mercoledì, Novembre 27, 2024
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I muri invisibili nelle città: per chi è povero, l’istruzione diventa un tabù

Dopo anni di lavoro nell’ambito dei minori e dei loro diritti, Save the Children Italia lancia un vero e proprio allarme: sono più di un milione i minori poveri in Italia, e la loro istruzione, spesso legata a contesti di periferia urbana priva di adeguati spazi, ne risente drammaticamente. I dati contenuti nell’ultimo rapporto di Save the Children sono preoccupanti: da nord a sud, il divario tra centro e periferie si ripercuote sui minori, dalla loro istruzione all’occupazione. A oggi nelle periferie, definite aree ad alta vulnerabilità sociale e materiale, mancano spesso i requisiti per l’acquisizione delle competenze scolastiche. Questa emergenza silenziosa mostra un’Italia sempre meno adatta a bambini e ragazzi, come dimostra l’indice di vulnerabilità che misura la fragilità economica e sociale delle periferie, e l’indice Neet (né occupati né inseriti in un percorso di istruzione, né di formazione), con valori spesso quadruplicati rispetto al centro delle città. Per invertire la tendenza, Save the Children auspica un ruolo più attivo delle istituzioni e una maggiore valorizzazione delle realtà di base, associative e volontarie, che sopperiscono alla mancanza dei servizi pubblici.

 

di Rosy Battaglia

 

Save the Children rivela: in molte città, la maggior parte dei bambini vive in periferia. E la povertà economica va a braccetto con quella educativa.

Poveri, ai margini delle città, nelle periferie e in scuole non sicure. Su 9,8 milioni di minori residenti in Italia nel 2018, almeno 3,6 milioni bambini e adolescenti vivono nelle 14 principali aree metropolitane del Paese. Un milione e 200mila di ragazzi si trovano in stato di povertà assoluta. E nella maggior parte dei casi, frequentano scuole senza agibilità statica, tre su quattro, con spazi educativi e di socialità carenti. Nell’Italia del 2019 mancano poi biblioteche, laboratori, palestre e aule multimediali.

 

La maggior parte dei bambini vive nelle periferie

Sia a Roma sia a Genova vivonoin aree «periferiche» il 70% dei ragazzi al di sotto dei 15 anni, a Napoli e a Palermo il 60%. Fino al  43% di Milano e al 35% di Cagliari. Al Nord come al Sud, i quartieri dove si annidano povertà economica e educativa, solitudine, luoghi sporchi e inadatti per studiare e giocare, sono molto simili tra loro: aree definite ad alta vulnerabilità sociale e materiale, secondo l’IX Atlante dell’infanzia a rischio «Le periferie dei bambini» di Save the Children, curato da Giulio Cederna.

 

Un divario sconcertante, dentro una stessa città

E dove c’è povertà economica c’è anche povertà educativa. I dati tratti dai test INVALSI testimoniano il divario nell’apprendimento scolastico. «All’interno di una stessa città, l’acquisizione delle competenze scolastiche da parte dei minori segna un divario sconcertante» precisa Cederna. Nel capoluogo lombardo, tra Pagano e Magenta-San Vittore i laureati, il 51,2%, sono 7 volte quelli di Quarto Oggiaro (dove sono fermi al 7,6%).

Mentre a Napoli, i 15-52enni senza diploma di scuola secondaria di primo grado sono il 2% al Vomero, quasi il 20% a Scampia. Percentuale molto simile a Palermo: il 2,3% a Malaspina-Palagonia, contro il 23% a Palazzo Reale-Monte di Pietà. Spostandoci nella capitale, nei quartieri benestanti di Roma Nord i laureati si attestano al 42%: 4 volte quelli delle periferie esterne o prossime al Grande Raccordo Anulare, nelle aree orientali della città, nei quali sono meno del 10%.

 

L’Italia non è un Paese per bambini

Nell’atlante di Save the Children, decine di mappe interattive, ottenute rielaborando dati e indici di Istat, Miur, Invalsi e Caritas Italiana, mostrano come l’Italia – quanto meno nella parte meno benestante –  non sia un Paese per bambini e ragazzi. In minoranza demografica, ridotti al 16% di una popolazione, che invece invecchia sempre di più. Confinati in quartieri dormitorio, ai margini della società, degli investimenti statali, degli spazi urbani. «Crescere nelle periferie non vuol dire solo essere lontani dal centro delle città. Molto spesso vuol dire vedere intorno a sè, strade scarsamente illuminate e piene di sporcizia, respirare aria inquinata e percepire un alto rischio di criminalità» conferma Cederna a Valori.

 

L’indice di vulnerabilità, quartiere per quartiere

I dati dell’Atlante possono essere visualizzati, quartiere per quartiere, osservando alcune delle mappe delle principali città italiane: Roma, Milano, Genova, Napoli e Palermo attraverso la rappresentazione dell’indice di vulnerabilità sociale e materiale sviluppato da Istat ed elaborato da Save the Children.

L’indice, infatti, fornisce attraverso un valore numerico, il grado di fragilità economica e sociale dei territori, mediando tra livello di istruzione, strutture familiari, condizioni abitative, partecipazione al mercato del lavoro e condizioni economiche. La visualizzazione permette di identificare, a colpo d’occhio, i quartieri più sensibili e a rischio:  un valore fino a 97 indica una bassa vulnerabilità del territorio, tra 97 e 98 medio-basso, tra 98 e 99 medio, tra 99 e 103 medio-alto, oltre 103 alto.

 

Milano e le periferie a rischio vulnerabilità

Nella ricca Milano, con un indice di vulnerabilità sociale e materiale mediamente basso, pari a 98,9, le periferie spaziali coincidono, più che altrove, con le periferie sociali, ad altissima vulnerabilità. Con quartieri particolarmente disagevoli per i più giovani, come Parco Lambro – Monluè (113,40), Quarto Oggiaro (113,97), Selinunte (113,88), Comasina (111,91), Cascina Triulza (130,40), Triulzo Superiore (112,92).

Negli stessi quartieri a rischio vulnerabilità, infatti un’altra serie di mappe mostra la quota dei ragazzi NEET, acronimo di “Not in Education, Employment or Training”, né occupati né inseriti in un percorso di istruzione, né di formazione. Nel capoluogo lombardo, se in zona Tortona, i NEET sono il 3,6%, a Triulzo Superiore sono più di tre volte tanto al 14,1%. Per l’ISTAT la presenza dei NEET, assieme al tasso di disoccupazione, è funzionale all’identificazione delle aree in cui vive la popolazione con maggiori difficoltà.

 

I divari nell’indice di vulnerabilità sociale e materiale nei diversi quartieri di Milano. FONTE: Atlante dell’Infanzia Save The Children.

 

Genova e Liguria, povero un bambino su quattro

A Genova, tra i quartieri considerati «sensibili», con l’indice di vulnerabilità sociale e materiale è superiore alla media, ci sono il centro storico, ma anche Sampierdarena, Begato, Cornigliano, Campi, Teglia, Morego e il Cep. Al Cep, in particolare, è emerso che il 15,9% dei ragazzi tra i 15 e i 29 anni sono NEET. Numero che cala drasticamente in zone centrali come Carignano, dove la percentuale è del 3,9%.

Anche i dati dei test Invalsi confermano il divario tra quartiere e quartiere, e tra centro e periferie: secondo i risultati riportati a Genova, le prove hanno avuto miglior esito nella cintura metropolitana. Stando ai dati Istat del Censimento 2011, rielaborati per la Commissione Periferie, a Genova i 15-52enni senza diploma di scuola secondaria di primo grado variano da zona a zona, passando da aree che segnano lo 0,7% ad altre limitrofe che arrivano a punte del 10,8%, a fronte di una media della città che si attesta al 3,4%.

 

I divari nell'indice di vulnerabilità sociale e materiale nei diversi quartieri di Genova. FONTE: Atlante dell'Infanzia Save The Children.I divari nell’indice di vulnerabilità sociale e materiale nei diversi quartieri di Genova. FONTE: Atlante dell’Infanzia Save The Children.

Roma, la maggior parte dei bambini vive in periferia 

A Roma l’emergenza abitativa è legata a doppio filo con le periferie. L’indice di vulnerabilità sociale e materiale è medio-alto, pari a 101. Il quadrante Sud-Est della capitale, insieme ad altre aree periferiche di edilizia pubblica o abusiva, sono i luoghi più esposti e fragili.

Secondo Cederna, nella capitale d’Italia, un bambino su quattro vive in aree di origine abusiva. Sono ben 88.905 ragazzi, il 23,5% della popolazione che va dagli 0 ai 14 anni, che passano il loro tempo in quartieri con problemi infrastrutturali e di riqualificazione urbana. Dove mancano, spesso, attività culturali, sociali, sportive. Almeno 15.800 i bambini, con meno di 14 anni, che vivono in affitto nei quartieri a forte concentrazione popolare.

 

I divari nell'indice di vulnerabilità sociale e materiale nei diversi quartieri di Roma. FONTE: Atlante dell'Infanzia Save The Children.I divari nell’indice di vulnerabilità sociale e materiale nei diversi quartieri di Roma. FONTE: Atlante dell’Infanzia Save The Children.

 

Napoli, profonda frattura tra centro e hinterland

La città partenopea ha il più alto indice di vulnerabilità sociale e materiale, pari a 111,2. Con un forte divario tra un quartiere e l’altro e una percentuale media di ragazzi NEET al 22,8%.

C’è una Napoli ricca e benestante, acculturata, e una Napoli povera e in preda all’abbandono scolastico e formativo.

I 15-25enni senza diploma di scuola secondaria di primo grado sono il 2% al Vomero e quasi il 20% a Scampia. Dati confermati osservando la mappa dei ragazzi NEET: al Vomero e all’Arenella sono il 9,1% e 10,1%. Mentre a Ponticelli, Scampia, San Giovanni a Teduccio e Mercato le percentuali salgono rispettivamente al 31,4%, 31,1%, 30,6% e 31,08%. Anche i dati tratti dai test Invalsi testimoniano un forte divario nell’apprendimento scolastico. I quartieri più svantaggiati sono lontani 25 punti Invalsi, rispetto a quelli che abitano a Posillipo.

 

I divari nell'indice di vulnerabilità sociale e materiale nei diversi quartieri di Napoli. FONTE: Atlante dell'Infanzia Save The Children.I divari nell’indice di vulnerabilità sociale e materiale nei diversi quartieri di Napoli. FONTE: Atlante dell’Infanzia Save The Children.

 

Palermo, aree a rischio anche nel centro storico

Nel capoluogo siciliano vivono nelle periferie «urbane e sociali» il 60% dei bambini al di sotto dei 15 anni, con un indice di vulnerabilità media-alto: 105, e la presenza di aree a rischio anche all’interno del centro storico. Secondo Save the Children, in Sicilia il 42% dei bambini e adolescenti vive in condizioni di povertà relativa, che si associa alla povertà educativa.

Quadro confermato già dai risultati dei test Invalsi. Nascere in un quartiere a rischio e crescere in una situazione socio-economica disagevole,condiziona anche l’apprendimento scolastico: fino a 21 punti di differenza. A Malaspina-Palagonia solo il 2,3% tra i 15-52 anni, non ha il diploma di secondaria di primo grado. Dato che si impenna al 23% a Palazzo Reale-Monte di Pietà. Mentre quartieri periferici c’è la più alta concentrazione di NEET, con una media del 19,9%: Pallavicino-Zen, Borgo Nuovo e Settecannoli, contro l’8,8% del quartiere Libertà.

 

I divari nell'indice di vulnerabilità sociale e materiale nei diversi quartieri di PalermoI divari nell’indice di vulnerabilità sociale e materiale nei diversi quartieri di Palermo. FONTE: Atlante dell’Infanzia Save The Children.

 

I “Punti Luce” contro la dispersione scolastica

Che fare, quindi? Secondo Save the Children, il primo passo è valorizzare le tante realtà positive che ogni giorno si impegnano per creare opportunità educative che suppliscono alla mancanza di servizi pubblici.  La stessa Ong è presente nelle periferie di 18 città italiane: da Milano Quarto Oggiaro a Napoli Barra, da Marina di Gioiosa Ionica alla Zisa di Palermo.

Una rete di 24 “Punti Luce” spazi “ad alta intensità educativa”, aperti ai genitori, ai bambini e ragazzi tra i 6 e i 16 anni, per attività formative ed educative.

Dal 2017, poi, è stato lanciato un nuovo movimento: Fuoriclasse in movimento, per contrastare e prevenire la dispersione scolastica. Il tutto ha dato vita a una vera e propria rete che vede la partecipazione diretta di 170 scuole in tutta Italia.

 

Fonte: Valori, 29 agosto 2019