martedì, Aprile 23, 2024
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La pandemia colpisce anche il mercato delle armi?

La pandemia ha avuto come effetto collaterale quello di rallentare i commerci mondiali di armamenti nel quinquennio 2016-2020. Questo è quanto emerge dal recente rapporto del SIPRI (Istituto internazionale di ricerche sulla pace) di Stoccolma, analizzato in dettaglio dall’Archivio Disarmo. Il rapporto rileva anche la crescita dell’export di paesi come Stati Uniti, Francia e Germania: in particolare Washington continua a essere il leader mondiale con quasi un quarto della quota di mercato, a fronte di un ridimensionamento notevole dell’export russo. Appare, inoltre, preoccupante il flusso costante di questi armamenti verso molti paesi in guerra o regimi dove non vengono rispettati i diritti umani. Il rapporto SIPRI rileva tra l’altro che le esportazioni italiane di armamenti continuano ad essere indirizzate verso paesi come l’Egitto o la Turchia o l’Arabia Saudita, i cui regimi notoriamente non brillano dal punto di vista democratico e fanno un uso disinvolto della violenza sia a livello interno sia esterno. L’instabilità di molte aree, in primis quella mediorientale, funge da catalizzatore per il flusso di armamenti e di munizioni, che vanno ad aggravare crisi e conflitti che, a loro volta, provocano vittime nella popolazione civile costretta a spostamenti di massa, come nel caso siriano. Non va comunque dimenticato che le analisi del SIPRI riguardano i maggiori sistemi d’arma (aerei, mezzi corazzati, navi, artiglieria ecc.) e non le armi piccole e leggere (pistole, fucili, mitra, mitragliatrici ecc.) che sfuggono al monitoraggio e che comunque, con le relative munizioni, rappresentano un volume d’affari annuale di circa 10 miliardi di dollari secondo lo Small Arms Survey. A tutti questi dati vanno poi aggiunti i traffici clandestini. Per sapere se il fenomeno pandemico avrà ulteriori conseguenze negli anni successivi o invece sarà limitato nel tempo consentendo un’ulteriore ripresa delle esportazioni, dovremo attendere gli anni venturi. Un dato, però, è certo: le norme nazionali (la legge 185/90, nel caso italiano) e internazionali dell’Arms Trade Treaty non sembrano essere in grado di regolare adeguatamente il settore e le conseguenze sono, purtroppo, visibili a tutti.

 

a cura di Archivio Disarmo

I dati sul commercio di armi rilasciati dal SIPRI relativi al quinquennio 2016-20 ci mostrano come, dopo anni di forte crescita, il volume dei trasferimenti internazionali di armi nel periodo considerato si sia stabilizzato. Per la prima volta dal quinquennio 2001-05 si registra infatti una lieve inflessione dello 0,5%.

Il valore globale eccezionalmente basso registrato nel 2020, inferiore del 16% rispetto al 2019 e del 20% rispetto alla media annuale del periodo 2011-19, potrebbe in parte essere correlato alla pandemia da Covid-19 e all’impatto che questa ha avuto sulle economie nazionali. Non mancano tuttavia Stati che, nonostante queste condizioni eccezionali, hanno visto crescere le loro esportazioni di armi: si tratta di Stati Uniti, Francia e Germania, Paesi che, come mostra il Grafico 1 sottostante, figurano tra i primi cinque esportatori mondiali di armi.

Grafico 1. Quota globale dei 10 principali esportatori di armi (2016-2020). Elaborazione Archivio Disarmo su SIPRI Arms Transfers Database, Marzo 2021.

 

Detenendo il 37% del mercato mondiale, gli Stati Uniti si confermano il Paese leader nell’esportazione di armi e, con un incremento del 5% rispetto al precedente quinquennio, hanno ulteriormente ampliato il divario con il secondo maggior esportatore di armi, la Russia, che ha invece registrato un decremento del 22% rispetto al quinquennio 2011-15. Il SIPRI ha individuato ben 96 Stati a cui gli USA avrebbero fornito armi: quasi la metà di questi trasferimenti (il 47%) è stata indirizzata al Medio Oriente, in particolare verso Israele, Qatar e Arabia Saudita. Quest’ultima ha ricevuto da sola il 24% delle esportazioni degli Stati Uniti.

Seppur lontana da Stati Uniti e Russia, è la Francia ad aver realizzato l’incremento più alto (+44%) nell’ultimo quinquennio, rappresentando l’8,2% delle esportazioni globali. Nell’ambito dei 69 Stati a cui la Francia ha consegnato armi nel 2016-20, le principali destinazioni sono state India, Egitto e Qatar.

La Germania ha registrato un aumento delle sue esportazioni di armi pari al 21% tra il 2011-15 e il 2016-20, detenendo il 5,5% del totale globale. I principali mercati delle sue esportazioni sono stati la Corea del Sud, l’Algeria e l’Egitto.

L’Italia, superata da Israele e Corea del Sud, scende di due posizioni nella classifica generale e si attesta al decimo posto, figurando ad ogni modo tra i primi cinque esportatori di armi dell’Europa occidentale insieme a Francia, Germania, Regno Unito e Spagna. Il nostro Paese ha infatti registrato una diminuzione del 22% delle esportazioni di armi rispetto al 2011-15, registrando il 2,2% del totale globale. I destinatari delle esportazioni italiane nel quinquennio in analisi sono stati la Turchia (18%), l’Egitto (17%) e il Pakistan (7,2%).

Il Grafico 2 mostra come anche il Regno Unito (-27%), Russia (-22%), Spagna (-8,4%) e Cina (-7,8%) abbiano registrato un decremento rispetto al quinquennio precedente. In particolare, le esportazioni russe sono diminuite notevolmente rispetto al picco massimo raggiunto nel 2011-15, essenzialmente per via di una flessione registrata nel 2019 e nel 2020 attribuibile ad un calo delle sue esportazioni verso l’India (diminuzione che non è stata compensata dall’aumento delle forniture russe verso Cina, Algeria ed Egitto).

Di segno opposto e degna di nota è la performance registrata dalla Corea del Sud, con un incremento delle sue esportazioni di armi pari al 210% rispetto al quinquennio precedente. Notevole è anche l’incremento di Israele (+59%) e i già accennati incrementi di Francia (+44%), Germania (+21%) e Stati Uniti (+15%).

 

Grafico 2. Variazione nelle esportazioni di armi rispetto al periodo 2011-15, 10 principali esportatori. Elaborazione Archivio Disarmo su SIPRI Arms Transfers Database, Marzo 2021.

 

Relativamente ai Paesi destinatari, i cinque maggiori importatori di armi del 2016-20 sono stati Arabia Saudita, India, Egitto, Australia e Cina. Nell’ultimo quinquennio l’area che ha registrato la crescita più rilevante (+ 25%) è stata il Medio Oriente, riflettendo la concorrenza strategica regionale tra i diversi Stati della regione del Golfo. Questo aumento è trainato principalmente dall’Arabia Saudita (+61%) – che si conferma il primo importatore di armi al mondo – l’Egitto (+136%) – che ha investito molto nelle sue forze navali in seguito alle controversie con la Turchia sulle risorse di idrocarburi nel Mediterraneo Orientale – e il Qatar (+361%).

 

Principali importatori di armi per regioni, variazioni periodo 2011-15. Elaborazione Archivio Disarmo su SIPRI Arms Transfers Database, Marzo 2021.

Come mostra il Grafico 3, riduzioni delle importazioni si sono registrate da parte degli Stati in Africa (-13%), Americhe (-43%) e Asia e Oceania (-8,3%). L’area dell’Asia e dell’Oceania si attesta comunque come la principale destinataria di forniture di armi, con il 42% della quota globale nel 2016-20. India, Australia, Cina, Corea del Sud e Pakistan sono stati i maggiori importatori della regione.

Le importazioni della Turchia hanno conosciuto una diminuzione del 59% e quelle degli Emirati Arabi Uniti un decremento del 37%, ma diverse consegne di armi già concordate – tra cui 50 aerei da combattimento F-35 dagli Stati Uniti – suggeriscono che gli Emirati continueranno a importare grandi volumi di armi.

In relazione prima alle tensioni e poi al conflitto vero e proprio, negli ultimi anni sia l’Armenia sia l’Azerbaigian hanno rafforzato le loro capacità militari attraverso significative importazioni di armi. Nel 2016-20 la Russia ha rappresentato il 94% delle importazioni di armi armene, mentre Israele ha rappresentato il 69% delle importazioni di armi dell’Azerbaigian.

Nel 2020 le Nazioni Unite hanno revocato l’embargo del 2010 all’Iran per l’esportazione della maggior parte dei tipi di armi. Tuttavia, il SIPRI non ha identificato nuovi contratti iraniani per armi di grande calibro e il Paese ha detenuto solo lo 0,3% del totale globale.

 

Fonte: Archivio disarmo, 21 marzo 2021.