Droni europei testati su Gaza sorvegliano i migranti nel Mediterraneo
Il Mediterraneo è, da più di due decenni, scenario di viaggi pericolosi e mortali dalle coste del Nord Africa verso l’Europa. Non esistono al momento missioni di ricerca e soccorso promosse dagli Stati, gli accordi di “cooperazione” bloccano le persone in viaggio nei paesi di transito, la frontiera marittima dell’Unione Europea è sempre più militarizzata. In questo articolo dell’Irish Times, Sally Hayden ricostruisce l’uso di droni di fabbricazione israeliana da parte dell’Unione Europea e di Frontex per monitorare i flussi migratori, in collaborazione con la cosiddetta “Guardia costiera libica”. I droni Heron, già utilizzati da Israele per operazioni militari su Gaza, ora pattugliano le coste africane per intercettare le imbarcazioni con a bordo i migranti diretti verso nord. L’impiego di tecnologia militare per i controlli di frontiera solleva rilevanti questioni etiche e giuridiche: le ONG che difendono i diritti fondamentali denunciano da tempo abusi e violazioni a scapito dei potenziali richiedenti asilo, respinti collettivamente e trattenuti in condizioni disumane in Libia. Sally Hayden è corrispondente dall’Africa per l’Irish Times. Il suo primo libro, My Fourth Time, We Drowned. Seeking Refuge on the World’s Deadliest Migration Route (E la quarta volta siamo annegati. Cercare asilo lungo la rotta più mortale del mondo) ha vinto numerosi premi internazionali, tra cui il Premio Orwell per la saggistica politica.
di Sally Hayden
La nave libica si muove a una velocità doppia rispetto alla nave di soccorso Geo Barents. Quest’ultima – gestita Medici Senza Frontiere – rischia il fermo se i libici denunciassero un’interferenza nelle loro operazioni. Così l’equipaggio si è seduto e ha aspettato, sperando di poter ancora effettuare un salvataggio.
Arriva una telefonata, che dice che i libici sono arrivati sul posto. Rifugiati e migranti disperati cominciano a tuffarsi dalla loro barca sovraffollata in acqua per sfuggire – e ancora l’equipaggio aspetta. Alla fine, la ricerca e il salvataggio di MSF vengono annullati e il caso è dichiarato chiuso.
Durante il debriefing, il responsabile delle operazioni di ricerca e soccorso, Riccardo Gatti, chiede alla sua squadra, sconfortata, se stesse bene. “Questo fa parte del lavoro”, dice loro. “Questo è il clima… per quanto sia deprimente… purtroppo ci sono momenti in cui non possiamo salvare le persone”.
Dal ponte, attraverso un binocolo, la nave libica è ancora visibile. Sea Bird – un aereo di ricerca e soccorso gestito da una ONG – la identifica come la motovedetta libica P662 Murzuq, una delle due navi della “classe Corrubia” donate dal governo italiano nel 2023. In passato i libici a bordo di queste navi sono stati accusati di aver minacciato gli equipaggi delle ONG, anche sparando in acqua davanti a loro, costringendoli a interrompere i soccorsi.
Intercettazioni
Mentre a livello globale un numero record di persone continua a essere sfollato con la forza o a cercare nuove opportunità di vita fuori dal proprio paese di origine, il Mediterraneo centrale rimane un terreno di conflitto su come gestire l’esodo. Le politiche dell’Unione Europea cercano di impedire ai migranti di raggiungere il territorio europeo, mentre le organizzazioni non governative cercano di portarli in salvo.
Più di 24.000 persone sono morte o rimaste disperse nel Mediterraneo centrale negli ultimi dieci anni, mentre più di 51.000 sono arrivate in Italia via mare quest’anno. Da gennaio al 5 ottobre 2024, i dati dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni mostrano che 18.065 persone sono state intercettate e costrette a tornare in Libia. Più di 147.000 persone sono state catturate in questo modo dal 2017, quando l’UE si è impegnata con decine di milioni di euro a sostenere la guardia costiera libica nelle “intercettazioni”. Le persone catturate sono spesso rinchiuse, senza alcun capo d’accusa o processo in centri di detenzione gestiti dalle milizie libiche, come parte di un sistema abusivo in cui, secondo le prove delle Nazioni Unite, si stanno verificando crimini contro l’umanità.
Anche la Tunisia ha ricevuto fondi dall’UE per effettuare le intercettazioni. Secondo le stime di Alarm Phone, che riceve le richieste di soccorso da parte di persone in difficoltà in mare, nei primi sei mesi del 2024 sarebbero state rimpatriate nel paese nordafricano altre 30.000 persone. Kaïs Saïed, presidente della Tunisia recentemente rieletto, è stato corteggiato dai politici europei e ha istigato la popolazione a reazioni violente contro i migranti neri. Le forze di sicurezza tunisine sono state accusate di averne abbandonati a decine nel deserto, senza cibo né acqua.
Coloro che cercano di attraversare il Mediterraneo fuggono da molteplici crisi – guerre, dittature, persecuzioni e povertà opprimente – in Africa, Asia e Medio Oriente. Molti hanno attraversato diversi paesi, in cui sono stati maltrattati e sfruttati. La loro speranza è quella di trovare sicurezza in Europa.
Uno degli strumenti con cui l’Unione Europea intercetta i migranti è l’uso di droni di fabbricazione israeliana. Già nel 2009, Human Rights Watch aveva documentato come i droni della serie “Heron”, utilizzati da Israele, abbiano ucciso civili palestinesi a Gaza. E nel 2020 The Guardian aveva rivelato l’esistenza di un accordo da 100 milioni di euro tra l’UE, la Airbus e due aziende israeliane per l’uso di droni nel Mediterraneo. Il giorno in cui Gatti ha consolato il suo equipaggio avvilito, un drone di sorveglianza israeliano Heron senza equipaggio era di pattuglia e, in quella stessa settimana, ha volato cinque giorni su sette.
“I droni israeliani sono essenzialmente quelli testati su Gaza per molti anni”, ha detto Antony Loewenstein, autore di The Palestine Laboratory: How Israel Exports the Technology of Occupation Around the World, che descrive come questa tecnologia sia stata acquisita dall’UE per utilizzarla nel Mediterraneo. “Israele e l’UE sono partner molto stretti”, ha detto. “Ci sono enormi rapporti di difesa, enormi quantità di armi vendute”.
Nonostante l’assalto in corso su Gaza – dove sono stati uccise finora più di 43.000 persone – e la più recente escalation della campagna di attacchi aerei israeliani – che ha sfollato più di un quinto della popolazione libanese -, “c’è una discrasia intenzionale tra la realtà delle aziende di armamenti europee che vendono armi per alimentare vari conflitti nel mondo e il fatto che enormi quantità di persone fuggano da quei conflitti e cerchino di entrare nell’UE”, ha detto Loewenstein.
Nel 2020, l’uso dei droni israeliani nel Mediterraneo è stato messo in discussione dagli eurodeputati spagnoli Manu Pineda e Sira Rego – ora ministra spagnola per la Gioventù e l’Infanzia. Entrambi hanno chiesto alla Commissione Europea quali fossero i criteri di selezione dei fornitori di droni, se il loro uso fosse compatibile con gli obblighi in materia di diritti umani e se la Commissione “intendesse continuare a sostenere le violazioni dei diritti dei rifugiati nel Mediterraneo e l’uso di droni militari alle frontiere esterne dell’UE”.
La Commissione ha risposto affermando che “attribuisce la massima importanza a garantire il rispetto dei diritti fondamentali dei migranti e dei richiedenti asilo”.
Fabrice Leggeri, allora direttore esecutivo di Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, ha dichiarato nel 2020 di aver inizialmente testato la “capacità dei droni Heron di rilevare e supportare la risposta operativa alle imbarcazioni in difficoltà, contribuendo così a salvare vite in mare”.
Le successive procedure di gara sono state “aperte a parità di condizioni a persone fisiche o giuridiche che desideravano candidarsi all’incarico”.
Sorveglianza aerea
Sulle navi di soccorso della società civile, come la Geo Barents di MSF, gli equipaggi utilizzano app per monitorare il comportamento dei mezzi aerei di Frontex, come aerei e droni. Questo li aiuta a valutare se ci sono casi di emergenza nelle vicinanze. Gatti ha affermato che questo è stato particolarmente importante in passato, quando Frontex condivideva poche o nessuna informazione con le ONG, atteggiamento definito dal soccorritore come “davvero strano, perché a volte eravamo davvero vicini a imbarcazioni in difficoltà”.
Leggeri ha diretto Frontex dal 2015 fino alle sue dimissioni nel 2022, dopo essere stato accusato di non rispettare i diritti umani – accuse da lui negate. Quest’anno è stato eletto europarlamentare per il Rassemblement National di Marine Le Pen.
Da quando Leggeri si è dimesso, le comunicazioni nel Mediterraneo centrale sono migliorate, ad esempio con l’invio di allarmi radio a tutte le navi, come riferito da Gatti. A bordo della Geo Barents, il capo della squadra di ricerca e soccorso vede ancora i mezzi aerei dell’UE in giro per la maggior parte dei giorni.
Le attrezzature di Frontex sono nettamente migliori di quelle utilizzate dalle ONG, spiega Gatti. “È una tecnologia militare. Sappiamo che hanno tecnologia israeliana per quanto riguarda telecamere, obiettivi e così via”. Al contrario, il suo equipaggio ha “essenzialmente i normali dispositivi marittimi: radio, binocoli e tutte le piattaforme open source disponibili online per [tracciare] navi e aerei”. Dal ponte della nave, l’equipaggio di MSF può vedere solo nove miglia nautiche in ogni direzione – circa 16,6 km.
Gatti ha affermato che il coinvolgimento dell’UE attualmente comporta solo “l’avvistamento di imbarcazioni e la comunicazione della loro presenza”. Quando Frontex aveva “mezzi marittimi era obbligata a salvare le persone”, ha detto, e questo era “collegato alla responsabilità di farle sbarcare in un luogo sicuro”. Frontex sta ora evitando di salvare le persone mentre continua a sorvegliarle dall’alto, ha spiegato, il che “non è in linea con i principi e le norme sulla riduzione del rischio e della perdita di vite umane in mare”.
L’UE ha ritirato i suoi mezzi dal Mediterraneo centrale nel 2019. I mezzi aerei non hanno la stessa capacità o l’obbligo legale di salvare le persone in difficoltà in mare quando vengono avvistate.
Mentre alcune ONG fanno volare degli aerei, un progetto di legge del governo italiano suggerisce di imporre multe fino a 10.000 euro ai piloti degli aerei non governativi che cercano imbarcazioni di rifugiati e migranti in difficoltà, come ha recentemente riportato l’agenzia di stampa Reuters [Ndr. nel frattempo il Decreto Flussi, contenente queste disposizioni, è stato approvato]. A maggio, l’autorità italiana per l’aviazione civile ha vietato agli stessi aerei di ricerca e salvataggio di utilizzare gli aeroporti in Sicilia – a Pantelleria e a Lampedusa. Un portavoce di Sea Watch ha affermato che le nuove regole sono state pensate per “tenere segreto ciò che accade ogni giorno nel Mediterraneo”.
Felix Weiss, ex portavoce dell’ONG tedesca Sea Watch che gestisce due aerei per la ricerca e il salvataggio nel Mediterraneo centrale, ha affermato che il drone Heron ha rappresentato un “cambio di strategia” per Frontex, poiché può rimanere in volo per tanto tempo – fino a trenta ore – e coprire aree molto ampie. Questo a differenza degli aerei della Sea Watch, che possono rimanere in volo per un massimo di otto ore.
Senza la sorveglianza aerea di Frontex, la guardia costiera libica sarebbe “praticamente, completamente bendata”, ha affermato.
Diritti fondamentali
Mentre le migrazioni continuano a essere un tema politico centrale in tutta Europa, per il 2024 il bilancio di Frontex è salito a 922 milioni di euro.
Jonas Grimheden è entrato a far parte dell’agenzia europea delle frontiere nel 2021, come responsabile dei diritti fondamentali. Parlando su Microsoft Teams dalla sua sede di Varsavia, ha detto che l’uso della sorveglianza aerea dell’UE nel Mediterraneo centrale per supportare le intercettazioni della guardia costiera libica è una “questione complicata, una situazione complicata, [ci sono] eventi tragici. Ogni poche ore c’è qualcuno che annega, che muore”.
Grimheden ha uno staff di circa 70 persone e ha detto che il suo team può accedere alla “sala di controllo” – dove sono visibili le riprese dei droni – per monitorare ciò che Frontex sta facendo in qualsiasi momento. Tuttavia, “abbiamo il problema che Frontex ha poteri molto limitati. Sì, noi ci occupiamo della sorveglianza aerea, ma gli Stati membri detengono sostanzialmente tutte le capacità di ricerca e soccorso e inoltre, in tutta onestà, non possono occuparsi di ricerca e soccorso per tutto il Mediterraneo”.
Grimheden percepisce questa situazione come un “dilemma”: non dovrebbero più avvisare i libici della presenza di nuove imbarcazioni, perché vogliono che le persone a bordo arrivino in acque europee? “Sarebbe probabilmente meglio per i migranti, di sicuro, meglio per i diritti fondamentali, ma sarebbe altamente problematico se annegassero. Se dovessi prendere una decisione del genere, direi sicuramente che dovrebbero intervenire le prime persone disponibili al salvataggio. Se l’imbarcazione si mostra piuttosto fragile, direi di andare a prenderla. Se sono i libici ad andare, beh, in questo caso, così sia”.
Riguardo all’uso dei droni israeliani da parte dell’UE, Grimheden ha dichiarato: “Non so chi abbia prodotto cosa”. Egli sostiene che il luogo in cui la tecnologia o le attrezzature vengono acquistate “non è il problema principale”, a meno che il paese non sia su una lista nera dell’UE, caso in cui la sua squadra potrebbe spingere affinché non vengano utilizzate. “Ma ancora una volta, abbiamo abbastanza problemi su cui lavorare…non sto dicendo che questo non sia un problema grave. Ma, ovviamente è meno importante…”.
Fonte: The Irish Times (28 ottobre 2024).