A Gaza uccise già più di 64.000 persone: l’ultimo studio su The Lancet
a cura di Lucrezia Maffucci
All’inizio del 2025 The Lancet, una delle riviste scientifiche di area medica più importanti al mondo, ha pubblicato un articolo in cui si cerca di accertare il reale numero dei/delle palestinesi uccisi nel corso dell’operazione militare israeliana nella Striscia di Gaza, prendendo in esame il periodo tra il 7 ottobre 2023 e il 30 giugno 2024.
Lo studio nasce dall’esigenza di disporre di dati affidabili per quantificare l’impatto mortale delle azioni israeliane, ma anche per rispondere alle critiche sull’accuratezza e sull’affidabilità delle statistiche pubblicate dal Ministero della Salute di Gaza.
Da una parte, nei mesi scorsi, sono circolate accuse verso le autorità della Striscia di aumentare il numero delle vittime a scopo propagandistico. Dall’altra parte, in molti hanno ritenuto che il numero reale delle vittime fosse sottovalutato, a causa delle difficoltà nella raccolta dei dati e nel tener conto dei decessi di persone scomparse o non identificate.
Il metodo dello studio
Per fare chiarezza sulla delicata questione, Zeina Jamaluddine (Università di Londra e di Nagasaki), Hanan Abukmail (Università di Londra e di Cambridge), Sarah Aly (Università di Londra e di Yale), Oona M. R. Campbell (Università di Londra) e Francesco Checchi (Università di Londra) hanno applicato un approccio statistico fondato sull’incrocio di diverse fonti, in modo da ottenere una stima del numero delle vittime palestinesi che fosse la più realistica possibile.
La raccolta e l’analisi dei dati si è basata, in particolare, sul confronto tra tre “elenchi” di morti attraverso il metodo statistico noto come “cattura e ricattura”. Sebbene sia stato originariamente sviluppato per stimare le dimensioni di popolazioni animali, i principi alla base di questo metodo possono essere applicati a diverse situazioni, tra cui le stime di mortalità in contesti di emergenza umanitaria.
Nella fase corrispondente alla “cattura” si considerano i registri dei decessi ufficiali. Nella fase corrispondente alla “marcatura fisica”, si utilizzano altre informazioni che consentono di identificare un individuo, come il nome, la data di nascita o un altro numero di identificazione. Nella fase corrispondente alla “ricattura”, infine, si utilizzano fonti alternative di dati, come sondaggi sulla popolazione, necrologi, registri ospedalieri o testimonianze, per identificare i decessi non registrati ufficialmente.
Le liste prese in considerazione per lo studio sono state: l’elenco dei decessi degli ospedali di Gaza, pubblicato dal Ministero della Salute; la lista ricavata dal sondaggio online inviato dallo stesso ministero alla cittadinanza, in cui la popolazione ha potuto indicare eventuali familiari e conoscenti morti o dispersi; un’ultima lista ricavata dai necrologi pubblicati sui social media (Gaza martyrs 2023; Martyrs of Gaza 2023; The Palestinian Information Center 2024).
In una prima fase dell’analisi, sono stati eliminati i record con date di morte che non si riferivano al periodo preso in esame, sono stati esclusi i nomi poco chiari, ed è stata verificata la correttezza dei documenti identificativi dei palestinesi. Inoltre, gli studiosi si sono curati di accertare che le età delle vittime fossero plausibili escludendo, ad esempio, i casi di omonimia con persone nate oltre un certo numero di anni fa, e di standardizzare i nomi arabi nelle diverse fonti.
Una seconda fase di studio ha permesso di eliminare i dati ridondanti, confrontando i documenti di riconoscimento identificativi delle vittime e applicando analisi di collegamento probabilistico nei casi in cui non era possibile stabilire un confronto diretto.
Le vittime sono state così identificate, confrontando tra loro l’elenco degli ospedali, quello risultante dai sondaggi e quello tratto dai social media. Infine, tutti i record che non è stato possibile abbinare automaticamente sono stati sottoposti a una revisione manuale. Dal confronto degli elenchi, col menzionato metodo di cattura e ricattura le autrici e l’autore hanno potuto ottenere una stima della mortalità effettiva.
I risultati dello studio
Dall’analisi effettuata si evince che, realisticamente, il numero delle vittime nella Striscia di Gaza tra ottobre 2023 e giugno 2024 sia stato sottostimato dal Ministero della Salute Palestinese del 41%. Secondo le autrici e l’autore dello studio, le vittime sarebbero state 64.260.
Il lavoro di preparazione, pulizia e incrocio dei dati, inoltre, ha permesso di inquadrare più precisamente le vittime in diverse categorie sulla base delle fasce d’età e del sesso. La maggior parte delle persone è composta dalla componente più vulnerabile della popolazione: bambini, donne e anziani.
Nonostante Israele sostenga di operare in modo da minimizzare le morti dei civili, i numeri pubblicati su The Lancet mettono in luce un livello di distruzione della popolazione palestinese ancora più elevato di quello emerso dai dati finora circolati che, a inizio gennaio 2025, si attestavano intorno alle 45.000 persone.
Come fanno notare le autrici e l’autore, questa stima non tiene conto delle morti causate “indirettamente” dall’esercito israeliano attraverso il grave deterioramento delle condizioni generali di vita nella Striscia di Gaza: dalla distruzione del servizio sanitario all’impossibilità di accedere alle risorse alimentari, dalla poca disponibilità di acqua pulita alla totale inadeguatezza dei servizi igienico-sanitari.
La conclusione del rapporto è, comunque, molto chiara: “Questa prova conferma la necessità di interventi internazionali urgenti per evitare ulteriori perdite di vite umane e pone l’attenzione sulle conseguenze sanitarie a lungo termine dell’assalto militare israeliano su Gaza”.
Rappresentazione grafica delle vittime afferenti alle tre liste prese in considerazione dallo studio, riportate in base al mese (Grafico A), alle fasce di età (Grafico B) e al sesso (Grafico C).
Lucrezia Maffucci è studentessa di Archeologia dell’Università di Pisa. Attualmente è collaboratrice part-time del Centro Interdisciplinare “Scienze per la Pace”.