sabato, Dicembre 21, 2024
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Genere, violenza, pace: tavola rotonda nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

di Elisa Veltre

In occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne e di genere, il Centro Interdisciplinare “Scienze per la Pace” (CISP) dell’Università di Pisa ha organizzato una tavola rotonda sui temi della violenza di genere, del pacifismo e del femminismo, in concomitanza con l’accoglienza in città della 3° Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza.

La marcia è partita dalla stazione di Pisa Centrale e, attraversando il centro della città, si è conclusa al Palazzo della Sapienza, dove i/le manifestanti sono stati accolti e accolte nell’Aula Magna Storica. La tavola rotonda, ricca di contributi di diversa provenienza, ha messo in evidenza le connessioni profonde tra la lotta alla violenza, la promozione di una cultura di pace e la valorizzazione del pensiero e delle pratiche femministe.

La Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza: un viaggio di trasformazione

Marco Inglessis, presidente di Energia per i Diritti Umani, ha aperto la discussione illustrando il contesto e gli obiettivi della Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza, giunta alla sua terza edizione dopo quelle del 2009 e del 2019. La marcia, iniziata il 2 ottobre in Costa Rica, attraverserà diversi paesi fino al 5 gennaio, concludendosi nuovamente nel luogo di partenza.

Inglessis ha sottolineato che la marcia rappresenta un percorso duplice: interiore ed esteriore. Da un lato, è un invito al cambiamento personale attraverso la coerenza tra pensiero, emozioni e azioni. Dall’altro, è un processo collettivo di trasformazione sociale che promuove il disarmo progressivo, la ratifica del trattato per l’abolizione delle armi nucleari e riforme democratiche nelle governance delle Nazioni Unite. “La violenza”, ha spiegato Inglessis, “inizia dentro di noi, ma si manifesta nelle relazioni con gli altri. Il primo passo verso una società nonviolenta è imparare a trattare gli altri come vorremmo essere trattati noi stessi”.

Femminismo, patriarcato e nonviolenza

Uno dei temi centrali della tavola rotonda è stato il legame tra il femminismo e la nonviolenza, introdotto da Chiara Magneschi, docente del corso di laurea in Scienze per la Pace e ricercatrice aggregata presso il Centro Interdisciplinare “Scienze per la Pace” (CISP) dell’Università di Pisa. Magneschi ha esplorato l’importanza del punto di vista femminile e femminista nella critica della violenza e nella costruzione della pace, richiamando vari esempi storici come quello delle donne che si sono opposte al riarmo durante la Conferenza per il Disarmo del 1932. La docente ha evidenziato come le esperienze di conflitto abbiano spesso marginalizzato il contributo delle donne limitandone il ruolo a quello di “portatrici di pace”, un’immagine che rischia di essere funzionale al mantenimento delle gerarchie patriarcali.

Ketty De Pasquale, presidente della Casa della Donna, ha ampliato la riflessione definendo il patriarcato come una struttura di potere alla base sia della violenza di genere che della guerra, partendo dal messaggio scelto per aprire la manifestazione transfemminista del 23 novembre a Roma, ovvero “Disarmiamo il patriarcato”. La guerra, ha spiegato, è una forma estrema di sopraffazione patriarcale che disumanizza le relazioni umane e rafforza le gerarchie di genere. “Il femminismo”, ha sottolineato De Pasquale, “non solo combatte la violenza di genere, ma propone un paradigma alternativo, basato sulla cura, l’interdipendenza e la costruzione di relazioni nonviolente”. De Pasquale invita a guardare al futuro con una prospettiva femminista che superi la logica binaria della dominazione e promuova una giustizia sociale realmente inclusiva e sensibile alle differenze di genere.

Ripensare il concetto di pace

Valentina Bartolucci, docente nel corso di laurea di Scienze per la Pace e ricercatrice aggregata presso il CISP, ha richiamato la tripartizione delle forme di violenza (diretta, culturale e strutturale) formulata da Johan Galtung, chiarendo che la pace non può essere ridotta a semplice “assenza di conflitto” o di violenza esplicita. Ha citato il filosofo ed economista Amartya Sen, sostenendo che la pace deve essere piuttosto concepita come la “libertà di vivere una vita cui si ha motivo di attribuire valore” e come un processo continuo. La guerra, ha affermato Bartolucci, è uno stato di cose, mentre la pace è sempre un processo, che richiede un ripensamento radicale delle relazioni in gioco, a partire dalle cause del conflitto”.

Bartolucci ha suggerito un approccio costruttivo al conflitto, che non lo eviti ma lo attraversi, trasformandolo in uno strumento per la crescita personale e collettiva. Ha proposto a riguardo una visione relazionale, ispirata alla logica del “come se”, che invita a trattare l’altro come un fratello o una sorella, anche nelle situazioni più difficili.

Progetti di pace e iniziative femministe

Francesca De Vito, biologa molecolare, neuroscienziata e attivista di Energia per i Diritti Umani, ha presentato il progetto della Biblioteca della Nonviolenza, un’iniziativa volta a raccogliere testi e materiali che esplorano anche il contributo del femminismo alla nonviolenza. L’obiettivo è creare spazi di riflessione nelle scuole e nella società, promuovendo una rivoluzione culturale che combini trasformazione personale e cambiamento sociale.

Bianca Farsetti, attivista di Un Ponte Per, ha illustrato il lavoro svolto per mettere in pratica la Risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite “Donne, pace e sicurezza”, che promuove il ruolo delle donne nella costruzione di società pacifiche. L’attivista ha descritto iniziative come “She Revolution” in Iraq, che crea spazi sicuri per la partecipazione femminile alla vita sociale e politica, e progetti analoghi in Libia e Tunisia, che supportano il protagonismo delle donne nei processi democratici. Farsetti ha evidenziato come la lotta al patriarcato, la decolonizzazione e la tutela della natura siano elementi imprescindibili per una pace autentica e duratura.

Il ruolo storico delle donne nella resistenza

Adriana Nannicini, presidente della sezione ANPI di Pisa, ha ricordato il contributo delle donne nella Resistenza antifascista, un capitolo a lungo trascurato dalla storiografia. Le donne, ha spiegato, non sono state delle semplici sostenitrici o aiutanti dei partigiani maschi, ma protagoniste di una scelta esistenziale e politica che ha cambiato il corso della storia nazionale, rendendo imprescindibile il riconoscimento della parità dei diritti. “Il desiderio di pace e la volontà di trasformare una società fascista”, ha detto Nannicini, “sono stati alla base del loro impegno, gettando le fondamenta per un mutamento culturale e politico di portata storica”.

Verso una società di pace e giustizia

La tavola rotonda, attraverso una pluralità di voci e prospettive, ha messo in luce la capacità del pensiero e della pratica femministe di trasformare in profondità i conflitti, aprendo lo spazio a relazioni improntate alla cura reciproca e alla libertà di tutte e tutti. Il femminismo offre, in particolare, un contributo significativo alla riflessione critica sulla guerra, mostrando gli stretti legami con la violenza di genere e con il patriarcato, e alla costruzione di percorsi sostenibili di pace, contestando le gerarchie sociali e promuovendo il pieno riconoscimento e il protagonismo delle soggettività storicamente oppresse e subalterne.

Elisa Veltre è laureata in “Storia e Civiltà” all’Università di Pisa e collabora attualmente, come volontaria del Servizio Civile Universale, con Scienza & Pace Magazine.