sabato, Aprile 27, 2024
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La sorveglianza aerea di Frontex facilita i respingimenti in Libia

Human Rights Watch, una ONG internazionale che conduce ricerche e advocacy sui diritti umani nel mondo, e Border Forensics, organizzazione no-profit che utilizza analisi visive e spaziali innovative per indagare sulla violenza alle frontiere, stanno indagando sul ruolo di FRONTEX, l’agenzia dell’Unione Europea per il controllo delle frontiere esterne, e del suo drone recentemente entrato in uso nel facilitare i respingimenti di migranti verso i centri di detenzione in Libia, luoghi ormai noti di abusi e violenze. Il primo agosto è stato pubblicato un comunicato stampa congiunto, che proponiamo qui in traduzione, relativo a un’intercettazione avvenuta in mare il 30 luglio 2021, in cui il drone di FRONTEX sembra aver svolto un ruolo fondamentale per consentire alle autorità libiche di abbordare tre barche di migranti e riportare indietro almeno 228 persone. Ad aggravare l’accaduto, una delle barche si trovava nelle acque di soccorso e salvataggio maltesi: il drone avrebbe intercettato l’imbarcazione senza avvertire le autorità competenti, né la nave della Sea-Watch che si trovava nelle vicinanze. Sebbene FRONTEX abbia l’obbligo legale di essere trasparente sulle sue operazioni, l’agenzia di frontiera europea continua a negare sistematicamente l’accesso alle informazioni sulle sue azioni, nel Mediterraneo centrale e altrove: le ricerche indipendenti condotte da organizzazioni per i diritti umani costituiscono una risorsa preziosa per denunciare eventuali violazioni del diritto d’asilo e del mare, compiute anche da organismi istituzionali come FRONTEX.

 

di Judith Sunderland e Lorenzo Pezzani

“Non sapevamo che fossero i libici finché la barca non si è avvicinata abbastanza da poter vedere la bandiera. A quel punto abbiamo iniziato a urlare e piangere. Un uomo ha cercato di buttarsi in mare e abbiamo dovuto fermarlo. Abbiamo lottato il più possibile per non essere catturati, ma non abbiamo potuto farci nulla”, ci ha detto Dawit. Era il 30 luglio 2021 e Dawit, in fuga dall’Eritrea con la moglie e la giovane figlia, stava cercando rifugio in Europa. Invece, Dawit e la sua famiglia sono tra le oltre 32.450 persone intercettate dalle forze libiche l’anno scorso e riportate nelle strutture di detenzione arbitraria in Libia, luoghi di violenze e abusi.

Nonostante le prove schiaccianti che mostrano le torture e lo sfruttamento subiti dai migranti in Libia – condizioni riconosciute come crimini contro l’umanità dal Consiglio per il Diritti Umani delle Nazioni Unite – negli ultimi anni l’Unione Europea ha sostenuto attivamente gli sforzi delle forze libiche per intercettare le barche in direzione dell’Europa. Ha ritirato le proprie navi e installato una rete di risorse aeree di controllo gestite da società private. Da maggio 2021, l’Agenzia europea delle frontiere (FRONTEX) ha schierato un drone fuori dall’isola di Malta: i suoi schemi di volo mostrano il ruolo cruciale che svolge nel rilevamento delle barche vicino alle coste libiche. FRONTEX fornisce le informazioni del drone alle autorità costiere, incluse quelle libiche.

FRONTEX afferma che la sorveglianza serve ad aiutare i soccorsi, ma le sue informazioni facilitano l’intercettazione delle imbarcazioni e i respingimenti verso la Libia. Il giorno in cui Dawit e la sua famiglia sono stati catturati in mare, le forze libiche hanno intercettato almeno altre due barche e riportato almeno 228 persone in Libia. Una di quelle barche è stata intercettata in acque internazionali, all’interno dell’area di ricerca e salvataggio maltese. La traiettoria di volo del drone suggerisce che stesse monitorando la traiettoria della barca, ma FRONTEX non ne ha mai informato la vicina nave di soccorso non governativa Sea-Watch.

Human Rights Watch e Border Forensics, un’organizzazione no-profit che utilizza analisi visive e spaziali innovative per indagare sulla violenza ai confini, sta esaminando come il passaggio dalla sorveglianza marittima a quella aerea contribuisca al ciclo di abusi estremi in Libia. La mancanza di trasparenza di FRONTEX – hanno respinto la nostra e le richieste di Sea-Watch per avere informazioni sulle loro attività del 30 luglio 2021 – lascia senza risposta molte domande sul loro ruolo.

Dawit e altri si sono fatti prendere dal panico quando hanno visto la motovedetta libica perché sapevano cosa li aspettava al ritorno. Lui e la sua famiglia sono finiti in prigione per quasi due mesi, rilasciati solo dopo aver pagato 1.800 dollari. Sono ancora in Libia, sperando in una possibilità di raggiungere la salvezza in un paese che rispetti i loro diritti e la loro dignità.

 

[Traduzione di Maria Antonietta Abate]

Fonte: Human Rights Watch1 agosto 2022.