giovedì, Aprile 25, 2024
Cultura

Costruzione della pace e nonviolenza: la matematica può dirci qualcosa?

di Giorgio Gallo

La costruzione della pace è un impegno tutt’altro che banale, che va ben al di là delle azioni di intermediazione o di mediazione fra parti in conflitto o di interposizione fra belligeranti. Si tratta di un impegno che comporta la necessità di operare nella società per trasformarla profondamente, per cambiare quelle strutture da cui derivano ingiustizia e oppressione. Accettando un certo grado di schematicità, le caratteristiche di chi intende impegnarsi in questa direzione possono essere così individuate: un forte senso etico, un’etica che abbia l’Altro come criterio fondante; strumenti critici per comprendere/decifrare la realtà in cui viviamo; un approccio nonviolento nell’agire per cambiare questa realtà.

Il punto qui è cosa c’entri in tutto ciò la matematica. In effetti per quel che riguarda il primo punto la matematica in quanto tale c’entra poco. C’entra invece il matematico in quanto persona che vive in una data società e che con il suo comportamento può su essa influire. E può influire usando le sue specifiche competenze e conoscenze. Questo è, ad esempio, il caso di Lewis Fry Richardson, un fisico matematico che dopo la Prima guerra mondiale abbandonò la meteorologia, settore in cui lavorava e nel quale ha lasciato significativi contributi, per dedicarsi a studiare, anche attraverso sofisticati modelli matematici, le dinamiche che portano alle guerre.

Negli altri due punti, invece, la matematica può avere un ruolo particolarmente significativo. Analizzare e comprendere la realtà in cui viviamo comporta la necessità di costruire modelli mentali della realtà stessa, modelli intesi come strumenti di apprendimento e come strumenti che guidino nell’agire per modificare questa realtà. Questo richiede capacità di analisi e di sintesi, di astrazione e di induzione. Sono proprio quelle capacità che la cultura matematica fornisce. Anche nel terzo punto la matematica può dare un contributo, non tanto in termini strumentali quanto piuttosto in termini epistemologici. La matematica può suggerire un approccio alla conoscenza che aiuti lo svilupparsi di un atteggiamento nonviolento.

Di questo tratta l’articolo accessibile qui. Il testo è parte del volume “Societas et universitas. Miscellanea di scritti offerti a don Severino Dianich”, curato da Maurizio Gronchi e Marina Soriani Innocenti per le Edizioni ETS. Ringrazio la casa editrice per aver consentito la ripubblicazione dell’articolo.