Amnesty International sull’uso improprio di dispositivi a scarica elettrica
a cura di Elisa Bontempo
Amnesty International ha recentemente pubblicato un rapporto intitolato “I Still Can’t Sleep at Night: The Global Abuse of Electric Shock Equipment” (“Non riesco ancora a dormire la notte: l’abuso globale delle attrezzature a scarica elettrica”). Questo documento denuncia l’uso diffuso e incontrollato di dispositivi elettrici da parte delle forze dell’ordine in tutto il mondo, spesso impiegati anche per torture e trattamenti disumani. Secondo Amnesty International, “le armi a scarica elettrica sono strumenti di sofferenza e terrore, utilizzati per spezzare la volontà delle persone e infliggere dolore senza lasciare segni visibili”.
Il rapporto, basato su ricerche condotte tra il 2014 e il 2024 in oltre 40 paesi, analizza documenti ufficiali, testimonianze di vittime, video verificati e rapporti di organismi delle Nazioni Unite e di altre ONG. Sono state raccolte prove concrete di abusi sistematici, in cui le armi a scarica elettrica sono state utilizzate per costringere a confessioni forzate, reprimere manifestazioni pacifiche e punire arbitrariamente detenuti in prigioni e altri centri di detenzione.
Uno degli aspetti più critici evidenziati da Amnesty è l’uso delle armi a scarica elettrica a contatto diretto, come bastoni elettrici, scudi elettrificati e cinture a scarica, impiegati contro detenuti, migranti, manifestanti e oppositori politici. Il rapporto contiene anche la testimonianza di un ex detenuto in Cina: “Mi hanno colpito con un bastone elettrico più volte. Sentivo il mio corpo bruciare, ma non potevo gridare. Era come se volessero cancellare la mia volontà”. Un altro caso è stato documentato in Venezuela, dove un prigioniero politico ha subito scariche elettriche ai genitali per costringerlo a firmare una confessione falsa.
Le armi a scarica elettrica con proiettili come i TASER (acronimo dell’inglese Thomas A. Swift’s Electric Rifle, così chiamato dagli inventori in riferimento al personaggio di una serie di racconti per ragazzi), sono usate tradizionalmente per immobilizzare un soggetto a distanza. Tuttavia, esiste una modalità chiamata drive stun, in cui il dispositivo viene premuto direttamente contro il corpo della vittima senza sparare i dardi elettrici. In questo modo, invece di causare una paralisi muscolare temporanea, il dispositivo infligge un dolore intenso e localizzato senza immobilizzare la persona. Amnesty International evidenzia che questa funzione viene spesso utilizzata per infliggere sofferenza, punire o costringere a obbedire, piuttosto che per legittimi scopi di sicurezza. In Lettonia, ad esempio, migranti e richiedenti asilo hanno denunciato di essere stati colpiti mentre erano già ammanettati.
Gli effetti dell’uso di queste armi possono essere molto pesanti: danni neurologici, disturbi psicologici, aritmie cardiache e persino la morte sono conseguenze documentate in numerosi casi. Le persone sopravvissute riportano ustioni, intorpidimento, aborti spontanei, disfunzioni urinarie, insonnia, spossatezza e gravi traumi psicologici. I bambini e gli anziani sono particolarmente vulnerabili: il rapporto sottolinea come l’uso del TASER su minori e persone con problemi di salute possa portare a effetti irreversibili.
Amnesty denuncia come il commercio di queste armi “non letali” sia in continua espansione e molte aziende le vendano senza restrizioni. Il rapporto segnala anche l’assenza di regole globali sull’utilizzo di tali sistemi d’arma e chiede l’adozione di un trattato internazionale per vietare il commercio di dispositivi considerati intrinsecamente abusivi. Nel 2023, oltre 197 aziende hanno prodotto o promosso armi a scarica elettrica, e il TASER è attualmente in dotazione a più di 18.000 forze di polizia in 80 paesi. “Le armi a scarica elettrica vengono pubblicizzate come strumenti di sicurezza, ma in realtà sono strumenti di tortura legalizzata”, affermano i portavoce di Amnesty.
A fronte di ciò Amnesty International, insieme a una rete globale di oltre 80 organizzazioni della società civile, sta portando avanti una campagna per l’adozione di un Trattato sul commercio libero dalla tortura, contenente divieti e controlli globali su un’ampia gamma di equipaggiamenti destinati alle forze di sicurezza, comprese le armi e i dispositivi a scarica elettrica. Questo trattato mira a colmare le lacune normative esistenti per garantire che nessun paese possa più produrre o commerciare strumenti di tortura senza affrontare gravi conseguenze legali.
Il rapporto si conclude con una serie di raccomandazioni indirizzate sia agli Stati che alle aziende produttrici: vietare la produzione, il commercio e l’uso di armi a scarica elettrica a contatto diretto, eliminare la funzione drive stun dai TASER, introdurre regole commerciali basate sui diritti umani per limitare l’uso improprio di queste armi e, come già detto, promuovere un Trattato Globale per il Commercio Libero dalla Tortura.
Questo report lancia un chiaro allarme sull’uso eccessivo e spesso abusivo delle armi a scarica elettrica. Senza regolamentazioni efficaci, queste tecnologie continueranno a essere strumenti di repressione e violenza piuttosto che strumenti di sicurezza pubblica. È evidente, dunque, la necessità urgente di un intervento globale per fermare la proliferazione e l’uso illegale di questi dispositivi e per garantire che i diritti umani siano rispettati dalle forze dell’ordine.
Elisa Bontempo è laureata in Scienze per la Pace all’Università di Pisa. Attualmente collabora col Centro Interdisciplinare “Scienze per la Pace”, in particolare, con “Scienza&Pace Magazine”.