Pandemia e politiche pubbliche in Brasile
di Felipe Ziotti Narita *
In Brasile i governatori degli stati, le autorità regionali e i sindaci che hanno optato per la quarantena o il distanziamento sociale sono entrati in conflitto con il Governo federale, riluttante ad accettare tali misure e preoccupato per i loro effetti economici. Anche nel Governo federale si manifestano attriti, in particolare tra il Presidente Jair Bolsonaro e il Ministro della Salute, che ha difeso quelle misure nella convinzione che avrebbero appiattito la curva di contagio ma che, alla fine, è stato spinto a dimettersi. In questo groviglio, ci sono due problemi. Da un lato, la discussione verte sulla struttura federativa brasiliana e sulle competenze del Governo centrale e quelle delle autorità regionali rispetto alla gestione di tali misure. D’altro lato, tali divergenze segnalano una frattura politica: le azioni iniziali contro la pandemia sono state coordinate dal Congresso, dalle autorità regionali e dal Supremo Tribunal Federal-STF [Corte suprema federale].
Dalle elezioni del 2018, il Governo ha saputo mobilitare il risentimento popolare nei confronti dell’establishment e ha scommesso sulle agitazioni populiste, attaccando la legittimità delle élite nel Congresso e nella Corte suprema federale. Con l’emergenza pandemica, il Presidente ha ridotto la sua capacità di egemonizzare la narrazione dei fatti: la crisi istituzionale, che era latente, ora emerge e genera disorientamento proprio quando è necessario un coordinamento statale efficiente. A differenza della crisi finanziaria del 2008 e della crisi delle commodities del 2011-2012, la pandemia svela una crisi che riguarda la riproduzione sociale e il benessere collettivo. Le politiche pubbliche, i dispositivi istituzionali di risposta alla crisi, devono conciliare due esigenze: il sostegno al sistema sanitario e quello a reddito e al welfare. La conseguenza più pericolosa del nuovo virus è il collasso dei sistemi sanitari. Nei dati del Cadastro Nacional de Estabelecimentos de Saúde [Registro Nazionale delle Case della Salute], solo il 44% dei posti letto disponibili in terapia intensiva sia per pazienti adulti che pediatrici è gestito dal Sistema Único de Saúde (SUS), a cui si rivolge gran parte dei brasiliani. Secondo il Rapporto 2019 dell’Associazione brasiliana di medicina intensiva, circa la metà dei posti letto è gestito invece dalla rete privata di strutture sanitarie, che serve solo un quarto dei brasiliani, con una maggiore concentrazione a San Paolo e Rio de Janeiro.
La costruzione di ospedali da campo nelle grandi città è una raccomandazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità già adottata in altri paesi e può alleviare la pressione sulle reti pubbliche e private. Ciò deve essere accompagnato dall’applicazione sistematica di test per mappare e misurare la diffusione della pandemia, dal monitoraggio digitale delle regioni colpite e dall’offerta di informazioni sulle regioni a rischio tramite SMS e coordinamento internazionale (attraverso la Banca mondiale e i suoi progetti per l’America Latina, per un prestito di R$ 100 milioni dei R$ 10 miliardi stimati dal SUS in infrastrutture e investimenti).
Le politiche pubbliche per la collaborazione pubblico-privato (PPP) possono offrire una rapida mobilitazione del lavoro per la produzione, rifornimenti, opere e supporto logistico con contratti flessibili per il periodo della pandemia e sotto il monitoraggio del Tribunal de Contas da União e delle Promotorias nei comuni [Corte dei Conti].
La pandemia sta avanzando in un momento delicato: prima del virus, la Comisión Económica para América Latina y el Caribe [Commissione Economica per l’America Latina e i Caraibi] aveva stimato che la regione sarebbe cresciuta dell’1,3% nel 2020. L’ultimo Rapporto pronostica l’1,8%. Con la paralisi della circolazione delle merci e delle persone, e l’interruzione di molte catene del valore, il più recente Rapporto dell’Organizzazione Mondiale del Commercio prevede una riduzione di oltre il 13% dei rimanenti scambi internazionali. La debole performance economica brasiliana, con una crescita dell’1,3% (2017), dell’1,3% (2018) e dell’1,1% (2019), dopo le recessioni del 2015-2016, secondo lo IBGE [Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica], indica un Paese con tassi di disoccupazione molto elevati (12,3 milioni di persone), difficoltà ad attrarre investimenti esteri e problemi di riscossione delle imposte, che sono più gravi in considerazione della necessità di revisione del regime fiscale per ricollocare le risorse nelle politiche pubbliche. La corrosione del reddito tra il 2014 e il 2019, secondo il Rapporto della Fundação Getúlio Vargas, supera del 14,6% quello dei più giovani (tra 15 e 29 anni): la fascia più colpita dalla disoccupazione, con un calo quattro volte maggiore del calo medio della popolazione (3,7%). Il lavoro informale raggiunge i 38 milioni di persone, secondo IBGE, e la disuguaglianza nel mercato del lavoro mostra un calo del 20% nel reddito dei più poveri tra il 2017 e il 2019.
In questo contesto, chi ha un contratto garantito dalla legislazione sul lavoro riceve il proprio salario, anche se soggetto a tagli (il governo ha autorizzato la riduzione dei salari e orari più brevi mantenendo il posto di lavoro), e può mettere in pratica l’isolamento. Oltre al peggioramento delle condizioni di lavoro, la pandemia rischia di creare ulteriori disuguaglianze. Il ritardo del governo a elaborare solide politiche di garanzia del reddito crea uno scenario preoccupante: le attività autonome e informali dipendono dalla circolazione delle merci e delle persone, ma l’isolamento ostacola il lavoro privando di qualunque entrata. Un rapporto dell’Istituto FSB e della Banca Pactual di BTG indica che il 25% dei lavoratori in marzo aveva già ridotto il proprio reddito con medie fino al 40%. Il programma per un reddito di base chiamato Auxílio Emergencial, elaborato dal Congresso e dal Governo Federale per i lavoratori informali, i lavoratori autonomi e i disoccupati trasferisce solo R$ 600 (metà del salario minimo).
Per la capillarità delle politiche pubbliche, il Catasto unico (CadÚnico) dei programmi sociali è importante, però l’Instituto de Pesquisa Econômica Aplicada [Istituto di ricerca economica applicata] mostra che, a causa dell’elevato numero di attività informali e dell’entità della crisi, l’efficacia delle politiche pubbliche dipende dalla qualità dei data bases catastali. L’attuale Catasto unico (CadÚnico) non comprende invece i gruppi informali / autonomi più redditizi i quali, di conseguenza, dovrebbero ricevere un aumento dei trasferimenti del 20% (per sanare le perdite accumulate da un’inflazione del 6% tra il 2018-2020) dal programma Bolsa Família, il pilastro della politica sociale per i più vulnerabili.
È anche importante mobilitare le infrastrutture di assistenza. La povertà estrema colpisce 13,5 milioni di persone, che sopravvivono – secondo gli ultimi dati di IBGE – con un reddito pro capite inferiore a 1,9 USD (a parità di potere d’acquisto) al giorno. Di fronte alla precarietà e al disorientamento, i Centros de Referência de Assistência Social [Centri di riferimento per l’assistenza sociale] e i Centros de Referência Especializados de Assistência Social [Centri di riferimento specializzati per l’assistenza sociale] possono offrire strumenti di politica alimentare e materiali per l’igiene nelle comunità più vulnerabili delle città, a dimostrazione che le politiche pubbliche e il ruolo dello Stato sono essenziali per ammorbidire il deterioramento della coesione sociale.
(Traduzione di Tiziano Telleschi)
* Universidade Estadual de São Paulo (Unesp), Fundación de Apoyo a la Investigación Científica del Estado de São Paulo, Brasil.