




A Brasilia e in altre parti del paese i movimenti indigeni hanno celebrato la storica sentenza della Corte Suprema Federale che, lo scorso 21 settembre, ha dichiarato incostituzionale il principio del “marco temporal” : in base a questo principio, fortemente voluto dal settore dell’agrobusiness, i popoli indigeni impossibilitati a dimostrare di abitare nelle loro terre alla data del 5 ottobre 1988 (giorno della promulgazione dell’attuale Costituzione brasiliana), avrebbero perso il diritto a vedere quelle terre “demarcate”, ossia protette ufficialmente dall’occupazione di terzi.
Per la presidente della Fondazione nazionale dei popoli indigeni (FNPI), Joenia Wapichana, i diritti dei popoli indigeni sono stati finalmente riconosciuti. “È una vittoria storica”, ha dichiarato Sonia Guajajara, coordinatrice esecutiva dell’Articolazione dei Popoli Indigeni del Brasile (APIB). “La Corte Suprema ha riconosciuto che i popoli indigeni hanno diritto alle loro terre ancestrali, indipendentemente da quando sono stati sfollati”.
Il caso è arrivato alla Corte Suprema grazie alla lotta del popolo Xokleng per riconquistare parte del Territorio indigeno Ibirama La Klãnõ, su cui aveva avanzato pretese l’Istituto Ambientale Santa Catarina (Ima). Secondo la Fondazione Nazionale dell’Indio (FUNAI), l’organo del governo brasiliano preposto e elaborare e implementare politiche riguardanti i popoli indigeni, sono almeno 736 le aree abitate da comunità originarie, corrispondenti a circa il 13,75% del territorio nazionale.
La sentenza ha rappresentato un’importante vittoria per le popolazioni indigene brasiliane, ma la battaglia è ancora lunga: il caso ora si sposta al Congresso di Brasilia, dove è in corso una discussione sullo stesso argomento e dove i parlamentari (in maggioranza conservatori) possono ancora approvare una legge che, in teoria, potrebbe porsi in contrasto con la decisione dei giudici supremi.
Fonti: Al Jazeera, Fuser News, France24, Guia do estudante, Greenpeace.