mercoledì, Luglio 2, 2025
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Budapest Pride: una risposta collettiva alle limitazioni dei diritti da parte del governo

Sabato 28 giugno 2025 la capitale ungherese è stata attraversata dal Budapest Pride, un vero e proprio atto di resistenza civile contro la crescente repressione dei diritti LGBTQIA+ nel paese, portata avanti dal governo di Viktor Orbán. Decine di migliaia di persone hanno preso parte alla marcia, nonostante i timori causati dal nuovo quadro legislativo e la minacce di “conseguenze legali” per i/le partecipanti, compreso l’uso del riconoscimento facciale per identificare i/le presenti. Attivisti/e, cittadini/e, esponenti di movimenti, organizzazioni della società civile e partiti provenienti da tutto il paese e dall’Europa si sono uniti per difendere la libertà di espressione, il diritto alla protesta pacifica e la pari dignità sociale delle persone LGBTQIA+. L’evento, che coincide con il 30° anniversario del Pride ungherese, ha acceso l’attenzione internazionale sulla deriva autoritaria del governo e ha rafforzato la richiesta di un’azione decisa da parte dell’Unione Europea. Per dare conto del contesto in cui si è inserito il Budapest Pride e delle molteplici rivendicazioni che vi hanno trovato spazio, abbiamo tradotto e proponiamo questo articolo apparso su The Guardian prima dello svolgimento della manifestazione.

 

di Ashifa Kassam

Si prevede che sabato un numero record di persone parteciperà al Budapest Pride, con ungheresi/e che uniranno le forze con attivisti/e e politici di tutta Europa in una marcia che è diventata un potente simbolo di resistenza contro la progressiva riduzione dei diritti da parte del governo ungherese.

“Questo fine settimana, tutti gli occhi sono puntati su Budapest”, ha dichiarato venerdì Hadja Lahbib, Commissario europeo per l’uguaglianza, ai giornalisti presenti nella capitale ungherese. “Questo va oltre la celebrazione del Pride. Si tratta del diritto di essere se stessi, di amare chi si vuole, che sia a Budapest, a Bruxelles o in qualsiasi altro luogo”.

La principale manifestazione del Pride nel paese è stata messa in dubbio all’inizio di quest’anno dopo che il partito Fidesz – guidato da Viktor Orbán – ha appoggiato una riforma che consente di vietare il Pride invocando la necessità, ampiamente criticata, di “proteggere i minori”. Il governo, inoltre, ha dichiarato che utilizzerà software di riconoscimento facciale per identificare le persone che parteciperanno agli eventi vietati, multandole potenzialmente fino a 500 euro.

La decisione del governo di Orbán ha suscitato indignazione all’interno di Ungheria e non solo, trasformando il Budapest Pride in un grido di protesta contro un governo che da tempo viene criticato per l’indebolimento delle istituzioni democratiche e il progressivo indebolimento dello Stato di diritto.

Lahbib ha dichiarato che l’UE è al fianco delle persone LGBTQ+. “Riunirsi in modo pacifico, essere chi si è, amare chi si vuole, sono diritti fondamentali”, ha detto. “Questi sono i valori che le generazioni che ci hanno preceduto hanno costruito, mattone dopo mattone, e non permetteremo alcun tipo di regressione da parte di uno dei nostri Stati membri”.

Gli organizzatori del Budapest Pride, di cui quest’anno ricorre il 30° anniversario, hanno dichiarato che il governo sta tentando di limitare le proteste pacifiche prendendole di mira. “Questo evento è una delle pietre miliari della comunità LGBTQ”, ha dichiarato il portavoce della manifestazione Máté Hegedüs. “Il nostro slogan di quest’anno è che siamo a casa. Con questo vogliamo attirare l’attenzione sul fatto che le persone LGBTQ+ sono parte integrante della società ungherese, proprio come qualsiasi altra persona. Nella nostra storia, nella nostra cultura, questo è il nostro posto”.

Qualche ora prima dell’inizio della marcia, tuttavia, incombeva l’incertezza su come le autorità avrebbero reagito. Sebbene Orbán abbia dichiarato che coloro che partecipano o organizzano la marcia andranno incontro a “conseguenze legali”, ha affermato che l’Ungheria è un “paese civile” e che la polizia non la interromperà, evitando di raggiungere un livello fisico di scontro.

Nicolae Ștefănuță, vicepresidente del Parlamento europeo, venerdì ha invitato la polizia a rispettare i partecipanti. “Vorrei dire che la polizia e le istituzioni dello Stato hanno il dovere di proteggere i cittadini”, ha dichiarato.

Un analoga richiesta è presente in una petizione, firmata da oltre 120.000 persone in 73 paesi, che ha chiesto alla polizia di “respingere questa legge ingiusta” – ritenuta la prima del genere nella storia recente dell’UE – e di garantire che la marcia proceda “senza ostacoli e in modo pacifico, senza discriminazioni, molestie, paura o violenza”.

Nonostante l’incertezza, si prevede la partecipazione alla marcia di decine di migliaia di ungheresi. A loro si uniranno politici e attivisti per i diritti di oltre 30 paesi, tra cui l’ex Capo del governo irlandese Leo Varadkar, il ministro della Cultura spagnolo Ernest Urtasun, più di 70 membri del Parlamento europeo e i sindaci di Bruxelles e Amsterdam.

La Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, questa settimana si è unita agli appelli rivolti alle autorità ungheresi affinché permettano lo svolgimento dell’evento. Orbán non ha tardato a rispondere, paragonando queste richieste al ricevere ordini da Mosca in epoca comunista. “Pensa di poter imporre da Bruxelles agli ungheresi come devono vivere”, ha dichiarato in un’intervista radiofonica.

L’ampia reazione, sia interna che internazionale, sembra aver fatto poco per dissuadere il governo ungherese. Questa settimana, il ministro della Giustizia del paese, Bence Tuzson, è sembrato mettere in guardia il personale delle ambasciate dal partecipare all’evento.

“La situazione legale è chiara: la parata del Pride è un assembramento legalmente vietato”, ha dichiarato in una lettera visionata dal Guardian. “Chi partecipa a un evento vietato dalle autorità commette un’infrazione”, ha aggiunto, ricordando che chi organizza o annuncia l’evento rischia fino a un anno di carcere.

Il sindaco progressista di Budapest, Gergely Karácsony, ha dichiarato che il raduno si svolgerà come un evento comunale, il che significa che non avrà bisogno di un’autorizzazione ufficiale.

Il risultato è stato uno “scenario straordinario”, come ha dichiarato Márta Pardavi del Comitato di Helsinki in Ungheria, storica organizzazione per i diritti umani. “Al momento il quadro legale è poco chiara: non è chiaro se si tratterà di una manifestazione vietata o se si tratterà di un altro tipo di evento, autorizzato, come ha affermato il sindaco Karácsony”.

Il Comitato di Helsinki ha unito le forze con altre due organizzazioni per produrre un documento di domande e risposte sull’evento, affrontando preoccupazioni come il rischio di licenziamento dei partecipanti e il rischio di multe che potrebbero compromettere l’ingresso all’università o i viaggi all’estero. Le organizzazioni hanno anche promesso di fornire assistenza legale ai partecipanti che dovessero essere multati.

A complicare le cose ci sono state tre contromanifestazioni programmate per sabato da gruppi legati all’estrema destra, ha dichiarato Pardavi. “Questo significa che per le strade ci saranno molte persone con opinioni molto diverse”.

Gli analisti hanno descritto la posizione rigida del governo ungherese contro il Pride come un’altra mossa nell’attacco che da anni conduce contro i diritti delle persone LGBTQ+. Questa volta, però, l’iniziativa avviene mentre Orbán sta affrontando una sfida politica senza precedenti da parte di Péter Magyar, ex membro del gruppo dirigente di Fidesz [il partito di Orbán, ndr] in vista delle elezioni del prossimo anno: per questa ragione gli organizzatori del Pride affermano di essere un “capro espiatorio”, un modo con cui  Orbán si affanna a mantenere il consenso degli elettori conservatori.

L’attenzione intorno all’evento ha portato ungheresi di ogni estrazione sociale – compresi molti che non hanno mai marciato prima a un Pride – a partecipare all’evento di sabato.

“Queste sono le azioni di un governo che teme di perdere le elezioni e cerca di distrarre l’attenzione dell’opinione pubblica dalla sua profonda corruzione e impopolarità”, ha dichiarato Andrew Ryder, che fa parte di un gruppo di accademici dell’Università Eötvös Loránd di Budapest, che si uniranno alla marcia in segno di solidarietà.

“Sono profondamente preoccupato che la mia patria, l’Ungheria, sia su una strada che porterà al fascismo”, ha detto. “Tuttavia, l’umore del paese sta cambiando e se l’Ungheria riuscisse a ripristinare la democrazia potrebbe essere un modello per altri paesi che cercano di superare l’autoritarismo”.

Nel frattempo quasi 50 organizzazioni di tutta Europa hanno esortato i funzionari dell’UE ad avviare una procedura di infrazione contro l’Ungheria, citando la possibilità che il riconoscimento facciale in tempo reale venga utilizzato sui partecipanti. Se così fosse, si tratterebbe di una “palese violazione” del nuovo Regolamento sull’intelligenza artificiale recentemente adottato dall’UE, si legge nella lettera. I funzionari ungheresi non hanno ancora reso noti i dettagli su come verrà impiegata questa tecnologia.

“L’uso da parte dell’Ungheria del riconoscimento facciale per sorvegliare gli eventi del Pride segna un cambiamento preoccupante nel modo in cui le nuove tecnologie possono essere utilizzate per reprimere il dissenso e prendere di mira le comunità marginalizzate e discriminate”, ha dichiarato in un comunicato l’Unione per le Libertà Civili per l’Europa, uno dei firmatari della lettera. Secondo l’organizzazione, il provvedimento rischia di creare un “pericoloso precedente, normalizzando il monitoraggio invasivo di raduni pacifici e minando le libertà civili”.

 

Fonte: The Guardian, 28 giugno 2025 (traduzione di Lucia Gatto).