A Sansepolcro assegnati i premi nazionali “Cultura della pace” e “Nonviolenza”
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di Silvia Ferreira Barbosa
Lo scorso 7 dicembre si è tenuto a Sansepolcro l’evento conclusivo della 17a edizione del Premio Nazionale “Cultura della Pace”: un riconoscimento assegnato dal 1992, con cadenza biennale, a personaggi che si sono distinti per il loro impegno nell’ambito della nonviolenza, della solidarietà, della cura delle persone più vulnerabili e, in generale, della promozione e costruzione della pace.
Ad assegnare il premio, che negli anni ha ricevuto il patrocinio, tra gli altri, del Parlamento Europeo, della Presidenza della Repubblica Italiana, del Senato, della Camera dei Deputati e della Regione Toscana, è stata l’Associazione Cultura della Pace, precedentemente denominata Comitato Promotore per l’Obiezione di Coscienza, col supporto dei suoi soci onorari e la collaborazione del Comune di Sansepolcro.
Fino all’anno 2000 era previsto anche il Premio Cultura della Pace “alla memoria”, poi sostituito dal Premio Nazionale Nonviolenza, destinato a personalità attive nello studio e nella diffusione di modalità nonviolente di risoluzione dei conflitti. Tale premio mira a riconoscere l’impegno di persone, associazioni o istituzioni che lavorano per promuovere la consapevolezza pubblica sul valore della nonviolenza come metodo efficace per la comprensione e la trasformazione dei conflitti.
Negli anni sono state premiate molte personalità, sia italiane che internazionali, tra cui attivisti, educatori, giornalisti, e organizzazioni che lavorano alla costruzione della pace con metodi nonviolenti. La cerimonia di premiazione si svolge ogni volta in una località simbolica, spesso legata a eventi storici o culturali che ne richiamano i valori.
Sansepolcro è stata scelta per la consegna degli ultimi premi in ragione del suo profondo legame con la figura di Aldo Capitini, filosofo ed educatore pacifista che ha introdotto in Italia nel secondo dopoguerra il pensiero di Gandhi, riconoscendone il valore e l’utilità per promuovere una cultura realmente democratica e antifascista. Sansepolcro è anche la città natale di Piero della Francesca, grande maestro del Rinascimento e autore dell’opera “La Resurrezione”, simbolo di rinascita, speranza e trasformazione, tutti concetti strettamente legati al principio della nonviolenza.
La scelta di Sansepolcro come sede del premio richiama, quindi, l’idea di un nuovo inizio e la costruzione di una società meno violenta, più pacifica e giusta. La posizione geografica nell’Alta Valle del Tevere, tra Toscana e Umbria, conferisce a questo comune un ruolo di “ponte” tra storie e tradizioni diverse.
Il premio “Cultura della Pace” è stato conferito a Paolo Jannacci, cantautore e interprete, per la sua spiccata sensibilità sui temi della giustizia sociale e del lavoro. La cerimonia ha reso omaggio anche a Luana D’Orazio, morta tre anni fa in un orditoio a Prato, manomesso per diminuire i tempi di produzione facendo sì che il macchinario funzionasse alla massima velocità anche con la saracinesca di protezione alzata. Un tema, quello delle morti sul lavoro, che è stato approfondito anche con la proiezione del video della canzone “L’uomo nel lampo” di Paolo Jannacci e Stefano Massini. Il brano è stato idealmente collegato al brano del 1974 “Construção” del cantautore brasiliano Chico Buarque de Hollanda, anch’esso incentrato sulla morte di un operaio.
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Una menzione speciale è stata conferita al Collettivo di fabbrica GKN, nato nel 2017 all’interno dello stabilimento industriale di Campi Bisenzio, dopo quasi dieci anni di elaborazione e pratica di un modello sindacale partecipativo e rivendicativo. Dal 9 luglio 2021 il Collettivo è diventato protagonista di una lunga vertenza contro la delocalizzazione dello stabilimento e, con la fine della produzione di componenti per l’industria automobilistica, di una riconversione ecologica della fabbrica in regime di autogestione. Si tratta di un’esperienza significativa, intorno alla quale si è sviluppato un vasto movimento di “convergenza” con movimenti sociali e politici impegnati per la giustizia sociale, ambientale e climatica.
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Il premio speciale “Nonviolenza” è stato assegnato a Laura Milani, attiva nella Comunità Papa Giovanni XXIII e presidentessa della Conferenza Nazionale Enti per il Servizio Civile (CNESC), ente impegnato a promuovere il servizio civile come strumento di costruzione della pace e di diffusione della cultura nonviolenta. “È un riconoscimento non tanto personale”, ha affermato Milani nel momento della premiazione, “ma al lavoro di un gruppo di persone e varie realtà che in un periodo di conflitti internazionali e di violenza hanno capito quanto il servizio civile possa essere una risposta a scopo preventivo”.
Laura Milani è da sempre una sostenitrice convinta del valore della nonviolenza e della cittadinanza attiva. Ha sottolineato, in diverse occasioni, come il Servizio Civile sia uno strumento fondamentale per diffondere questi principi tra le nuove generazioni. La CNESC, sotto la sua presidenza, si è impegnata in particolar modo a sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sull’importanza del servizio civile per la coesione sociale e la costruzione della pace, a rafforzare il dialogo con il governo per ottenere maggiore sostegno anche finanziario e a promuovere campagne di comunicazione per incrementare la partecipazione giovanile alla vita pubblica del paese.
Al momento della consegna del premio, Laura Milani ha ricostruito il suo percorso di avvicinamento alla nonviolenza. Intorno ai vent’anni è entrata in rapporto con i Missionari comboniani e, dopo quell’esperienza, ha fatto domanda per il Servizio Civile in Brasile, con l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII.
“La nonviolenza è, per me, innanzitutto una forma di condivisione diretta: non tanto fare qualcosa per qualcuno, quanto mettersi al suo fianco ed entrare in connessione con l’altro o l’altra, riconoscendone la dignità. In questo modo possiamo anche diventare consapevoli della violenza che c’è dentro di noi”.
L’esperienza in America Latina ha cambiato profondamente Laura Milani, facendola riflettere in modo critico sull’approccio paternalista di molti progetti di cooperazione. Oltre che in Brasile, è stata anche in Colombia, all’interno dell’equipe che coordina il progetto locale dell’“Operazione Colomba”: un corpo nonviolento della Comunità Papa Giovanni in un contesto segnato dalla presenza di paramilitare, all’interno della comunità di pace “Comunidad de Paz de San José de Apartadò”. La comunità è costituita da contadini che hanno fatto una scelta nonviolenta radicale, dopo aver visto fratelli, sorelle, figli e figlie uccise dalla guerriglia: nonostante queste esperienze, o proprio per questo, i membri di tale comunità hanno scelto la via del perdono, scegliendo di non vendicarsi e di resistere, rimanendo nelle loro terre e promuovendo un’economia non più fondata sulla produzione di cocaina, ma che rispetti l’altro, la vita, la Natura.
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Infine, una menzione speciale è andata a singoli attivisti e a organizzazioni nonviolente, che hanno inviato videomessaggi di ringraziamento a Sansepolcro per un premio che può aiutare a fare sentire le loro voci. Destinatari della menzione Yurii Sheliazhenko, attivista ucraino nonviolento e obiettore di coscienza alla guerra, Elena Popova, attivista russa nonviolenta e dissidente politica, l’associazione Mesarvot, che sostiene gli obiettori di coscienza israeliani, i Community Peacemakers Teams, organizzazione nonviolenta statunitense molto impegnata nella costruzione della pace in Palestina.
Silvia Ferreira Barbosa è studentessa del corso di laurea in “Scienze per la pace” dell’Università di Pisa. Membro dell’associazione “Comunità Papa Giovanni XXIII”, attualmente svolge il proprio tirocinio presso il Centro Interdisciplinare “Scienze per la Pace”.