martedì, Luglio 15, 2025
DirittiEconomia

La povertà in Italia: gli ultimi dati della rete Caritas

 

a cura di Matilde Ferrari 

Nel corso del 2024, sono state 277.775 le persone che si sono rivolte in tutta Italia alla rete della Caritas, per chiedere qualche forma di sostegno sociale. Lo rende noto l’ultimo report statistico nazionale pubblicato a giugno dall’organizzazione che, sulla base dei questionari distribuiti e analizzati, fornisce un quadro aggiornato della povertà in Italia.

Le richieste di assistenza si mantengono su livelli record dal 2020, anno della pandemia, con un incremento del 62,6% rispetto al 2014. Il numero significativo di persone intercettate colpisce ancora di più se consideriamo che spesso allude a un intero nucleo familiare in difficoltà. I dati, inoltre, si riferiscono soltanto ai centri Caritas informatizzati, che corrispondono a circa la metà del totale.

Persone intercettate dalla rete Caritas dal 2014 al 2024

La rete della Caritas ha risposto a questa situazione allarmante potenziando i servizi offerti alla comunità, che includono mense, empori solidali, centri di distribuzione di beni di prima necessita e centri di ascolto: questi ultimi da soli rappresentano il 90,5% degli interventi.

La gravità della situazione economico-sociale italiana emerge dall’analisi delle categorie da cui provengono le richieste di assistenza. Oltre ai disoccupati, che costituiscono quasi la metà delle persone, è in aumento il numero degli anziani. Ma, soprattutto, i “lavoratori poveri” hanno superato ormai il 30% dei casi: sempre più persone, pur avendo un impiego, non dispongono di un reddito sufficiente a mantenere se stesse e la propria famiglia.   

Persone ascoltate per condizione professionale (%), anni 2007-2014-2024

Le difficoltà di natura economica rappresentano la principale motivazione che spinge le persone a rivolgersi ai centri di ascolto della Caritas. I dati raccolti rivelano che il 39% delle famiglie assistite presenta un ISEE compreso tra i 3.000 e i 6.000 euro, seguite da coloro che presentano una situazione economica ancora più critica, con casi non trascurabili di ISEE pari a 0.

Lavoro e reddito costituiscono, dunque, i due principali elementi critici nelle storie raccolte, in vari casi accompagnati dal disagio abitativo che ne consegue. La mancanza di alloggi adeguati per le fasce di reddito più basse è un problema strutturale nella società italiana contemporanea. Le richieste di aiuto non provengono solo dalle persone senza fissa dimora, che costituiscono il 22,7% degli ascoltati, ma anche da famiglie che incontrano sempre maggiori difficoltà nel mantenere o trovare un’abitazione dignitosa o accessibile, famiglie che corrispondono al 10% di quelle che hanno chiesto assistenza.

La povertà economica e abitativa si associa a un ulteriore fattore di grave vulnerabilità: il mancato o carente accesso alle cure, con la conseguente lesione del diritto costituzionale alla salute. Nel 2024, il 9,9% della popolazione italiana ha rinunciato a prestazioni mediche necessarie, mentre cresce il numero di persone che si rivolgono ad ambulatori privati a causa delle liste d’attesa eccessivamente lunghe.

Persone che rinunciano alle cure sanitarie necessarie (%). Anni 2019-2023-2024

Gli autori del report sottolineano come la mancanza di accesso alla sanità pubblica sia spesso collegata anche a un basso livello di istruzione: ciò dimostra che le molteplici forme di esclusione derivanti dalle difficoltà economiche si intrecciano e si rafforzano reciprocamente, amplificandone le conseguenze e diminuendo le possibilità di riscatto sociale.

A vivere le conseguenze più pesanti di questi fattori convergenti di vulnerabilità, che portano all’emarginazione sociale, sono soprattutto alcune categorie della popolazione: gli stranieri e le straniere, le giovani generazioni e coloro che risiedono nel Mezzogiorno d’Italia. Secondo i dati dell’ISTAT, riportati nel documento, sono queste categorie quelle più esposte alla povertà.

Nel rapporto la Caritas avanza anche alcune interpretazioni dell’aumento della povertà in Italia, sottolineando in particolare il nesso tra la stagnazione dei salari e il rincaro dei prezzi al consumo. A queste cause, specificamente economiche, ne andrebbero aggiunte altre di natura politica: dalla storica carenza di piani e investimenti pubblici per il diritto all’abitare alla cancellazione del reddito di cittadinanza, dalla precarizzazione del mercato del lavoro all’assenza di un adeguato salario minimo legale, fino al definanziamento del sistema sanitario a fronte dell’aumento dei costi medi della spesa sanitaria.

Dai numeri della povertà in Italia emerge, in conclusione, la necessità di una riflessione collettiva intorno al tipo di società in cui vogliamo vivere. Comunità sempre più impoverite, segnate da diseguaglianze crescenti e da spazi ridotti di partecipazione, rischiano di normalizzare e persino di criminalizzare la marginalità sociale. Per essere affrontate e risolte, problematiche di questa natura richiedono uno sforzo collettivo, fondato sulla consapevolezza delle cause, sulla solidarietà e sulla responsabilità condivisa tra il settore pubblico e quello privato.

 

Matilde Ferrari è laureata in Filologia e Storia dell’Antichità all’Università di Pisa e svolge attualmente il Servizio Civile Universale presso il Centro Interdisciplinare Scienze per la Pace.