sabato, Novembre 9, 2024
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Diritti umani a rischio in Italia: il rapporto di Amnesty International

a cura di Alice Piccinno

Amnesty international ha pubblicato lo scorso aprile il suo report annuale, “The State of the World’s Human Rights”, che analizza l’evolversi della situazione dei diritti umani nel mondo nel corso del 2023. 

Tra i 155 paesi del mondo monitorati dalla ricerca figura anche l’Italia. I principali punti di preoccupazione, in tema di rispetto dei diritti umani, riguardano: la segnalazione di torture e altri maltrattamenti da parte di agenti carcerari e di polizia; la restrizione sproporzionata al diritto di riunione e manifestazione pacifica, specie contro attivisti climatici e ambientali; le restrizioni all’esercizio del diritto d’asilo; la violenza di genere e gli ostacoli alla tutela della salute riproduttiva delle donne; l’invio di armi a Israele nonostante l’escalation di violenza in corso dal 7 ottobre scorso e le accuse di crimini internazionali commessi dall’esercito israeliano a Gaza. 

In un quadro segnato dalla periodica denuncia di abusi e maltrattamenti in carcere o in altre forme di custodia, Amnesty guarda con preoccupazione alla proposta di legge depositata alla Camera da Fratelli d’Italia per abrogare il reato di tortura

A fronte di una crisi climatica ormai conclamata, si sono diffuse anche in Italia pratiche di manifestazione e protesta che includono pratiche di disobbedienza civile. La risposta del governo consiste in una crescente criminalizzazione dei movimenti per il clima e per l’ambiente, come documentato anche dal Relatore speciale delle Nazioni Unite sui difensori dell’ambiente ai sensi della Convenzione di Aarhus, Michel Forst. Sono state introdotte, nel corso del 2023, varie leggi specifiche per colpire atti di disobbedienza civile ritenuti vandalici e per aggravare le pene previste per il reato di “blocco stradale” praticato non con oggetti ma con il proprio corpo. 

La repressione dei movimenti per il clima avviene in un momento in cui le temperature record, registrate nel luglio del 2023, sono coincise con un aumento del 7% nei tassi di mortalità nel Sud Italia. Al tempo stesso, la pubblicazione del nuovo piano governativo su energia e clima ha fatto sorgere dubbi sull’effettiva sufficienza delle misure indicate per la riduzione delle emissioni climalteranti. 

Il report registra che, nel corso del 2023, 2498 persone sono morte annegate o sono comunque risultate disperse nel Mediterraneo, nel tentativo di raggiungere l’Europa. Emergono numerosi dubbi sull’effettivo rispetto da parte dell’Italia degli obblighi internazionali in materia di ricerca e soccorso come, ad esempio, nella Strage di Cutro. Le ONG che si occupano di salvataggi in mare sono ostacolate dalle norme introdotte nel corso dell’anno, rispetto alla designazione del “porto di sbarco” e sui divieti di operare ulteriori salvataggi dopo averne effettuato uno. Il rinnovo del Memorandum d’Intesa con la Libia, le collaborazioni con la Tunisia e con l’Albania finalizzate a impedire le partenze o a trattenere i richiedenti asilo costituiscono altri elementi di preoccupazione. 

Nel corso del 2023 le donne vittime di femminicidio sono state 97, secondo il rapporto: il numero aumenta a 120 secondo l’Osservatorio Nazionale sui femminicidi, lesbicidi e transicidi curato dalla rete femminista Non una di meno. Allo stesso tempo, il Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa ha lamentato la carenza di “case rifugio” per donne in uscita dalla violenza maschile, mentre il Parlamento non è riuscito ad allineare le norme sulla violenza sessuale con quanto previsto dalla Convenzione di Istanbul. In molte regioni d’Italia, infine, l’alta percentuale di personale medico obiettore influisce negativamente sulla possibilità di accedere a un aborto libero e sicuro. 

Sul fronte dell’invio di armi a Israele, infine, il governo ha sospeso a novembre l’emissione di nuove licenze per la vendita di sistemi d’arma, ma le forniture militari proseguono attraverso la proroga delle vecchie licenze, nonostante l’accumularsi di prove e di prese di posizione dei tribunali internazionali sui crimini commessi dall’esercito israeliano nella Striscia di Gaza.

Alice Piccinno studia Scienze per la Pace all’Università di Pisa. Attualmente sta svolgendo il suo tirocinio formativo presso il Centro Interdisciplinare Scienze per la Pace, collaborando in particolare a “Scienza&Pace Magazine”.