La popolazione mondiale ha raggiunto gli 8 miliardi di persone
a cura di Marika De Marco
Sulla base dei dati delle Nazioni Unite, lo scorso 15 novembre gli esseri umani sulla Terra hanno superato gli 8 miliardi. L’aumento della popolazione, quadruplicata nell’ultimo secolo, è trainato più dal progressivo allungamento della speranza di vita (soprattutto in paesi come la Cina e l’India), che da un più elevato tasso di fecondità (in costante calo dagli anni Settanta). Infatti, nei dati rilasciati dalle Nazioni Unite, si sottolinea come il tasso di crescita attuale sia il più basso dal 1950: nel 2020 è stato inferiore all’1%.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha commentato così i dati: “Meravigliamoci per gli sviluppi nel campo della medicina, che hanno aumentato l’aspettativa di vita e ridotto nettamente la mortalità infantile”.
Ad aumentare, dunque, è stato soprattutto il numero di anziani. Per questo motivo gli Stati dovranno sempre più fare i conti, a parità di condizioni attuali, con minori entrate fiscali e con maggiori spese legate al pagamento delle pensioni e alla cura delle persone in età avanzata. Guardando alla popolazione per classi di età, si evince come la percentuale di persone over 65 sia prevista in aumento dal 10% del 2022 fino al 16% nel 2050. In quel momento il totale delle persone con più di 65 anni sarà il doppio dei bambini con meno i 5 anni di età.
Il numero crescente di abitanti sulla terra (che si prevede raggiungerà i 10 miliardi entro il 2060) pone anche un’altra questione: le risorse naturali saranno sufficienti? E come impatterà l’aumento della popolazione sulla crisi climatica in corso? Grazie all’innovazione tecnologica applicata alla produzione di cibo il pianeta potrebbe nutrire tutti: le più di 800 milioni di persone attualmente sottonutrite sembrano suggerire il contrario, ma il problema principale è legato alla distribuzione e all’accesso al cibo, non alla sua produzione. Rispetto all’aumento della temperatura globale, causa della crisi climatica, sarà necessario far sì che la produzione di cibo adotti standard di sostenibilità e si ponga l’obiettivo delle “emissioni zero”.
Un ulteriore dato merita di essere ricordato a questo riguardo: a crescere demograficamente di più oggi sono i paesi meno sviluppati, responsabili del 4% delle emissioni globali, a fronte di una popolazione di 1,1 miliardi. Nei paesi più ricchi, invece, la crescita demografica è rallentata, se non addirittura invertita.