sabato, Dicembre 21, 2024
AmbienteEconomia

Transazione energetica e mega-trend

di Elenoire Capaccini
 

Il mondo dell’energia sta cambiando: nuove politiche, tecnologie e fonti fanno pensare all’inizio di un lungo viaggio verso una nuova era, l’era della cosiddetta “transizione energetica”, alla ricerca di un modello di produzione e consumo realmente sostenibile e di soluzioni per combattere crisi inedite, come il riscaldamento globale e il cambiamento climatico, fornendo a tutta la popolazione mondiale l’energia necessaria per raggiungere un adeguato livello di sviluppo umano.

La transizione energetica è un processo complesso che comporta cambiamenti strutturali nelle modalità di produzione e di utilizzo dell’energia da parte dell’umanità. Con questa locuzione si intende, innanzitutto, il passaggio da un modello di produzione di energia che affonda le proprie radici nello sfruttamento delle fonti fossili, per definizione non rinnovabili e causa di emissioni clima-alteranti, come petrolio, metano e carbone, a un modello che impiega fonti rinnovabili come l’eolico, il fotovoltaico e determinate forme di geotermia. Ma non basta: la definizione completa di transizione energetica include anche lo sviluppo e la diffusione su larga scala di dispositivi di efficientamento energetico in numerosi settori, da quello industriale a quello edilizio.

Per tutta la sua storia l’umanità si è sempre posta il problema di come provvedere al proprio fabbisogno energetico, in parallelo alla propria crescita demografica, sviluppando tecnologie sempre più sofisticate ma anche sempre meno sostenibili, specie nel quadro di una società industriale e capitalistica mossa dall’illusione di una “crescita infinita”. Attualmente il sistema energetico è chiamato a trasformarsi radicalmente per rispondere a nuove sfide, come la crisi climatica, che si affiancano a problemi mai risolti relativi alla mancanza o alla carenza di adeguati servizi energetici in alcune parti del mondo rimaste escluse dallo sviluppo.

Per avviare una vera transizione energetica è necessario comprenderne la portata, a partire dagli elementi fondamentali che la caratterizzano. Il primo elemento riguarda la natura stessa della transizione, da intendere come un processo complesso di medio-lungo periodo, che comporta e comporterà cambiamenti strutturali nelle modalità di produzione e utilizzo di energia, modalità spesso indicate col termine di “paradigma energetico”. Il secondo elemento riguarda l’impatto significativo che il cambio di “paradigma energetico” ha e avrà su diversi ambiti, come il sistema economico-produttivo, l’occupazione, la distribuzione del reddito, la mobilità, la qualità della vita, l’organizzazione sociale e urbana, l’ambiente. Infine, il terzo elemento riguarda la natura non monolitica del processo di trasformazione, che non può ridursi alla sola applicazione di una nuova tecnologia o alla sola diffusione di una nuova fonte energetica.

Alla base della transizione energetica troviamo così molteplici transizioni, che interagiscono e si alimentano tra di loro, che coinvolgono contemporaneamente più di una tra le componenti di un sistema energetico: 1. le fonti primarie di energia che si trovano in natura (come il carbone, il petrolio e il gas naturale); 2. le macchine e le tecnologie per la conversione di energia (per esempio: motori elettrici, motori a scoppio, turbine); 3. i vettori energetici (ovvero le forme di energia che, come l’elettricità, la benzina o l’idrogeno, sono originate dalla trasformazione di fonti primarie); 4. i servizi energetici domandati (per esempio: il riscaldamento, raffrescamento e più recentemente la mobilità sostenibile).

La transizione energetica, inoltre, può essere innescata da numerosi meccanismi di guida, ovvero da numerose variabili, il cui cambiamento è in grado di far evolvere il sistema energetico in una direzione piuttosto che in un’altra, più o meno velocemente, raggiungendo in modo graduale un nuovo paradigma energetico. Esistono ben quattro macro-categorie di cui tenere conto: 1. la disponibilità e la competitività di nuove fonti primarie o vettori di energia; 2. la disponibilità e la competitività di nuove macchine per la conversione di energia (motori primi o forze motrici primarie); 3. l’adozione di nuove politiche energetiche e ambientali; 4. il cambiamento del livello e della tipologia di servizi energetici domandati dal consumatore.

Tutti i meccanismi di guida puntano sulla competitività delle fonti di energia e delle tecnologie, una competitività misurata su più dimensioni, come il prezzo o la qualità dei servizi ambientali forniti. Il tema della competitività, considerata come la leva principale della transizione, ha una notevole rilevanza: ricerca e sviluppo tecnologico sono centrali in questo processo, poiché hanno avuto e avranno sempre di più un ruolo fondamentale nel determinare il livello di tutti i tipi di competitività delle fonti di energia e delle forze motrici. I meccanismi di guida della transizione trasmettono al sistema energetico, con diversa intensità ed efficacia, la direzione da seguire, esattamente come il sistema di sterzo di una macchina trasmette alle ruote la volontà del guidatore nel raggiungere una destinazione.

Alla base di questo processo ci sono i cosiddetti mega-trend: le grandi forze di crescita e di cambiamento che modificano e modellano l’intera organizzazione sociale e il sistema di produzione, e che orientano la coscienza collettiva e le principali scelte di imprenditori, consumatori-cittadini e decisori politici.

Sono i mega-trend di fatto a guidare l’attuale transizione energetica e a dettarne i tempi, agendo sui meccanismi di guida. Essi infatti indirizzano le decisioni politiche, inducendo, per esempio, il legislatore a produrre norme e standard ambientali più o meno severi o a favorire o meno l’utilizzo di alcune fonti di energia. Guidano l’innovazione tecnologica, inducendo l’industria e la ricerca a dare impulso o meno all’attività di sviluppo e di commercializzazione di nuove tecnologie e fonti di energia aventi caratteristiche che rispondono a esigenze emergenti. Influiscono sulle preferenze dei consumatori, rendendo le tecnologie e le fonti di energia disponibili sul mercato più o meno appetibili e competitive e modificando, in definitiva, sia la composizione della domanda che il mix dell’offerta.

Il risultato finale dell’azione di queste forze è il raggiungimento di un nuovo equilibrio, il nuovo paradigma energetico, che rifletta in modo mediato i diversi obiettivi verso cui spingono i singoli mega-trend in azione. I mega-trend principali possono essere ridotti a quattro: lo sviluppo industriale, la sicurezza energetica, la diffusione del trasporto di massa e l’esigenza di ridurre l’impatto ambientale nella produzione e utilizzo di fonti di energia.

Per quanto riguarda il primo mega-trend, lo sviluppo industriale, l’aumento dei volumi di beni e servizi prodotti, e il cambiamento delle modalità di produzione per il mercato di massa innescati dalla prima, seconda e terza rivoluzione industriale, ci hanno portato al paradigma attuale, caratterizzato da un grande utilizzo di carbone, petrolio e gas naturale. Si tratta di fonti di energia facilmente trasportate, stoccate e utilizzate per la produzione di calore ed energia, ma sempre meno sufficienti a soddisfare un fabbisogno energetico che è cresciuto sempre di più nel corso degli ultimi 150 anni, senza tener conto delle conseguenze clima-alteranti delle emissioni connesse al loro uso. Alle prime tre rivoluzioni industriali, se ne sta oggi aggiungendo una quarta, conosciuta come la rivoluzione della “digitalizzazione”. Quest’ultima rivoluzione consiste essenzialmente in una nuova modalità di interazione tra macchine, esseri umani e dati, resa possibile da una crescente quantità di informazioni digitali e dalla capacità di elaborarle, migliorando e in parte automatizzando molti processi gestionali e decisionali, a rischio però di incidere negativamente sui livello occupazionali.

Il secondo mega-trend, la sicurezza energetica, consiste nella garanzia di avere a disposizione un flusso stabile e affidabile nel tempo di energia, adeguato a sostenere la domanda e a garantire un adeguato ed equo livello di benessere. Questo mega-trend era già in azione all’epoca della seconda transizione energetica epocale, avvenuta più di diecimila anni fa, quando l’uomo primitivo si trasformò da cacciatore e raccoglitore in allevatore e coltivatore (con la cosiddetta “rivoluzione agricola del neolitico”) proprio allo scopo di assicurarsi un rifornimento più sicuro e affidabile delle principali risorse energetiche di allora (cibo e foraggio). La sicurezza energetica continua a esercitare un forte influsso anche nella società globale contemporanea: tra i motivi che spingono i governi e le comunità umane a ricorrere sempre più massicciamente alle rinnovabili viene citata la maggior sicurezza energetica garantita da queste fonti di energia, in quanto queste sono disponibili (quasi) ovunque, a differenza delle fonti fossili, che creano una pericolosa dipendenza da importazione nei paesi privi o scarsi di risorse proprie, alimentando tensioni e conflitti armati per il loro controllo.

Il terzo mega-trend, la diffusione del trasporto di massa di persone e merci, è un fenomeno che è ancora estraneo a molti paesi e in futuro, molto probabilmente, avrà un impatto elevato sul fabbisogno complessivo di energia del mondo, in particolare per quanto riguarda la richiesta di fonti che siano economiche e facilmente utilizzabili nel settore dei trasporti.

Il quarto mega-trend, l’esigenza di ridurre le emissioni di inquinanti a impatto locale causate dalla produzione e dall’utilizzo delle fonti di energia, guida il sistema energetico già da molti decenni, ha portato all’introduzione di standard emissivi sempre più severi e ha innescato importanti processi di innovazione tecnologica, come quelli che hanno riguardato il settore dei trasporti (dai motori Euro 1 dei primi anni ’90 agli attuali Euro 6).

Tra i mega-trend che oggi guidano la transizione energetica, tre sono ritenuti i più rilevanti: la mitigazione del fenomeno del cambiamento climatico, l’accesso universale all’energia e la lotta alla povertà energetica. Ad essi si aggiunge la crescita della popolazione mondiale. La mitigazione del fenomeno del cambiamento climatico nasce dal fatto che alcune attività umane, a partire proprio dall’attuale modello di produzione e consumo di energia connesso al modello economico dominante, siano la causa principale di un costante aumento della temperatura terrestre e del conseguente cambiamento del clima. La combustione delle fonti fossili di energia (carbone, petrolio e gas naturale) causa l’emissione in atmosfera di anidride carbonica, uno dei gas definiti come “gas serra”. Questi gas sono in grado di aumentare la capacità dell’atmosfera terrestre di trattenere l’energia ricevuta dal sole, innescando l’aumento della temperatura e il cambiamento del clima. La mitigazione dei cambiamenti climatici è evidentemente collegata strettamente con la transizione verso un nuovo sistema in grado di fornire quantità adeguate di energia, ma riducendo, in modo progressivo e infine azzerando le emissioni di gas serra: la ben nota Conferenza di Parigi del 2015 ha fissato alcuni importanti obiettivi in materia di riduzione delle emissioni allo scopo di contenere l’aumento medio della temperatura terrestre entro gli 1,5 gradi.

L’accesso universale all’energia e la lotta alla povertà energetica rappresentano la possibilità universale di accedere a forme moderne di energia, in quantità sufficiente. Si tratta di un presupposto fondamentale per dare a tutte e tutti un’opportunità di sviluppo economico-sociale e umano, tenendo conto di come la povertà energetica affligga ancora una parte importante della popolazione mondiale e, nel quadro di un aumento dei prezzi dell’energia fossile, possa colpire anche gli strati più deboli delle società industrializzate. L’International Energy Agency stima che circa 1,1 miliardi di persone non abbiano ancora accesso all’energia elettrica e che circa 2,8 miliardi di persone, corrispondente al 38% della popolazione mondiale e quasi al 50% della popolazione dei paesi in via di sviluppo, non abbiano accesso a forme di “clean cooking”. Il “clean cooking” è una componente della campagna promossa dalle Nazioni Unite verso l’energia sostenibile per tutti, che riguarda la diffusione di soluzioni per cucinare in modo pulito, in quanto molti paesi in via di sviluppo utilizzano biomasse come il legno e la carbonella per cucinare il cibo in stufe non idonee a essere impiegate in spazi chiusi e non ventilati. Garantire alle popolazioni più povere del mondo l’accesso a fonti moderne di energia è stato inserito dalle Nazioni Unite tra i 17 obiettivi dell’Agenda 2030, obiettivi che hanno lo scopo di porre fine alla povertà, ridurre le diseguaglianze, sostenere l’accesso a condizioni di vita degne per tutte e tutti.

Alla base dei mega-trend, qui sommariamente descritti, non va mai dimenticata la crescita demografica, che rende più intenso il loro impatto e sempre più necessaria la spinta al cambiamento. A popolazione costante, già oggi l’eliminazione delle diseguaglianze globali nelle condizioni di vita richiederebbe una crescita globale, sia dell’economia che della disponibilità di energia, difficilmente compatibile con i limiti ambientali e climatici. Le Nazioni Unite stimano che nel 2050 si passerà dai 7,837 miliardi di persone del 2021 a circa 10 miliardi, per arrivare a 11,2 miliardi nel 2100. Considerando le stime di crescita della popolazione mondiale, il passaggio a un nuovo modello energetico, economico e sociale, che concili e risponda in maniera equa e sostenibile a tutte le esigenze dell’umanità, diventa una sfida ineludibile. Una sfida non più rinviabile, alla luce dei fenomeni climatici estremi a cui siamo sempre più esposti, dalle inondazioni alla siccità, dal dissesto idrogeologico all’innalzamento dei mari, dalla crisi dei sistemi agricoli all’estinzione di intere specie. Una sfida da assumere nella consapevolezza che, in assenza di una volontà coerente e chiara da parte dei principali decisori politici e di una forte spinta da parte della cittadinanza mondiale, i mega-trend rischiano di procedere in maniera contraddittoria, andando l’uno in una direzione opposta a quella degli altri.