verso la metà degli anni ’80 venne ancorata al soffitto una rete di acciaio su cui venne spruzzato dello shockcrete, una qualità di cemento armato; ma nel maggio del 2000, il peso del rivestimento aveva provocato, in uno degli igloo, il distacco di grandi porzioni di shockcrete, della rete e di parte del soffitto preesistente. Ciò ha obbligato il 31st MUNS a chiedere l’intervento del Genio Ingegneri dell’Esercito degli Stati Uniti perché stilasse una relazione tecnica su tutti gli otto igloo. Gli studi hanno rivelato una situazione ancora più preoccupante riguardo alla fatiscenza delle strutture, quindi il 31st MUNS ha dovuto interrompere la corrente degli otto capannoni ed interdirne temporaneamente l’accesso lasciandovi abbandonate pile di munizioni che arrivano fino al soffitto. Le munizioni sono state rimosse in seguito in una collaborazione del 31st MUNS con il Genio Civile Ingegneri del USAFE (corpo dell’aviazione statunitense con base in Europa) coordinata dallo staff del Quartier Generale del USAFE, in cui è stato utilizzato il ARTS (All-purpose Remote Transport System) per la rimozione delle munizioni dagli igloo, e i robot Mk 3 del RONS (Remote Ordnance Neutralization System) per un maggiore controllo sulla situazione (Dinucci 2017a e b).

Dopo la fine della guerra fredda. Invece di chiudere la base, la si è potenziata

Con la fine della Guerra Fredda, principale giustificazione storica della presenza militare USA in Europa, si è avviato una generale riorganizzazione della stessa presenza militare statunitense in Europa, e in Italia, in particolare, in quanto molti scenari di guerra si sono sviluppati in Medio Oriente, imponendo un ruolo maggiore delle strutture militari presenti nel Mediterraneo e in Italia, in particolare. CD ha avuto un ruolo centrale in questa nuova organizzazione logistica. In particolare, si è dato il via, a partire dai primi anni ’90 del secolo scorso, all’operazione Leghorn (Livorno in Inglese). L’Attività di Deposito dell’Esercito Leghorn (Livorno), già conosciuto come Centro Generale di Sostegno-Livorno, situato sulle coste nordoccidentali italiane, è diventato IOC (Comando per le Operazioni Industriali) nel 1994. La missione dell’attività di immagazzinamento è quella di ricevere, imbarcare, provvedere alla custodia e alla manutenzione della Riserva di Guerra dell’Esercito e delle scorte per i piani operativi. La responsabilità per le scorte della riserva di guerra immagazzinate sul posto è stata trasferita al IOC nel 1993, l’anno successivo sono state fatte traslocare anche le installazioni. Il IOC è responsabile del Comando per il Materiale dell’Esercito per la gestione di tutte le Riserve di Guerra dell’Esercito nel mondo. La missione di Leghorn è cambiata al cambiare delle esigenze dell’esercito. In principio la struttura era stata creata per rifornire esclusivamente una piccola regione dell’Europa; al giorno d’oggi i suoi 2.400 acri di deposito ospitano tanto materiale da poter garantire l’equipaggiamento di un’intera brigata. Fra le scorte, chiamate AWR-2, sono comprese munizioni, materiale rotabile, unit basic loads, ed articoli di sopravvivenza suddivisi in 45 pacchi per le compagnie. A differenza dei POMCUS (materiale per le operazioni d’oltreoceano assemblato negli Stati Uniti) che hanno una destinazione già definita, queste attrezzature sono pacchetti pronti per essere imbarcati ed utilizzati in operazioni degli Stati Uniti in tutto il mondo. Attualmente Leghorn è responsabile dell’immagazzinamento, della distribuzione e della manutenzione di scorte AWR-2, delle scorte del Dipartimento di Stato, delle scorte di appoggio dell’Ufficio degli Stati Uniti per i Disastri Esteri, e delle scorte di decremento delle divisioni europee dell’esercito statunitense (Dinucci 2017b).

Il Combat Equipment Battallion-South (battaglione per le attrezzature da combattimento per la zona meridionale) e la sua 24th Cbt. Equip. Company (24° compagnia per le attrezzature da combattimento) nel Deposito dell’Esercito Leghorn di Livorno conservano un inventario di materiale e munizioni, compreso l’equipaggiamento sufficiente a rifornire una brigata pesante composta da due unità blindate e due battaglioni di fanteria meccanizzata, per un valore totale di 2miliardi di dollari. Il deposito contiene circa 2.600 pezzi di materiale rotabile dell’esercito oltre alle attrezzature e alle forniture, più di 11.000 articoli delle scorte nazionali, ed offre la maggiore area di immagazzinamento di munizioni di tutte le divisioni europee dell’esercito statunitense.

Dieci capannoni ospitano forniture fra cui razioni da campo, petrolio, materiale da costruzione e da barriera, camion e carrarmati oltre ai pezzi di ricambio per le attrezzature. Leghorn ha giocato un ruolo importante nel supporto di esercitazioni militari della NATO e delle missioni umanitarie degli Stati Uniti imbarcando e trasportando materiale per la Somalia, Filippine, Rwanda e Cecenia.

A partire dal 2005, durante il pieno svolgimento dell’occupazione dell’Iraq in seguito alla seconda guerra del Golfo, sono stati effettuati importanti lavori di miglioramento dello Scalo ferroviario di Tombolo dell’Area per l’Immagazzinamento di Munizioni di CD a Livorno. L’area del Canale dei Navicelli, situata proprio di fronte allo Scalo di Tombolo, è stata dragata garantendo la possibilità di scaricare agevolmente le munizioni necessarie ad un’eventuale operazione futura. Le eliche delle navi-munizioni e i propulsori ad arco continuano a trascinare il fondale del canale dai punti di minore a quelli di maggiore profondità provocando una riduzione dell’effettiva profondità delle acque a tal punto da dimezzare l’effettiva capacità di trasferimento marittimo delle munizioni. Questo problema è stato esasperato dalle operazioni di trasporto di munizioni in sostegno alle operazioni della NATO e degli Stati Uniti nei Balcani realizzati negli ultimi anni. A questo si aggiunga che le infrastrutture portuali, dalle iniziali condizioni fatiscenti, hanno visto diverse opere di miglioramento al fine di massimizzare la loro futura potenziale capacità di garantire appoggio ad eventuali operazioni.

Gli ultimi interventi, a partire dal 2017, hanno riguardato la costruzione di un nuovo tronco ferroviario che collegherà la stazione di Tombolo (sulla linea Pisa-Livorno) a un nuovo terminal di carico e scarico, attraversando il Canale dei Navicelli su un nuovo ponte metallico girevole. Il terminal di carico e scarico, alto quasi 20 metri, comprenderà quattro binari lunghi 175 metri capaci di accogliere ciascuno nove vagoni per un totale di 36. Il terminal sarà collegato all’area di stoccaggio delle munizioni (Ammunition Storage Area) con grandi autocarri. Per mezzo di carrelli movimentatori di container, le armi in arrivo verranno trasferite dai carri ferroviari agli autocarri e quelle in partenza dagli autocarri ai carri ferroviari. Il terminal permetterà il transito di due convogli ferroviari al giorno, che collegheranno la base al porto attraverso le normali linee delle Ferrovie dello Stato. Il piano di riorganizzazione delle infrastrutture, iniziato ufficialmente nel 2017, è dovuto al fatto che, in seguito all’accresciuto transito di armi da CD, non basta più il collegamento via canale e via strada della base con il porto di Livorno e l’aeroporto di Pisa. Come accennato, dal marzo 2017 enormi navi fanno mensilmente scalo a Livorno, scaricando e caricando armi che vengono trasportate in continuazione nei porti di Aqaba in Giordania, Gedda in Arabia saudita e altri scali mediorientali per essere usate dalle forze statunitensi e alleate nelle guerre in Siria, Iraq e Yemen (Dinucci 2017a).

Camp Darby, la strategia della destabilizzazione italiana degli anni ’70, e il Moby Prince

La base di Livorno ha avuto anche un ruolo centrale nella strategia di destabilizzazione che ha insanguinato l’Italia negli anni ’70 e ’80. Fin dal 1974 erano filtrate voci sull’uso della base per l’addestramento di neofascisti, voci successivamente confermate dalle indagini dei giudici Casson e Mastelloni (Fedrighini 2005). Nel 1990 Casson scoprì che CD era la principale base strategica della rete di Gladio/Stay Behind, creata dagli Stati Uniti in funzione anticomunista (Fedrighini 2005; Dinucci 2017a).

CD è una delle basi Usa/Nato che – scrive Ferdinando Imposimato, già presidente onorario della Suprema Corte di Cassazione – hanno fornito gli esplosivi per le stragi, da Piazza Fontana a Capaci e Via d’Amelio” (Fedrighini 2005). Basi in cui “si riunivano terroristi neri, ufficiali della Nato, mafiosi, uomini politici italiani e massoni, alla vigilia di attentati” (Fedrighini 2005).

CD ha a che vedere anche con la tragedia del traghetto Moby Prince, partito da Livorno e diretto ad Olbia, entrato in collisione la sera del 10 aprile 1991, nella rada del porto di Livorno, con la petroliera Agip Abruzzo. Muoiono in 140, dopo aver atteso per ore invano i soccorsi. Quella sera, nella rada di Livorno c’è un intenso traffico di navi militari e militarizzate USA impegnate nel trasbordo di armi, parte delle quali viene segretamente inviata in Somalia, parte in Croazia, non esclusi depositi di Gladio in Italia. Su quanto successo la notte del 10 Aprile intorno al Moby Prince rimandiamo a Fedrighini 2005, Grimaldi e Scalettari 2014.

Il movimento contro la guerra e Camp Darby

Sebbene l’insediamento della base di CD abbia inizialmente comportato forti proteste, tuttavia, la generale accettazione della presenza militare statunitense sul proprio territorio ha costituito una caratteristica diffusa anche nell’opinione pubblica italiana, in particolar modo nella prima fase della presenza militare statunitense (Paragano 2008). Nel 1957, l’assistente al segretario alla difesa statunitense Nash in un report per il presidente mise in evidenza come l’usuale irritazione associata con la presenza di forze statunitensi in paesi esteri è stata con evidenza assente in Italia (Paragano 2008). La presenza statunitense in Italia non solo non veniva osteggiata ma spesso richiesta (Desiderio 1999). L’atteggiamento, dallo stesso Nash definito paradossale, veniva giustificato sia in termini di consapevolezza del sostegno economico che si associava alla presenza statunitense, sia in relazione alla sensazione che quanti più soldati americani sono dislocati in Italia, tanto più l’Italia potrà contare sull’assistenza e la protezione degli Stati Uniti (Paragano 2008). Come per il resto del paese, anche tra Pisa e Livorno, la permanenza di militari statunitensi, salvo rari casi, è quindi lentamente diventata abituale, con il tempo considerata dall’opinione pubblica come necessaria, definitiva e consueta. L’opposizione pubblica alla presenza militare statunitense si sviluppa verso la metà degli anni ’80, in relazione all’impianto di missili nucleari nella base di Comiso.

Nella metà degli anni ‘80, la base di Comiso, allora base concessa ad uso NATO ma gestita totalmente dagli Stati Uniti, venne investita da un processo di ampliamento che, oltre ad aumentare decisamente la presenza militare nella città sicula, prevedeva l’impianto di missili Cruise, destinati ad uso nucleare. Il processo di ampliamento della base, che si inseriva in un delicato equilibrio che gli Stati Uniti stavano vivendo sia in relazione all’Unione Sovietica sia nelle relazioni con i paesi arabi, ed in particolar modo la Libia, trovò la decisa ostilità dei comisani. Dall’opposizione alla localizzazione delle installazioni missilistiche di Comiso negli anni ’80 per terminare alle opposizioni all’ampliamento/costruzione di Camp Ederle a Vicenza nel primo decennio del nuovo millennio, i problemi relativi alla presenza militare statunitense in Italia sono principalmente connessi alle dinamiche che possono svilupparsi su scala locale piuttosto che nazionale. Analogamente anche il dissenso nei confronti della base di CD ha vissuto di occasionali e temporanee fiammate, soprattutto a partire dal 1991 e principalmente legate all’acutizzarsi di crisi militari poi sfociate in vere e proprie guerre, prima e seconda Guerra del Golfo 1991 e 2003, Operazione Allied Force, Kossovo 1999, in cui il ruolo logistico di CD ha immediatamente proiettato in prima linea sia la base e il territorio che la ospita.

Dismissione e riconversione della base ad usi civili

Il movimento contro la guerra nelle varie campagne contro CD degli ultimi due decenni si è caratterizzato sempre più per una proposta di dismissione e di riconversione ad usi civili della base stessa. Inoltre, l’opposizione alla base si è sempre più caratterizzato nel coinvolgere gli enti locali in questo processo di riconversione. Prefetto e Sindaco di Pisa, su precise richieste, non sono stati in grado di smentire negli anni che CD ospiti depositi speciali, (depositi di proiettili all’uranio impoverito e di altri ordigni come mine, proiettili d’artiglieria, testate non strategiche): lettere indirizzate a Prefetto e Sindaco di Pisa affinché escludessero questa possibilità sono rimaste senza risposta. I prefetti di Pisa e Livorno hanno segnalato, su pressione del movimento contro la base, che per CD non c’è nessun piano di emergenza esterna. Attualmente, per il porto di Livorno accedono navigli a propulsione nucleare e anche con armamento non convenzionale, ma per la popolazione a effettivo rischio di emergenza radiologica, come definita dalla legge, non c’è nessuna informazione sul rischio relativo al transito di tali navigli. Nei disegni statunitensi il ruolo strategico di CD crescerà, come fanno prevedere le drammatiche dinamiche geopolitiche in atto in Europa, in Africa e in Medio Oriente. Purtroppo la realtà è che il progetto per un nuovo tronco ferroviario stazione di Tombolo-base e il raddoppio del Canale dei Navicelli con un  nuovo ponte girevole sul canale risponde alla necessità dell’Esercito degli Stati Uniti di potenziare ulteriormente il collegamento della base col porto di Livorno, per dare maggiore efficienza ai rifornimenti dei fronti della guerra statunitense. 

[Il testo rielabora l’intervento tenuto in occasione del “Terra Terra Festival”, a Vicopisano (Pisa), lo scorso 11 settembre 2020] 


Riferimenti

Desiderio, A. (1999) Paghiamo con le basi la nostra sicurezza, “Limes”, 4.

Dinucci, M. (2017a) Da Camp Darby armi Usa per la guerra in Siria e Yemen, “il manifesto”, 14 aprile.

Dinucci, M. (2017b) Camp Darby: la storia, “retedellapace.it”, 30 giugno.

Fedrighini, E. (2005) Moby Prince. Un caso ancora aperto, Milano, Paoline.

Grimaldi, L. e Scalettari, L. (2014) 1994. L’anno che ha cambiato l’Italia. Dal caso Moby Prince agli omicidi di Mauro Rostagno e Ilaria Alpi. Una storia mai raccontata, Milano, Chiarelettere.

Paragano, D. (2008) Le basi militari degli Stati Uniti in Europa. Posizionamento strategico, percorso localizzativo ed impatto territoriale, Tesi di dottorato, Università di Trieste.

Ronzitti, N. (2007) Le basi americane in Italia. Problemi aperti, “Istituto Affari Esteri”, n. 70.

Mario D’Acunto è ricercatore all’Istituto di Biofisica del CNR, area di Pisa. È membro del Consiglio Nazionale delle Ricerche USPID (Unione degli Scienziati italiani Per Il Disarmo) e Senior Fellow del Centro Interdisciplinare Scienze per la Pace, Università di Pisa. E-mail: mario.dacunto@ibf.cnr.it