Agire contro la crisi climatica: la sintesi del rapporto 2023 dell’IPCC
a cura di Katrina Dal Molin e Guglielmo Accardo
Esistono molteplici opzioni fattibili ed efficaci per ridurre le emissioni di gas serra e adattarsi ai cambiamenti climatici causati dall’uomo, e sono ora disponibili, dicono gli scienziati nell’ultimo rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) pubblicato in Svizzera nel marzo di quest’anno. L’AR6 Synthesis Report Climate Change 2023 riassume lo stato attuale delle conoscenze sui cambiamenti climatici, i suoi impatti e rischi diffusi, e la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici. Integra i principali risultati del Sixth Assessment Report (AR6)dell’IPCC, che si basa sui contributi di tre Working Groups e tre Rapporti Speciali. Il rapporto di sintesi, finalizzato nel marzo 2023, è l’ultimo dei documenti AR6 che saranno utilizzati per informare il Global Stocktake by the United Nations Framework Convention on Climate Change.
“Questo rapporto di sintesi sottolinea l’urgenza di intraprendere azioni più ambiziose e dimostra che, se agiamo ora, possiamo ancora garantire un futuro vivibile e sostenibile per tutti,” ha affermato il Chair dell’IPCC Hoesung Lee. “L’integrazione di un’azione per il clima efficace ed equa non solo ridurrà le perdite e i danni per la natura e le persone, ma fornirà anche benefici più ampi.”
Più di un secolo dell’uso di combustibili fossili, nonché di utilizzo ineguale e insostenibile di energia e terra, ha portato a un riscaldamento globale di 1,1°C rispetto ai livelli preindustriali. Ciò ha portato a eventi meteorologici estremi più frequenti e più intensi che hanno causato impatti sempre più pericolosi sulla natura e sulle persone in ogni regione del mondo. Il rapporto di sintesi mostra che il ritmo e la scala di ciò che è stato fatto finora, e gli attuali piani per affrontare la situazione, sono insufficienti per combattere il cambiamento climatico.
Intraprendere l’azione giusta ora potrebbe comportare il cambiamento trasformativo essenziale per un mondo sostenibile ed equo. Mantenere il riscaldamento globale a 1,5°C al di sopra dei livelli preindustriali richiede riduzioni profonde, rapide e sostenute delle emissioni di gas serra in tutti i settori. Il rapporto afferma che la soluzione risiede nello sviluppo resiliente ai cambiamenti climatici, che implica l’integrazione di misure per l’adattamento con azioni per ridurre o evitare le emissioni di gas serra in modi che forniscano benefici più ampi. Questo sviluppo diventa progressivamente più impegnativo con ogni incremento del riscaldamento. Per essere efficaci, queste scelte devono essere radicate nei nostri diversi valori, visioni del mondo e conoscenze, comprese le conoscenze scientifiche, le conoscenze indigene e le conoscenze locali. Questo approccio faciliterà lo sviluppo resiliente ai cambiamenti climatici e consentirà soluzioni localmente appropriate e socialmente accettabili.
“I maggiori guadagni in termini di benessere potrebbero derivare dal dare priorità alla riduzione del rischio climatico per le comunità a basso reddito ed emarginate, comprese le persone che vivono in insediamenti informali”, ha affermato Christopher Trisos, uno degli autori del rapporto. “Un’azione accelerata per il clima avverrà solo se ci sarà un aumento notevole della finanza: finanziamenti insufficienti e disallineati stanno frenando il progresso.”
Secondo il Rapporto, c’è capitale globale sufficiente per ridurre rapidamente le emissioni di gas a effetto serra se le barriere esistenti vengono ridotte: aumentare i finanziamenti per gli investimenti climatici è importante per raggiungere gli obiettivi climatici globali e i governi sono fondamentali per ridurre queste barriere, attraverso finanziamenti pubblici e segnali chiari per investitori, banche centrali e regolatori finanziari che possono anche fare la loro parte. L’impegno politico, le politiche coordinate, la cooperazione internazionale, la gestione dell’ecosistema e la governance inclusiva sono tutti elementi importanti per un’azione per il clima efficace ed equa. La tecnologia, il know-how e le misure politiche adeguate devono essere condivise e devono essere resi disponibili subito finanziamenti adeguati, in modo che ogni comunità possa ridurre o evitare i consumi ad alta intensità di carbonio. Allo stesso tempo, con investimenti significativi nell’adattamento, sarebbe possibile evitare l’aumento dei rischi, in particolare per i gruppi e le regioni vulnerabili.
Il clima, gli ecosistemi e la società sono interconnessi, quindi una conservazione efficace ed equa di circa il 30-50% della terra, dell’acqua dolce e degli oceani della Terra contribuirà a garantire un pianeta sano. Le aree urbane offrono un’opportunità su scala globale per un’azione climatica ambiziosa che contribuisca allo sviluppo sostenibile. I cambiamenti nel settore alimentare, dell’elettricità, dei trasporti, dell’industria, degli edifici e dell’uso del suolo possono ridurre le emissioni di gas a effetto serra e, allo stesso tempo, possono rendere più facile per le persone condurre stili di vita a basse emissioni di carbonio, che miglioreranno anche la salute e il benessere. Una migliore comprensione delle conseguenze del consumo eccessivo può aiutare le persone a fare scelte più informate.
“È più probabile che i cambiamenti trasformativi abbiano successo dove c’è fiducia, dove tutti lavorano insieme per dare priorità alla riduzione del rischio e dove i benefici e gli oneri sono condivisi equamente,” ha affermato il Chair dell’IPCC. “Viviamo in un mondo eterogeneo in cui ognuno ha responsabilità diverse e diverse opportunità per realizzare il cambiamento. Alcuni possono fare molto mentre altri avranno bisogno di supporto per aiutarli a gestire il cambiamento.”
In termini di risposte a breve termine, il rapporto rivela che si sta rapidamente chiudendo una finestra di opportunità per garantire un futuro vivibile e sostenibile per tutti. Lo sviluppo resiliente ai cambiamenti climatici integra l’adattamento e la mitigazione per promuovere lo sviluppo sostenibile per tutti e può essere reso possibile da una maggiore cooperazione internazionale, compreso un migliore accesso a risorse finanziarie adeguate, in particolare per le regioni, i settori e i gruppi vulnerabili, e una governance inclusiva e politiche coordinate. Un’azione ritardata di mitigazione e adattamento comporterebbe alla costruzione di infrastrutture ad alte emissioni, aumenterebbe i rischi di crescita dei costi, ridurrebbe la fattibilità e aumenterebbe perdite e danni. Sono necessarie transizioni rapide e di vasta portata in tutti i settori e sistemi per ottenere riduzioni profonde e durature delle emissioni e garantire un futuro vivibile e sostenibile per tutti. Queste transizioni di sistema comportano un significativo potenziamento di un ampio portafoglio di opzioni fattibili, efficaci e a basso costo per la mitigazione e l’adattamento che sono già disponibili.
Dare priorità a equità, giustizia climatica, giustizia sociale, inclusione e processi di giusta transizione può consentire azioni ambiziose e uno sviluppo resiliente ai cambiamenti climatici, poiché i risultati dell’adattamento sono migliorati da un maggiore sostegno alle regioni e alle persone con la maggiore vulnerabilità ai rischi climatici. L’integrazione dell’adattamento climatico nei programmi di protezione sociale migliora la resilienza e sono disponibili molte opzioni per ridurre il consumo ad alta intensità di emissioni, anche attraverso cambiamenti comportamentali e dello stile di vita, con benefici collaterali per il benessere della società.
Un’azione efficace per il clima è resa possibile dall’impegno politico, da una governance multilivello ben allineata, da quadri istituzionali, politiche e strategie, leggi e da un migliore accesso ai finanziamenti e alla tecnologia. Obiettivi chiari, coordinamento tra più ambiti politici e processi di governance inclusivi facilitano un’azione efficace per il clima, mentre gli strumenti normativi ed economici possono supportare profonde riduzioni delle emissioni e resilienza climatica se ampliati e applicati su vasta scala. Lo sviluppo resiliente ai cambiamenti climatici trae vantaggio dall’attingere a conoscenze diverse.
L’IPCC è l’organismo delle Nazioni Unite per la valutazione della scienza relativa ai cambiamenti climatici. È stato istituito dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) e dall’Organizzazione meteorologica mondiale(OMM) nel 1988 per fornire ai leader politici valutazioni scientifiche periodiche sui cambiamenti climatici. L’IPCC ha tre gruppi di lavoro: Working Group I, che si occupa della scienza fisica del cambiamento climatico; Working Group II, che si concentra sull’impatto, l’adattamento e la vulnerabilità associati al cambiamento climatico; e Working Group III, che si occupa della mitigazione del cambiamento climatico. Tutti e tre i gruppi hanno contribuito al Sixth Assessment Report (AR6), che comprende anche tre rapporti speciali (Global Warming of 1.5°C pubblicato nell’ottobre 2018; Climate Change and Land pubblicato nell’agosto 2019; e Special Report on the Ocean and Cryosphere in a Changing Climate pubblicato a settembre 2019) e un perfezionamento dell’ultimo rapporto metodologico dell’IPCC.
Migliaia di persone provenienti da tutto il mondo contribuiscono al lavoro dell’IPCC. Per gli Assessment Reports, gli esperti offrono volontariamente il loro tempo come autori dell’IPCC per valutare le migliaia di articoli scientifici pubblicati ogni anno e fornire un riepilogo completo di ciò che si sa sui driver del cambiamento climatico, i suoi impatti e i rischi futuri e su come l’adattamento e la mitigazione possono ridurre tali rischi. Gli Assessments dell’IPCC sono un contributo chiave ai negoziati internazionali per affrontare il cambiamento climatico e le relazioni vengono redatte e riviste in più fasi per garantire accuratezza, obiettività e trasparenza. Il Fifth Assessment Report è stato completato nel 2014 e ha fornito il principale contributo scientifico all’accordo di Parigi.
Questo grafico rappresenta l’evoluzione della temperatura superficiale globale, mostrando i cambiamenti osservati dal 1900 al 2020 e le proiezioni dal 2021 al 2100, rispetto al periodo 1850-1900: si evidenzia come il clima sia mutato e come continuerà a mutare lungo l’arco di vita di tre generazioni rappresentative. Le proiezioni per il 2021-2100 si basano su diversi scenari di emissioni di gas serra: molto bassi (SSP1-1.9), bassi (SSP1-2.6), intermedi (SSP2-4.5), alti (SSP3-7.0) e molto alti (SSP5-8.5). I relativi cambiamenti nella temperatura annua sono visualizzati come “strisce climatiche”, evidenziando le tendenze a lungo termine indotte dalle attività umane e la modulazione dovuta alla variabilità naturale, che viene rappresentata basandosi sulle tendenze storicamente osservate. Le icone che rappresentano le diverse generazioni sono colorate in base alle “strisce climatiche” corrispondenti all’anno di nascita. Per le icone future, invece, segmenti diversi delineano le potenziali esperienze climatiche che ciascuna generazione potrebbe vivere.
Secondo le proiezioni elaborate nel Rapporto, i cambiamenti climatici futuri avranno impatti progressivamente più gravi sui sistemi naturali e umani e accentueranno le differenze regionali. Le mappe riportate qui sopra illustrano i previsti effetti dei cambiamenti climatici, sia sui sistemi naturali che su quelli umani, in funzione di diversi scenari di riscaldamento globale rispetto ai livelli registrati tra il 1850 e il 1900. Più precisamente: le cartine a) evidenziano il rischio di estinzione per diverse specie. Tale rischio è rappresentato dalla percentuale di specie che potrebbero incontrare condizioni termiche al di sopra della norma, identificate in quelle temperature che superano la media annua riscontrata per ogni specie nel periodo 1850-2005; le cartine b) rappresentano i rischi correlati alla salute umana, espressi nel numero di giorni all’anno in cui la popolazione potrebbe essere esposta a condizioni di temperatura e umidità tali da causare ipertermia, aumentando di conseguenza il rischio di mortalità. Tali stime derivano dai dati raccolti nel periodo 1991-2005; le cartine c) rappresentano gli effetti previsti sul cibo, sia proveinente dai raccolti agricoli che dalla pesca. Nello specifico, le cartine c1) mostrano le proiezioni relative alla produzione di mais tra il 2080 e il 2099, confrontate con i dati del periodo 1986-2005, in relazione ai diversi scenari futuri di riscaldamento globale.
Il grafico rappresenta vari possibili scenari nel decorso della crisi climatica, dal rosso (meno favorevole) al verde (più sostenibile). Questi scenari evidenziano l’impatto delle scelte dei diversi attori in gioco (governi, imprese e società civile), in termini di riduzione delle emissioni dannose e di interventi per potenziare la resilienza ai cambiamenti climatici: il percorso tratteggiato rappresenta le opportunità mancate. Tuttavia, è fondamentale riconoscere quanto le decisioni future siano condizionate da diversi fattori di partenza e di contesto, nonché dalle decisioni adottate in precedenza (come descritto nel pannello in basso a sinistra).